Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Boosted!
Questa settimana: mi sono vaccinata, un libro, e basta perché avevo poco tempo.
Mi sono presa il fine settimana libero per andare a vaccinarmi e non fare niente. Risultato: la newsletter stamattina non era pronta, e questa settimana sarà più corta del solito. Un po' è che sono travolta, come tutte e tutti, dagli eventi: stamattina ho letto che al MISE, Ministero per lo Sviluppo Economico, avevano appeso una foto di Mussolini. Non è dato sapere se fosse già lì - tenderei a escluderlo: qualcuno degli occupanti l'avrebbe fatta staccare - ma insomma, il nuovo governo non si è nemmeno insediato e già le truppe preparano gli arredi per segnalare il nuovo magnifico clima che si respirerà nei palazzi. A questo punto mi aspetto che in buvette servano cocktail all'olio di ricino, così, tanto per rimanere in tema. Poi pare l'abbiano tolta, la foto, "per evitare polemiche e strumentalizzazioni". La Russa si è lamentato che è "cancel culture". Spero che questo faccia passare la voglia a chiunque di usare seriamente l'espressione "cancel culture".
n po' è
Dicevo, mi sono vaccinata. Riporto qui quello che ho scritto su Facebook a proposito.
Lo scrivo qui perché molte persone non lo sanno e magari a qualcuna interessa: oggi ho fatto la quarta dose di vaccino anti-Covid, dopo tre dosi e un'infezione e quasi esattamente a 120 giorni dall'ultimo tampone negativo. Dato che le informazioni scarseggiavano, ho chiesto prima alla mia medica, che mi ha dato l'ok per la vaccinazione.
Per ora sto bene e non ho altro che un po' di indolenzimento al braccio, come con gli altri vaccini (per la cronaca, con questo - Pfizer - li ho provati tutti). Se dovessi avere febbre, lo scrivo poi nei commenti: non me l'aspetto perché appunto, non l'ho mai avuta, ma sarebbe comunque in linea con le reazioni previste.
Qualche informazione logistica: a Termini - hub che ho scelto per la vaccinazione perché non ho pensato alle farmacie: qui nel Lazio ce ne sono molte che fanno i vaccini, controllate se ne avete una sotto casa, tipo me, che però non lo sapevo - c'è la fila per prenotati e per non prenotati. Oggi in fila eravamo in tre in totale, quindi il problema era inesistente, ma nei giorni in cui eventualmente dovesse esserci più folla, ci si può comunque presentare anche senza prenotazione. In meno di mezz'ora sono entrata, ho fatto l'anamnesi, il vaccino e ho atteso il quarto d'ora canonico.
Veniamo alla parte più spinosa. Perché ri-vaccinarmi? Tre dosi, un'infezione superata in nove giorni, niente Long Covid. Potevo anche affidarmi alla fortuna, no?
No. Prima di tutto, io insegno. Il contatto con gli studenti è fondamentale. Il vaccino mi aiuta a minimizzare le possibilità di infettarmi e contrarre la malattia grave. Mi basterebbe questo per scegliere di vaccinarmi ogni volta che è possibile e raccomandato. E considerato che le varianti del virus non sono necessariamente "benigne" (questa è più leggera, in futuro non sappiamo) e che non sai mai come ti prenderà l'infezione, non ritengo sia intelligente rischiare.
Se dovessi fidarmi anche solo dell'aneddotica, la situazione intorno a me è questa: tra le persone della mia famiglia immediata e allargata che hanno contratto la malattia prima che i vaccini fossero disponibili o avendo rifiutato il vaccino, oltre la metà è stata molto male e ha avuto sintomi compatibili con il Long Covid, anche con danni neurologici permanenti (per fortuna lievi). Chi si è vaccinato, a stragrande maggioranza ha contratto l'infezione in forma lieve e gestibile, quasi sempre senza strascichi o Long Covid. Molti non hanno mai avuto la malattia. Io stessa mi sono ammalata per la prima volta a ben oltre due anni dall'inizio della pandemia, quando è arrivata la Omicron e il vaccino non proteggeva contro l'infezione. Nessuno ha avuto reazioni avverse al vaccino.
Quello che osservo è sostenuto dalla statistica, ovviamente, ma per me sarebbe già sufficiente per decidere che la scelta pende a favore della vaccinazione.
Ora penso che passerò la giornata a guardare serie TV sdraiata sul divano, e se sto bene più tardi faccio una scappata a Inquiete Festival di scrittrici a Roma.
Non era un testo in alcun modo accusatorio, mi pare. Ho raccontato un'esperienza e le motivazioni di una scelta che sembra spaventare molte persone. Altre proprio non lo sanno, di potersi vaccinare. Ho pensato potesse essere utile. Ho anche dovuto restringere i commenti, perché tempo poche ore ed erano arrivati i no vax a rompere i coglioni. Una volta di più, il tentativo di essere aperta e dialogante si schianta contro una Weltanschauung fideistica, in cui essere anti-scienza è una religione e non tollera evidenze contrarie.
Sì, avevo tante cose da dire su tanti altri temi, ma ora come ora (e a valle di un evento aziendale sulla diversity in cui ho tenuto il discorso di apertura, cosa che mi ha causato il classico picco di adrenalina e conseguente crollo) non riesco ad articolarle bene. Pazienza.
Un libro
Ho recuperato, con GRANDISSIMO RITARDO, Kentuki di Samanta Schweblin, edito in Italia da SUR. Ne valeva la pena, nel senso che come lettura è godibilissima e agile, e per una volta un romanzo a cavallo fra la fantascienza e la distopia non è ambientato negli Stati Uniti e non ha gli Stati Uniti come centro della vicenda. Kentuki presenta una narrazione frammentaria, in cui più storie si intrecciano senza però toccarsi o convergere in alcun punto: tutte sono una riflessione sulla privacy, sul guardare ed essere guardati, sul bisogno umano di vicinanza e condivisione e anche sull'umanizzazione degli oggetti.
Ci sentiamo con un po' più di calma la settimana prossima.
Giulia