Giulia Blasi | Servizio a domicilio - E adesso cosa facciamo?
Questa settimana: un gran pippone, e un po' di roba che ho visto.
La sera del 24 giugno ero in Valpolicella a leggere pezzi di Brutta in pubblico. È stata un'occasione per riabbracciare Giulia Siviero, compagna di lotta e di sbrocchi su WhatsApp, e appena ci siamo viste ci siamo dette: "E adesso che si fa?"
Perché qualcosa bisognerà fare, per contrastare questa ondata di odio misogino che ci sta travolgendo. La decisione della Corte Suprema su Roe v Wade è una mazzata, ed è inutile fingere di non esserne rimaste colpite, afflitte, scoraggiate. Stiamo sempre qua a cercare di mostrare forza per comunicare forza, per evitare che le ragazze si scoraggino e cedano. Ma in questo modo finiamo per costruire un'immagine che rifiuta la vulnerabilità, rifiuta la fragilità.
Sì, sono triste, spaventata, scoraggiata, e non solo per la fine di Roe v Wade. Anche il caldo di questi giorni mi sta sfiancando e terrorizzando: e non sembra che si voglia andare oltre discorsi tipo "Razioniamo l'acqua", per carità, sacrosanto e necessario, ma poi?
Il risultato elettorale a Verona è stato un piccolo conforto, una piccola luce accesa: Verona in questi anni è stata un terreno di coltura per ogni sorta di fascismo, ma gli abitanti questa volta hanno scelto un candidato mite, magari non proprio progressista, ma nemmeno un mostro come Sboarina e gli altri di cui si circondava. Certo, metà del lavoro l'ha fatto la divisione interna alla destra, che ha spaccato l'elettorato e causato percentuali di astensionismo altissime. Chi voleva votare Tosi evidentemente non gradiva troppo Sboarina. È comunque una bella notizia, perché diciamocelo, le decisioni le prendono quelli che si presentano a deciderle.
Però sono spaventata e stanca. Stanca per le continue botte emotive, stanca perché continuo a vedere uomini che parlano dei nostri corpi come se fossero accessori della soddisfazione dei loro desideri. Stanca perché sono convinta che la stessa branca del femminismo radicale che sta puntando tutto sulla persecuzione delle donne trans stia per spostarsi su posizioni antiabortiste, lo vedo da come hanno iniziato a parlare della maternità: come della massima espressione della femminilità, il momento in cui la donna esprime tutto il suo potenziale. Se sei un'essenzialista, come lo sono loro, è facile inquadrare la gravidanza come esperienza mistica e l'aborto come tradimento di quell'esperienza. Il metodo lo conosciamo, l'hanno collaudato i Movimenti per la Vita negli anni: informazioni false, pressioni psicologiche, glorificazione dell'esperienza materna.
Ci stanno spingendo in un angolo. Se non con nuove leggi, con la disapplicazione di quelle già esistenti e con l'insistenza retorica sull'aborto come lutto, decisione sofferta, decisione difficile. Lo sarebbe molto meno se non fosse gravato dalla vergogna, se fosse davvero una decisione che spetta solo a noi e non un'indebita e furtiva sottrazione della nostra fertilità alla comunità. È tutto lì, eh: la sacralità della vita al concepimento è una costruzione culturale, è un modo del patriarcato per terrorizzare le donne, minacciandole di dannazione eterna se vogliono disporre di sé stesse. Il cattolicesimo è il patriarcato che giustifica sé stesso chiamando "Dio" tutto quello che non può spiegare con il sentimento umano.
Allora io mi domando, ancora: cosa facciamo? Perché ora abbiamo, giustamente, paura. Ma la paura prima o poi diventa rabbia, e per quanto siamo socializzate a non esprimerla, quella rabbia da qualche parte deve andare, altrimenti implode e finiamo per farci male da sole. Dobbiamo tirarla fuori, quella rabbia, non averne più paura. È giusta. Stanno cercando di farci del male: dobbiamo reagire, per noi stesse, per le nostre sorelle, per le nostre figlie, per la comunità trans e non-binary che ci va di mezzo senza che la sua oppressione venga riconosciuta.
Io ora sono stanca, afflitta, vorrei solo dormire (e non posso, perché ovviamente sono oberata). Ma prima o poi mi passa, e quell'afflizione ridiventerà furia. Tu come stai? E adesso, cosa facciamo?
Cose che ho visto
Nel fine settimana, dopo essere tornata da Verona, ho deciso di non fare assolutamente niente. Ho quindi visto, in ordine:
The Umbrella Academy 3 - E mi sono divertita moltissimo. Questa serie matta, piena di buchi, di locura e di personaggi memorabili (Five in testa, soprattutto grazie a Aidan Gallagher, che è bravissimo ad avere contemporaneamente quindici anni e sessanta e spicci) è come il cibo cinese: comfort food. Stagione dopo stagione il ciclo si ripete: il mondo sta per finire! Oh no! Troviamo il modo per salvarlo! Ecco, l'abbiamo salvato ma abbiamo cambiato il corso della storia, ecco un'altra Apocalisse eccetera. Nel contesto di tutta questa pazzia, il momento in cui il personaggio di Viktor Hargreeves dice ai fratelli e alla sorella di essere trans è sembrato un momento di normalità assoluta, nonché un modello di coming out felice. Nessuno fa una piega, tutti cominciano a chiamarlo con il nome d'elezione, nessuno si sbaglia mai e usa il deadname, tutti lo chiamano "brother". Nella vita non va così, ma nella vita nessuno ha i superpoteri.
One of Us - Documentario di Netflix di qualche anno fa sul tentativo di tre ebrei della comunità chassidica di New York di affrancarsi dalla società chiusa e opprimente in cui vivono. Mi ha colpito molto, ovviamente, l'abisso di differenza fra le esperienze di Ari e Luzer e quella di Etty, l'unica donna dei tre. Se per Ari e Luzer il problema è costruirsi un'identità e rifarsi una vita lontano dalla famiglia (nel caso di Luzer, anche lontano dai figli, che ha abbandonato), per Etty è in gioco la sopravvivenza, tanto che all'inizio nemmeno la si vede: è sempre ripresa in maniera da renderla irriconoscibile. Madre di sette figli, si è sottratta a un matrimonio in cui stava subendo ogni forma di abuso, e il documentario segue il suo tentativo disperato di ottenere l'affidamento dei suoi bambini, fra minacce, ex familiari che le fanno le poste sotto casa e addirittura un incidente in bicicletta che non sembra affatto un incidente. Insomma, tanto per cambiare essere una donna in un patriarcato è sempre più difficile che essere un uomo, anche e soprattutto se provi a ribellarti.
Undone (stagione 2) - Undone è su Amazon Video ed è bellissima. Realizzata con la tecnica del rotoscopio, che usa attori in carne e ossa per creare personaggi animati, racconta la storia di Alma, una ragazza americana di madre messicana, che scopre di avere l'abilità di viaggiare nel tempo. Non posso dire di più senza rovinare queste due stagioni perfette (e brevissime), dico solo che anche qui ritorna, esplorato meglio che in The Umbrella Academy, il viaggio nel tempo come tentativo di cambiare le cose della vita che ci rendono infelici: ma c'è molto di più, c'è la salute mentale, c'è l'Olocausto, ci sono i traumi familiari che riverberano per generazioni. Mi è piaciuta moltissimo.
Date (poche)
Sono le stesse della settimana scorsa, rieccole:
L'8 luglio sono a Scanno per Ju Buk Festival: il mio incontro è alle 17.30.
Il 15 luglio invece sono a Follonica (GR) per Grey Cat Street Club.
Infine, il 30 luglio si va a parlare di Brutta a Verbania, sul Lago Maggiore, per la rassegna Allegro con Brio.
Ci risentiamo la settimana prossima. Con meno scazzo cosmico, spero.
Giulia