Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Edizione straordinaria: perché Sanremo è Sanremo!
Edizione straordinaria per segnare la chiusura della Settimana Santa della musica e dell'italianità.
A metà della diretta di ieri notte, nelle tendenze di Twitter è comparso "Alfredino". La morte del piccolo Rayan, caduto in un pozzo in Marocco e recuperato quattro giorni dopo, quando era tardi per salvarlo, ha fatto irruzione nella nostra realtà fatta di tifoserie, meme e imprecazioni all'indirizzo della giuria demoscopica. Ho fatto deliberatamente lo sforzo di rimanerci dentro, di non uscire e non andare a vedere le notizie, perché la mia generazione non ha mai elaborato il trauma della morte di Alfredino Rampi, precipitato in un pozzo artesiano a Vermicino nel 1981 e morto lì dentro prima che i soccorritori potessero arrivare a lui. Sanremo è anche questo: un'oasi di pace e leggerezza, il momento dell'anno in cui la conversazione collettiva si sposta dalle brutture, dalla sofferenza, dal virus e dalla povertà per scazzare solo su canzoni, siparietti, outfit e posizionamenti in classifica.
È finita anche quest'anno, e come ogni anno è stato divertente e sfinente in parti quasi uguali. Di solito, il giorno dopo la fine di Sanremo io scrivo un post sul mio sito: quest'anno ho deciso di traslocare la tradizione in una newsletter speciale, martedì arriva quella normale in cui parlerò delle solite cose. E dunque...
Ridateci i concerti
All'annuncio dell'ultima classifica generale, la reazione dell'Ariston al posizionamento di Dargen D'Amico e La Rappresentante di Lista è stato lo stesso dei fan di vecchia data: un'esclamazione colma di disappunto. Non è stato così per altri artisti piazzati peggio con pezzi altrettanto validi, e allora cos'è successo? Qual è la differenza?
La differenza è tutta in un fatto: la performance dal vivo. Sia Dargen che LRDL avevano stabilito un contatto fisico e visivo con il pubblico dell'Ariston, l'avevano fatto ballare, alzare in piedi, entusiasmarsi. Chi va abitualmente ai concerti (non chi ci va una volta l'anno, per l'eventone dell'artistone preferitone) lo sa benissimo: il concerto crea una connessione fra l'artista e il pubblico, e chi ti fa ballare ha in mano il tuo cuore. Il pubblico dell'Ariston ha avuto qualcosa che a noi manca da tempo: canzoni da ballare mentre qualcuno le canta. Pa pararà pararà pa pa.
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Ridateci i concerti in piedi. Non ne possiamo più.
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Respiriamo l'ariaaaaa/è la primavera
Saranno i contagi che scendono, sarà che le temperature si alzano e i gladioli sul mio balcone hanno già messo fuori le prime foglie, sarà che non ero così in forma da un pezzo, ma sto sentendo la primavera ed è tuttatuttatutta colpa di Mahmood e Blanco, perfette macchine da struggimento fino dalla prima serata. Mi hanno fatta diventare una diciottenne, a ogni esibizione mi squagliavo come un cremino al sole, dopo Il cielo in una stanza (una delle mie preferite di tutti i tempi) non capivo più niente, tanto che neanche mi sono accorta che sul palco c'erano i Calibro 35. Sicuro aiuta il fatto che quando siamo arrivati a Sanremo io avevo Blanco in cuffia da un mese, anche se a malapena sapevo che faccia avesse (avevo capito solo che stava sempre in mutande). Insomma, com'è come non è, alla prima serata la canzone inizia, io penso "Bah, ok" e all'altezza di E ti vorrei amare ma sbaglio sempre tutti gli amori falliti della mia vita si ripropongono come la parmigiana mangiata a mezzanotte.
È stato il Sanremo dell'ormonella: Achille Lauro e Boss Doms che si baciano sul palco nell'edizione 2020 erano l'antipasto, quest'anno Twitter ha avito le caldane per (in ordine sparso): Mahmood e Blanco, Ditonellapiaga, Rkomi, Tananai, Ana Mena, Achille Lauro (che è andato in palestra), Matteo Berrettini e Dario de La Rappresentante di Lista, finalmente riabilitato dal ruolo di "Quello che sta vicino a quella figa di Veronica".
Per quanto riguarda i primi due, capisco che a parlarne noi signore over 40 sembriamo Berlusconi che guarda Noemi Letizia, ma boh, è successo qualcosa di magico e inspiegabile, sicuramente aiutato dal fatto che ammazza se sanno cantare, e se sanno cantare insieme, anche se uno dei due prima di Sanremo aveva all'attivo un totale di tre concerti. E fanno ridere, nel senso che la dinamica fra di loro fuori dal palco è quella del fratello maggiore costretto a trascinarsi dietro il minore simpaticissimo e irrequieto, che se ti giri un attimo sale sul parapetto del terrazzo, salta corre si agita e fa il matto come un cucciolo. L'ormonella però era dappertutto, Sanremo è venuto già in fregola fino dalle canzoni, e per una volta il protagonista non era il sesso etero patinato. Fra Ditonellapiaga e Rettore che parlavano apertamente di orgasmi in Chimica, Tananai che si strusciava su Rosa Chemical e viceversa durante la cover di A far l'amore comincia tu, Iva Zanicchi che a ottantadue anni suonati ruggiva VOGLIO AMARTI VOGLIO AMARTI VOGLIO AMAAAAAAARTIIIII con il tono di chi ti viene a prendere sotto casa e Orietta Berti vestita come un incrocio fra una vagina e Serenella della Bella Addormentata che trillava le lodi dell'autoerotismo, questo è stato il festival della scopata senza cerniera, per citare Erica Jong. La fine della pandemia (quando e se avverrà: ormai ci siamo illusi un po' troppe volte) rischia di essere un po' come il secondo Dopoguerra, quello che ha prodotto la generazione dei Boomer. L'ultima parola la lascio a Sara Porro.
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Drusilla Foer non è il vostro modello
Partiamo dall'inizio: dopo la terza serata di Sanremo, ho scritto un pezzo per La Svolta in cui ho parlato della partecipazione di Drusilla Foer al festival, che mi ha dato molta gioia. Meno gioia mi avevano dato i post violenti che ho visto su Facebook, tutti o quasi incentrati su come quella partecipazione sarebbe stata una sorta di sconfitta per le donne.
Drusilla, una professionista a Sanremo — www.lasvolta.it Ogni anno la questione “Donne” al festival è un gigantesco rompicapo: Amadeus ci prova ma non ce la fa. Eppure, bastava lasciare la scena per cinque sere alla complessa e inafferrabile Foer - Leggi adesso su La Svolta
Una delle osservazioni più frequenti che mi hanno fatto dopo - a parte le banali constatazioni sul fatto che Drusilla Foer è un personaggio interpretato da un uomo, yeah, no shit - è questa: ma perché dobbiamo farci insegnare come fare le donne da un uomo? Perché i nostri modelli devono essere questi?
Io dico: amiche, per favore, usciamo da 'sta logica per cui ci servono costantemente modelli a cui ispirarci, stampelle, gente che ci insegni come dobbiamo comportarci essere vivere campare esistere. Siamo adulte e vaccinate ed è ora che ci rendiamo conto che non abbiamo bisogno di modelli per essere donne, perché ognuna di noi è donna come le viene e come le va, e non ci dobbiamo adeguare o giustificare o sentirci motivate per esistere. Siamo già donne, non dobbiamo conquistarci le stellette, essere migliori, essere donne col turbo. Drusilla Foer non ci insegna niente perché niente ci deve insegnare, non siamo bambine alla costante ricerca di una guida, siamo persone complete e compiute che non hanno alcuna necessità di essere elevate a una femminilità accresciuta. I maschi non ce l'hanno, questa fissa del "modello" migliorativo, dell'uomo a cui ispirarsi per fare il salto di qualità. Usciamo, vi scongiuro, vi prego, dall'idea per cui dobbiamo sempre diventare qualcosa che non siamo, da questo senso di eterna incompiutezza che ci fa sentire sempre a rischio estinzione, sempre deboli, sempre all'angolo. La rappresentazione delle donne in ogni ambito è importante, certo, ma è importante pure ridere, ogni tanto, santiddio, e Drusilla ci ha fatte ridere, come poi ha fatto anche Maria Chiara Giannetta la sera dopo, anche se in modo diverso, e Sabrina Ferilli con quel monologo divertentissimo su come i monologhi di Sanremo siano piacevoli come un gatto appeso ai maroni. Io non ho bisogno di imparare a essere donna da Drusilla Foer (anche se le ruberei tutto l'armadio) e nemmeno da Giannetta o da Ferilli o da Iva Zanicchi o da Elisabetta Belloni, io sono già una donna, ho imparato da tutte quelle che avevo intorno ma sono sempre stata una donna e sarò una donna fino alla morte. Mi preoccupo di più di quello che sono io per le ragazze che ho intorno, piuttosto che di cosa dovrebbe essere per me la gente che vedo alla televisione.
Il mio Sanremo 2022
Per finire: qui, in ordine di gradimento fino a un certo punto (ordine che potrà cambiare), le mie preferite di quest'anno.
#Sanremo2022 - playlist by Giulia Blasi | Spotify — open.spotify.com Listen on Spotify:
E con le mani con le mani con le mani ciao ciao.
Giulia