Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Biti biti biti biti zdrava
Questa settimana: un po' di nervi, un po' di Eurovision, un po' di podcast, un po' di libri, un po' di nonfarcela.
Buongiorno. Lo so, è presto, ma oggi sono in aula dalle dieci di mattina: quest'anno le mie lezioni sono compresse fra la seconda metà di maggio e le prime tre settimane di giugno. Però Roma è bella da morire, in questo periodo, e la passeggiata da casa mia alla sede di AANT è tutta così.
Oggi si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (la lesbofobia ce la perdiamo sempre per strada, chissà perché). A La Svolta abbiamo fatto un'eccezione e il mio pezzo del mercoledì esce di martedì. Le giornate di sensibilizzazione mi danno sempre sui nervi: ho provato a spiegare perché.
Nella giornata contro l'omofobia, serve un cambiamento vero — www.lasvolta.it Una giornata non cambia niente, senza un cambio di prospettiva radicale sulle identità LGBTQ. Ma le istituzioni latitano - Leggi adesso su La Svolta
La settimana scorsa l'ho riassunta in un pezzo che è uscito sabato su L'Essenziale (quindi: di carta, e ancora in edicola) e che è riassumibile in PIENA MARIAGIOVANNA, fra Alpini scagionati perché so' ragazzi e quell'altra che si vanta di non assumere le donne (e viene poi condannata per violazione delle norme sull'orario di lavoro, ma tu pensa). Pure lo Eurovision mi è andato di traverso: mi aspettavo che l'Ucraina si piazzasse bene, pure che vincesse, ha vinto (com'era forse logico: il voto popolare dell'ESC è un voto emotivo, più che musicale, e quest'anno il cuore era tutto lì), ma vedere così tanta gente rosicare a botte di "Non ha vinto la canzone migliore!" solo perché gli ucraini devono soltanto perdere e perdere e perdere ancora, ecco, quello mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Pazienza, tutto passa e il pezzo della Serbia (memorabilissimo) invece resta, non solo per il ritornello appiccicoso ma anche perché il tema - l'industria della bellezza, l'ossessione per la salute completamente giustificata dalle carenze del sistema sanitario e previdenziale - è più attuale che mai. Konstrakta ha avuto il mio voto e avrà i miei ascolti.
A gambe all'aria
Ultimamente il mio consumo di podcast si è un po' sfrangiato, nel senso che ne ho iniziati diversi ma non li ho finiti tutti. Fra i miei ascolti di questo periodo, uno dei più interessanti è prodotto da BBC Sounds (quindi: in inglese, per chi dovesse scoprirlo solo dopo aver cliccato) e si intitola Things Fell Apart. Sono puntate da poco più di mezz'ora, e in ognuna si esplora il punto di origine di uno dei tanti tsunami culturali da cui siamo travolti oggi. Ascoltandolo ho scoperto, per esempio, da dove nasce l'ossessione dei cristiani evangelici americani per l'aborto, che - sorpresa sorpresa - era una roba "da cattolici" fino agli anni '70, e che se è diventato quello che sappiamo è a causa delle ambizioni hollywoodiane di un ragazzetto svizzero di nome Fred Schaeffer. L'episodio intitolato "Many Different Lives" traccia il filo dell'evoluzione dei femminismi e segna l'origine della sua evoluzione trans-escludente: mi conferma anche una cosa che sapevo a pelle, cioè che le femministe di seconda ondata detestano quelle di terza ondata perché si sono sentite rottamate prima del tempo: l'avvento del femminismo intersezionale (che è opera delle femministe di terza ondata) le ha fatte sentire superate. Peccato che ormai noi c'abbiamo cinquant'anni e loro stanno ancora lì a dirci che siamo giovani, non capiamo un cazzo e facciamo il femminismo sbagliato.
È un ascolto appassionante (a tratti: la puntata su Usenet non lo è particolarmente, anche se ha una sua utilità nel mettere in discussione la mentalità binaria che rende impossibile discutere sui social), e non poco ansiogeno: il modo in cui cose che sembrano piccole finiscono per cambiare la storia non può che generare un filo di ansia. Almeno a me.
Se comandassero le donne
La letteratura distopica, insieme al true crime, sono le due passioni che più mi avvicinano alle altre donne. Jude Ellison S. Doyle dice che sono modi di prepararsi a futuri scenari nefasti (lo dice del true crime, ma penso sia vero anche della distopia). In questo pezzo che ho scritto per La Svolta la settimana scorsa metto a frutto anni di letture per ricostruire un mondo in cui le parti fra i generi siano esattamente invertite. Spoiler: il mondo farebbe cagare uguale, ma per qualcuno che non saremmo noi.
Se comandassero le donne — www.lasvolta.it Come sarebbe il mondo se le donne potessero esercitare sugli uomini lo stesso potere che ora subiscono? Facciamo qualche ipotesi - Leggi adesso su La Svolta
Libri
Atterrati a casa mia nelle ultime settimane: No significa no di Benedetta Lo Zito e Sorella rivoluzione di Pierfrancesco Majorino. Il primo è un saggio, ma sarebbe più corretto chiamarlo un pamphlet, lungo poche pagine ma belle cariche, in cui viene spiegato il concetto di "cultura dello stupro" e l'essenza del consenso. È un argomento di cui mi pare si parli sempre male, e la reazione alle molestie avvenute durante il raduno degli Alpini a Rimini mi pare inquadri bene il problema.
Il secondo è un romanzo, e anche se non sono ancora riuscita a leggerlo (sono alle ultime battute de Il mostruoso femminile, e da lì penso che mi prenderò lo spazio per leggermi il nuovo romanzo di Louise O'Neill, Idol) devo dire che la premessa - suore! Rivoluzione! Caduta del Muro di Berlino! - mi ingolosisce. Non ho il link per l'acquisto sottomano, me lo segno e lo metto la settimana prossima: intanto si trova in libreria.
(Sì, leggo molto lentamente perché la sera sono a pezzi e crollo dopo dieci pagine.)
È tutto?
Sto facendo molta fatica a far quadrare tutto, per cui fino a fine giugno almeno le newsletter potrebbero essere un po' più stringate di quanto non fossero qualche mese fa. Farò del mio meglio per non mancare mai l'appuntamento, ma ecco, volevo avvisare prima.
Buon resto di settimana!
Giulia