È sabato notte, sono appena le nove ma il buio mi è entrato a fondo nel cervello e si annida dietro gli occhi, sono le nove ma potrebbero essere le undici o le tre di mattina. Sono seduta su un treno smarrito, un fantasma d’acciaio rosso che corre parallelo all’A1, lontano dai punti di tracciamento dell’alta velocità. Ho mangiato un panino e una riga di cioccolato equosolidale al caramello salato che mi hanno regalato al Festival della Transizione Ecologica, mentre fisso il monitor che mi dice che abbiamo più di due ore di ritardo. Per me è solo una, perché ho imparato la lezione: sempre anticipare le partenze, quando si può, e infatti sono saltata su un treno che sarebbe dovuto partire un’ora prima del mio. Dopo Bologna siamo stati sbalzati da un guasto sui binari della linea convenzionale, e siamo scomparsi, inghiottiti dal Nulla.
Non so dove siamo. L’app di Trenitalia non sa dove siamo. Il treno che avrei dovuto prendere ha comunque un’ora di ritardo. Fuori è buio, mi disturba non sapere dove mi trovo, anche se saperlo non cambia niente: secondo Google Maps stiamo camminando a passo d’uomo accanto a un centro commerciale di Orvieto. Il monitor adesso dice che arriveremo a Tiburtina alle 21.42. Mi permetto di dubitarne, a 27 km all’ora arrivavo prima a piedi. 19. 15. 13. Siamo di nuovo fermi. Nel vagone fa freddo, frugo nella valigia, trovo la felpa che ci avevo ficcato dentro pensando che avrei dormito fuori una notte in più.
Ho sonno. Le luci al neon mi stanno facendo venire mal di testa. Io odio i treni di notte.
Quanti viaggi mi mancano per la Cartafreccia Platino? Ce la faccio ad arrivarci entro la fine dell’anno? Mi sa di no. Peccato, ci ho provato con un certo vigore, mi ha fregato il tour di Brutta (fatto tutto con Italo). Il monitor ha smesso di calcolare ritardi, la signora siciliana che prima ha sbroccato con la controllora sembra essersi rassegnata, io dovrei preparare il discorso per Climax e quello per lo Storytelling Festival, ma sono esausta, non riesco a pensare oltre la cronaca di questa ennesima anabasi su treni che non funzionano quasi mai, ma perché cazzo siamo fermi a Orvieto? Perché? Perché sempre Orvieto come cimitero delle speranze dei viaggiatori che vorrebbero solo arrivare a casa? Cosa c’è, a Orvieto, che attira i treni randagi e li cattura, tenendoli fermi su binari periferici ad attendere il permesso di circolare?
Il monitor si risveglia, dice che arriviamo a Tiburtina alle 22.02: se fossi partita col treno con cui dovevo partire sarei arrivata prima, forse è meglio se smetto di guardare l’app di tracciamento, non ha senso aggiungere il rodimento di culo alle altre emozioni negative che sto già accumulando. 2 ore e 25. Il mio cervello rigurgita imprecazioni in romanesco. Il romanesco funziona molto meglio come lingua della rabbia. Ha la sintassi giusta, le espressioni appropriate, dilatate, quasi solenni. I morti altrui possono essere evocati con interi giri di frase. 2 ore e 26. Spero solo di trovare subito un taxi.
Di botto siamo tornati sui binari dell’alta velocità, resuscitati alla vista del sistema di tracciamento, rilevati alle 21.40 al bivio di Orte Sud. Sono gli ultimi 20 minuti. Forse. Se non ci fermiamo di nuovo. Chi può dirlo? Stiamo correndo, adesso, ma il ritardo non diminuisce. Plin-plon. Il fruscio dell’intercom, la voce metallica della capotreno. “I viaggiatori in proseguimento per Napoli Afragola, Napoli Centrale e Salerno trovano coincidenza a Roma Termini con il treno 9661.” Questo treno ci doveva andare, a Salerno. Non ci va più? Si ferma? Sapere che c’è gente che potrebbe dover scendere da qui e salire su un altro treno, cercarsi un posto, viaggiare un’altra ora o forse due mi genera un meschino senso di sollievo. Io mi fermo, arrivo prima. Mi sento già quasi a casa, anche se abbiamo appena passato Settebagni e siamo di nuovo sprofondati nelle nebbie, non tracciati, non visti, fuori dal radar, perduti.
Arriviamo infine con 146 minuti di ritardo. Il tassista che mi carica è simpatico. Li trovo quasi sempre simpatici, sarò fortunata io. Parliamo della Roma, del lavoro, dei treni, degli appalti deserti al Pigneto. Sono quasi le undici di sera, sono a casa. Mi pare, ancora una volta, un miracolo.
Non sto evitando l’argomento GPA
Si sarà capito che gli ultimi giorni sono stati un filo affollati di cose, e questo affollamento mi ha reso molto difficile mettere in fila i pensieri sulla legge contro la GPA. Che pure ho, ovviamente, ma che non ho articolato finora perché richiedono tempo per fare ordine (e anche perché nei giorni scorsi Roccella se n’è uscita con una delle sue, che merita tempo e spazio per come esprime la sua totale dissociazione dai valori condivisi della nostra società). Conto di farlo prossimamente fuori da qui, ma parte di quello che penso sull’ossessione delle destre per il controllo dei corpi è contenuto in questo articolo di qualche settimana fa, scritto per Valigia Blu, sulle ragioni per cui Salvini insiste sulla castrazione chimica.
Come fare una newsletter di successo
Non ve lo insegno io, ve lo spiega
questa settimana in , newsletter sulla tecnica della comunicazione online che vi consiglio tantissimo.Qua dentro abbiamo passato i 12.000, lo dico solo perché uno dei tanti consigli che non ho seguito è di festeggiare la crescita del pubblico, per cui: se vuoi avviare una newsletter, qui gli stimoli sono tanti e messi bene in ordine. Però poi fai tu. Per esempio: dice di evitare i pipponi (risate registrate). Oppure: questa newsletter esce di martedì perché quando ho deciso di farla diventare settimanale era martedì. Poi ho scoperto che era una felice coincidenza, perché i libri escono di martedì. Tante volte è il culo.
Le date
Nelle ultime settimane balorde mi sono sempre dimenticata le date del tour di Brutta, che per ora sono tre e sono queste:
27 ottobre - Pescara, Officine Cantelmo, biglietti disponibili al botteghino (io non ci sono perché sono a Portogruaro, come si vede sotto)
10 novembre - Viareggio, Festival Melosmente, ingresso gratuito
13 dicembre - Arese (MI), Teatro Comunale, ingresso gratuito.
Le altre date sono circa le stesse, però ce n’è un filotto questa settimana, quindi te le ricordo e ne aggiungo un paio:
25 ottobre - Bari, Storytelling Festival
26 ottobre: Pordenone, Sala Capitol - Climax
27 ottobre: Portogruaro (VE), Libreria Mondadori, firmacopie e chiacchiere
21 novembre - Cose mai successe ad Asti, Centro Culturale Fuoriluogo
5 dicembre - Prato, Teatro Politeama Pratese, incontro della rassegna La farmacia delle parole. Ci tengo particolarmente, perché prevede anche un incontro con i detenuti del carcere di Prato, e per me è una prima volta importante.
Ci vediamo in giro!
Giulia
Ricordo una poesia o forse una canzone che dice: siamo come treni nella notte, ma non ricordo di chi è; sono andata a cercare con serena fiducia sull'internet e mi è uscito il tariffario di Trenitalia. Mai una gioia.
Roccella è un po' la versione pro di Humbridge, parlarne per qualunque cosa non sia la sua sparizione (metaforica, ci mancherebbe) in un bosco pieno di grossi regni fa male al cuore
Solo una parola: grazie <3