Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Acronimi fastidiosi e dove trovarli
Ladies and gentlemen: parliamo di DDL Zan,TERF, disuguaglianze e privilegio.
Il DDL Zan è un argomento che torna e ritorna, fra chi è a favore, chi è contro, e chi lo noti di più se dice che vota a favore ma vorrebbe "il dibattito". Vabbe'. Io mi tengo sul pratico. Il 15 maggio, alla piazza di Milano dell'8 farà seguito quella di Roma per una mobilitazione nazionale. Dato che sull'argomento non sono io a fare il lavoro sporco, inizio dando spazio ad altre voci.
Come questo, molto chiaro, realizzato dalla redazione de Il Post, che è il presupposto per capirci qualcosa.
Cosa c'è e cosa non c'è nel ddl Zan - Il Post — www.ilpost.it Una guida alla proposta di legge contro l'omotransfobia, per chi è disorientato dalle critiche secondo cui minaccia la libertà di espressione oppure “esiste già”
Utilissima anche la lettura dal punto di vista giuridico fatta da Vitalba Azzollini, che spiega la differenza fra menare un omosessuale in generale e menare un omosessuale in quanto omosessuale.
Le critiche dal punto di vista giuridico al DDL Zan contro l’omobitransfobia smontate una per una – Valigia Blu — www.valigiablu.it
Fra le cose di cui - finalmente - si è parlato anche fuori dagli ambienti femministi c'è la spaccatura profonda fra le femministe radicali trans-escludenti e la maggioranza delle altre. Il grosso del mondo femminista sostiene il DDL Zan (casomai lo trova pure un po' timido in alcuni punti), ma le TERF - che odiano essere chiamate così, anche se è letteralmente l'acronimo con cui si definisce e descrive la loro corrente di pensiero - si sono più volte arrogate il diritto di autodefinirsi "noi femministe", forti anche di un loro ottimo piazzamento nel mondo della cultura, dei media e della politica. Sono poche, ma potenti e (in qualche caso) molto prepotenti. Le racconta bene questo pezzo di Elena Tebano, che risale alle radici storiche delle loro posizioni.
Chi sono le «Terf», le femministe «critiche del genere» che si oppongono al ddl Zan- Corriere.it — 27esimaora.corriere.it Le femministe «critiche del genere» sono nate in Gran Bretagna, su un social network per mamme frequentato da donne afflitte dal senso di isolamento...
Sullo stesso tema - ma più duro, e con una citazione della storica attivista trans Porpora Marcasciano, che non le manda a dire - questo articolo di Chiara Zanini uscito su Rolling Stone.
Chi sono i nemici "di sinistra" del ddl Zan | Rolling Stone Italia — www.rollingstone.it A voler affossare la legge contro omofobia, misoginia e abilismo non c'è solo la Lega, ma anche un settore del femminismo che dialoga con le destre
Per chi ha l'abbonamento a Domani, c'è anche il pezzo firmato da Antonia Caruso.
L’alleanza contro i trans delle femministe radicali con i movimenti di destra — www.editorialedomani.it Nelle ultime settimane giornali e televisioni hanno spesso ospitato femministe radicali che contestano il ddl Zan e in particolare la parte che riguarda le persone trans. Sono un fenomeno conosciuto all’estero che ha anche un nome: “terf”, che sta per “femministe radicali trans-escludenti” e rivolgono le loro critiche in particolare all’identità delle donne trans. Per questa loro posizione, in Italia come all’estero, hanno spesso finito con l’avvicinarsi a quelle dei movimenti di destra e conservatori
Veniamo a noi.
A me va bene tutto, mi va bene la dialettica, mi va bene il confronto, mi va bene pure lo scazzo politico, purché tutto avvenga in buona fede e con un minimo di correttezza dialettica. Le femministe trans-escludenti hanno lasciato per strada entrambe le cose e vogliono trasformare la questione del DDL Zan, che ha a che vedere con le vite delle persone, in un campo di battaglia per la conquista di un territorio. Possono serenamente continuare a pensare quello che vogliono (anche il DDL lo consente!) ma non penso sia giusto che le loro ossessioni debbano occupare più spazio di quanto non ne occupino già in virtù del loro potere mediatico. Fra le TERF ci sono giornaliste di quotidiani nazionali, registe, politiche. Hanno meno potere dei loro pari maschi? Sì. Hanno più potere della maggioranza della gente che attaccano, spesso minacciandola di querela per ogni singola parola proferita? Anche. Si stanno facendo strumentalizzare volentieri dall'ultradestra cattolica? Sì, perché solo le donne borghesi che non temono rappresaglie possono pensare che il nemico del loro nemico sia loro amico.
Quella sul DDL Zan è una guerra fra oppressi, in cui alcuni oppressi lo sono più di altri. Il DDL non inventa nuovi reati, si limita a espandere la definizione di "discorso d'odio" per comprendere misoginia, abilismo e omolesbobitransfobia e predisponendo delle aggravanti. È poco più che un riconoscimento formale dell'esistenza di questi discorsi d'odio e delle storture culturali corrispondenti: al momento, la società opera come se ogni aggressione a donne, persone LGBTQ e persone con disabilità fosse un'aggressione a un singolo individuo legata a qualche torto commesso dall'individuo stesso, senza riconoscere la matrice dell'aggressione, nella forma o nel contenuto, e addossando all'aggredito la responsabilità di avere la reazione appropriata e corretta per risolvere la questione a livello individuale.
Per capirci: se tu fai una cosa stupida e io invece di fartela notare ti do del "culattone di merda", tu magari la cosa stupida l'hai fatta ed è giusto dirtelo, ma la natura dell'insulto è omofoba, e probabilmente anche il modo in cui ti giudico è aggravato, ai miei occhi, dal tuo orientamento. Stessa cosa quando qualcuno, per aggredire una donna con cui non è d'accordo, le dice che è una cessa che non scopa o una troia che si merita di essere stuprata. Non importa cosa ha fatto lei, contano la matrice e la modalità dell'aggressione e anche il riconoscimento dell'esistenza di quella cultura. Con buona pace delle TERF, e dei loro tentativi di affossare il DDL tirando in ballo il fatto che le donne "non sono una minoranza": non lo sono, no, ma sono trattate come minoranza culturale. La misoginia viene da lì, dall'idea che le donne siano funzioni sociali, non persone, e che come tali si debbano comportare. Le signore bianche borghesi, come si diceva, questa cosa faticano a capirla perché hanno vissuto la loro vita intera senza avere idea di cosa significhi essere povere, nere, trans, disabili, e di come la discriminazione funzioni a livello sistemico, pervasivo, influendo in maniera significativa sui diritti sociali, il lavoro, la sopravvivenza. Come tutte le privilegiate che non vogliono cambiare niente ma solo scavarsi una nicchia in un sistema la cui iniquità non vogliono e non sanno riconoscere, anche le TERF pensano che tutto si risolva scrollandosi di dosso gli insulti.
A meno che qualcuno non le chiami "TERF". Perché quello è proprio inaccettabile.
Altro?
No, ho fatto la zia per buona parte della settimana scorsa nella provincia profondissima e con un meteo che scoraggiava ogni sortita, per cui consumi culturali scarsi e anche quando ci abbiamo provato (nipote grande e io alla Feltrinelli di Pordenone a caccia di manga freschi per lui) abbiamo fallito per scarsità di offerta. È andata così.
Ci risentiamo.
G.