Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Brutta: il ritorno
Questa settimana: Lorena Bobbitt in retrospettiva, pregi e difetti di SKAM Italia stagione 5, e la solita caterva di date.
Comincio subito col dire che il titolo originale di questa newsletter era tutto un altro, e si capirà dopo, ma oggi - 13 settembre - esce in libreria l'edizione tascabile di Brutta - Storia di un corpo come tanti, provvista di una postfazione che tira un po' le somme del primo anno di vita di questo libro. È una postfazione allegra e un po' stronza, come il libro, del resto. Soprattutto, questo marca l'inizio della seconda vita di questo lavoro, che piano pianino si è fatto strada nella vita delle persone.
Come al solito, il link qui sopra è allo shop della Libreria Tlon, con cui ho un accordo di affiliazione (prendo una piccola percentuale sulle vendite che arrivano dai link che segnalo). Dato che al primo giro era andata così bene, rifacciamo anche quella cosa delle copie autografate: c'è tempo fino a domani per acquistarne una. Tutte quelle acquistate fino al pomeriggio del 14 saranno firmate da me medesima. Se l'hai già comprato nell'edizione trade, puoi approfittarne per portarti avanti con i regali di Natale, guarda che è un attimo, oh.
Allora, dicevamo, la newsletter
Il titolo non ufficiale questa settimana è "La newsletter del cazzo", perché questa settimana, appunto, vorrei parlare di due cose che hanno a che vedere con il pene. Letteralmente. L'avevo mezzo anticipato la settimana scorsa dicendo che volevo parlare del caso di Lorena Bobbitt, poi non avevo più freschezza e me la sono tenuta per questa settimana.
È andata così: durante una delle mie solite camminate ho ascoltato le due puntate di un podcast dedicato alla storia di botte, stupro e mutilazione (e non è un caso che non ci abbia messo né amore né passione) di John Wayne Bobbitt e Lorena Gallo. Non è un podcast fantastico, è uno di una serie prodotta da quella fabbrica di podcast un tantino anonimi ma funzionali che è Parcast. Sono podcast funzionali, dicevo: narrazioni chiare, piatte, senza eccessive drammatizzazioni e senza attori o speaker che gigioneggiano.
Vabbe', me le sono ascoltate tutte e due in una giornata: la storia è familiare alla maggior parte delle persone che erano vive negli anni '90. La riassumo per sommi capi: Lorena Gallo era una giovane immigrata originaria dell'Ecuador, allevata da una famiglia cattolica molto severa e molto protettiva. Una sera la ragazza esce, conosce un ex militare di nome John Wayne Bobbitt, e in poco tempo lo sposa. Il matrimonio si rivela subito una trappola: lui la picchia, la umilia, la stupra ripetutamente. Lei prova a denunciare le violenze, un paio di volte lo lascia, poi finisce per tornarci insieme, come fanno spesso le donne che subiscono abusi. Succede per paura, perché non si accetta il fallimento della relazione (Lorena era molto cattolica: per lei il divorzio era un peccato), o perché si è talmente provate dagli abusi psicologici che non si pensa di poter fare di meglio.
Nessuna delle denunce a carico di Bobbitt ha veramente seguito. Anche questo è tipico della vita delle donne abusate: cerchi aiuto, ma le autorità non ti prendono sul serio. In compenso, quando Lorena - dopo l'ennesimo stupro - taglia il pene al marito e scappa in macchina tenendolo in mano, la polizia esce in forze per ritrovare l'appendice amputata e riattaccarla. Lo dico di nuovo: la polizia, che per anni aveva sostanzialmente ignorato le richieste di aiuto di Lorena Bobbitt, ha spedito fior di uomini in missione nel tentativo di salvare la virilità del suo stupratore.
Il cazzo recuperato di John Wayne Bobbitt sarebbe stato poi la star di un paio di film porno, e i suoi pugni avrebbero colpito almeno altre due compagne. Lorena, invece, avrebbe avviato una fondazione per aiutare le donne vittime di abuso. I media dell'epoca sembravano trovare la storia molto divertente - l'immagine del cazzetto lanciato dal finestrino era roba da commedia demenziale - ma pure un po' terrificante, soprattutto per i maschi. Io non riesco a smettere di pensare alla polizia che vola a cercare l'appendice di uno che, possiamo dirlo, era veramente uno spreco di ossigeno.
E sempre a proposito di cazzi
Ho visto la quinta stagione di SKAM Italia, di cui sono molto fan, e anche in questo caso il fallo è al centro della narrazione, e sono qua da due giorni a domandarmi se questo sia un bene o un male. (Se sei fan e non l'hai ancora vista, salta questa sezione: ci saranno spoiler).
Dicevo, il fallo è al centro della narrazione perché Elia, protagonista della quinta stagione, soffre di ipoplasia peniena, insomma: ha il pisello piccolo. Non pensa di avercelo piccolo, ce l'ha proprio piccolo: funzionale, ma sottodimensionato rispetto alla media. Per questo, Elia è sempre scappato dall'intimità con le ragazze, finendo per costruirsi la fama dello stronzo che seduce e abbandona sul più bello. L'arco narrativo di questa stagione segue il suo percorso di riconciliazione con sé stesso e con la sua sessualità.
Fin qui niente di strano, il problema è che quasi tutti i temi correlati a quello principale - l'ossessione tutta maschile per le dimensioni del pene, il carico di tossicità correlato all'insicurezza, e in generale la tossicità dell'educazione impartita ai maschi - vengono solo sfiorati. Sì, c'è una scena un po' surreale e molto didascalica in cui le amiche di Elia gli spiegano con pazienza che l'orgasmo femminile è quasi sempre scollegato dalla penetrazione, ma a cosa serve, se nell'immaginario maschile avere il cazzo grosso è l'inizio e la fine della virilità, e soprattutto se il problema di Elia non è la soddisfazione della partner ma il terrore del ridicolo? "Nessuno di noi è Rocco Siffredi" commenta Giovanni, e il riferimento è quello: una pornografia fatta di sguardo maschile sui corpi maschili, che glorifica le dimensioni e una raffigurazione del sesso come stantuffamento impersonale e dominante. E soprattutto, il porno come metro della realtà: è letteralmente come se noi ragazze degli anni '80 ci aspettassimo che i baci sospendessero il mondo in un'atmosfera flou cosparsa di glitter colorati, solo perché l'abbiamo visto in Candy Candy. Fra il porno e il sesso c'è più o meno quel rapporto di verosimiglianza lì.
Per tutta la stagione, il povero Elia vive vergognandosi di una condizione che non gli impedisce tecnicamente di avere rapporti e fare sesso soddisfacente, ma che lo priva dell'aspetto che pensa dovrebbe avere un Vero Maschio™. Quanto sarebbe stato più interessante (e più coraggioso, forse?) se quel pene piccolo fosse stato immaginario, e le fisime di Elia interamente frutto della cultura machista che impone di misurarselo col righello? Invece no, tutto questo non viene mai nominato. In uno dei primi episodi, Elia viene mostrato mentre legge i messaggi su un forum di persone che condividono la sua condizione: messaggi carichi di vergogna e sofferenza, che servono a veicolare il rapporto difficile di Elia con il suo corpo. Peccato che manchi tutta la parte di misoginia che sui social ha accompagnato l'annuncio del tema della serie: a quanto pare, se gli uomini hanno il complesso del pene piccolo è colpa delle donne. Come ha detto qualcuno, sembra quel meme in cui c'è uno che si mette un bastone fra i raggi della bicicletta e cade dando la colpa a qualcun altro. Ecco, questa parte - che quasi sempre accompagna la questione delle dimensioni e dell'insicurezza sessuale - proprio non c'è. Viene a malapena sfiorata nel breve interludio in cui si svela che Luchino, a un certo punto, ha mandato una (cito) "dick pic" a una ragazza: gli altri gli chiedono lumi sulla consensualità della cosa, e una volta scoperta sibilano "Noooo, non si fa!", ma la cosa finisce lì, anzi, viene messa sullo stesso piano della scoperta che la fidanzata di Luchino, in passato, ha fatto altrettanto con quello da cui era ossessionata. Pari e patta e non parliamone più.
Detto questo, la sorpresa (e la storyline davvero interessante) arriva a due episodi dalla fine, quando si scopre che lo psicologo della scuola che era presente nelle stagioni precedenti, e che è stato allontanato, ha molestato diverse studentesse, fra cui Viola (love interest di Elia in questa stagione) e Federica. Anche qua, c'era tutto lo spazio per parlare di come l'educazione degli uomini avvenga per mano di altri uomini, e di come sia difficile lasciar andare le figure paterne, ma Elia non ci mette nemmeno mezzo secondo a rinnegare il suo mentore chiamandolo "pedofilo". Da un certo punto di vista, è bello che sia proprio Elia il primo a dire a Viola che ha subito un abuso, che quella non era una relazione. Dall'altro, come dicevo, sembra quasi che si abbia fretta di stabilire una non-tossicità di fondo di un personaggio che invece è più probabile ne abbia accumulata parecchia. È come se fosse troppo pericoloso mostrare quanto sia facile per un ragazzo insicuro scaricare le sue insicurezze nella forma più comune agli insicuri: il disprezzo delle donne, la sopraffazione, il maschilismo. E ancora una volta eccomi qua a pensare che una stagione su Federica la guarderei volentieri, e speriamo che non sia sul tema del body shaming, perché Federica è davvero molto più del suo corpo grasso.
Le date
Sono sostanzialmente quelle della settimana scorsa, ma aggiungo qualche dettaglio:
16 settembre: sono al Poplar Festival per un breve reading tratto da Brutta. Ore 16.40 nella piazza di Piedicastello, si entra senza prenotazione e l'ingresso è gratuito. Se piove ci spostiamo al chiuso, è tutto calcolato.
23 settembre: sono a Udine per un convegno organizzato dall'ANPI molto prima che si decidesse la data delle elezioni, e che si intitola “Un viaggio nella storia del voto: dalla parità di diritti alla rappresentanza femminile nelle istituzioni democratiche”. Il luogo è l’Università degli Studi di Udine, e per la precisione Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann.
Il 24 settembre alle 18:30 mi trovi al Teatro Comunale San Teodoro di Cantù (CO) per il talk “(mai) stanche!”, organizzato per il festival T.ANTICORPI.
Il 25 settembre alle 11.00 sono al FeST a parlare di House of the Dragon, poi mi metto in treno e vado a votare, per cui niente panico.
l'1 ottobre sono a Cremona per TEDx Cremona, dove non parlo ma conduco.
il 7 ottobre invece porto Brutta a Valdagno (VI). L'incontro è alle 20.30 a palazzo Festari.
Ci sentiamo martedì prossimo!
Giulia