Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Guida pratica a (non) fare il grano
Questa settimana: stanchezza da social, 'na cosa 'e sord', ripartiamo con le presentazioni, uno spettacolo che ho visto e il mio speech a TEDxUnicatt.
Ieri me lo dicevo: sono stanca dei social. O meglio, sono stanca della parte autopromozionale legata ai social. Metti la locandina, metti la story, metti il link, metti questo metti quello. Twitter è l'ultimo posto dove sto volentieri anche a cazzeggiare, mentre Instagram - che per certi versi è il posto meno problematico - mi affatica. La newsletter sta diventando l'unica cosa che faccio volentieri, e non perché ci metta meno tempo (posso lavorarci anche tre giorni) ma perché ci metto quello che voglio, con la lunghezza che voglio. Non è sempre stato così, io con i social mi divertivo, ho iniziato a usarli perché mi andava e non certo per fare il pubblico o i soldi. Adesso mi diverto meno, ho più voglia di fare altre cose. Non ho intenzione di annunciare il mio ritiro, di dire che mi prendo una pausa di disintossicazione, sai a chi frega se posto o non posto cose su Instagram? A nessuno, ecco a chi. Non so se questa cosa sia solo mia o sia condivisa, la scrivo perché altre volte ho raccontato cose che pensavo essere solo mie e ho scoperto che le condividevo con altra gente, e la privacy della newsletter permette alle persone di scrivermi in privato per dirmi che sì, anche io, lo sai?
Vabbe', tornando alla questione dei soldi...
Guida pratica a (non) fare il grano
La cosa sul farsi pagare della settimana scorsa ha avuto un grande successo, e potrei anche fare finta di essere stupita, ma invece no. Non lo sono. Sapevo benissimo che avrei toccato un punto, se non proprio dolente, quantomeno importante per molte persone. Quindi eccoci qua, se prometto poi mantengo (cit.), parliamo di quanto farsi pagare.
Chiariamo subito che se fossi davvero brava a fare i soldi forse, um, avrei i soldi. Non sono molto brava, o comunque i confini delle cose che trovo accettabili per me sono piuttosto stretti, cosa che è decisamente espressione di un privilegio (posso scegliere, per una serie di ragioni) ma è anche qualcosa che mi limita. Detto questo, come un sacco di altra gente anche io mi sono fatta sottopagare per anni, pensando di non poter dettare condizioni e sottostimando regolarmente il valore effettivo del mio lavoro, nel senso proprio di valore economico, non qualitativo. Ho smesso quando qualcuno di cui mi fidavo (che poi era Daniela Collu) mi fece un mezzo cazziatone per dirmi che stavo accettando condizioni ridicole da un'azienda che in quel momento aveva più bisogno di me di quanto io ne avessi di loro. Accannai l'azienda, aveva ragione lei.
A un certo punto della vita di un* freelance quel cazziatone arriva sempre, e ti salva la vita. Dopo che Daniela l'aveva fatto a me, io l'ho fatto ad altra gente. La prima cosa, quindi, è: ricordatevi di cazziare la gente che potrebbe farsi pagare meglio, è per il suo bene. Ma come si fa a farsi pagare meglio? Cioè, nella pratica: quanto possiamo chiedere?
È una domanda che non ha una risposta semplice. Dipende dal mercato in cui ti muovi, da quanti soldi sposta, dal cliente, dalla situazione. Dipende poi anche da te: dall'esperienza che hai, dalle qualità che metti in campo, e anche - in qualche caso - dal seguito e dal pubblico che sei in grado di raggiungere, e dalla tua credibilità. La strategia che raccomando, quando ti trovi fuori dalla tua comfort zone, è alzare il telefono e chiamare una persona di fiducia che faccia già quel lavoro, e fare la domanda diretta: "Quanto posso farmi pagare?" È una tecnica che fa miracoli e che raccomando vivamente.
A me personalmente è sempre utile Mafe De Baggis, che negli anni ha parlato più volte di questo tema. Raccomando quindi la visione di questo video, ma ci sono anche delle slide.
Mafe fa anche dei corsi su misura per spiegare come muoversi nel magico mondo del freelancing, e siccome è un'amica te li raccomando vivamente.
Un po' di date
La pausa è finita, si ricomincia a girare. In questi giorni sto cercando di fissare un po' di appuntamenti per parlare di Brutta, ma ce n'è uno in arrivo a strettissimo giro: giovedì 20 sono a Procida, ospite di Procida Coraggiosa. Modera la deliziosa Gabriela Cistino. La locandina è un amore.
Altre date già fissate, e in parte confermate (al netto degli orari):
10 febbraio - Perugia, Libreria POPUP
24 febbraio - Trento (organizzata da Fidapa BPW, location da confermare)
10 marzo - Mori (TN), Biblioteca Comunale
16 marzo - Prato, Centro Pecci Prato
18 marzo - Terni, Casa delle donne di Terni
23 marzo - Cervia (RA), rassegna "Donne al plurale"
23 aprile - Fucecchio (FI)
Sto cercando di far quadrare un altro paio di date in Toscana, un po' di pazienza e ne veniamo fuori: a questa tornata promozionale, Toscana is the new Puglia. Se cambia qualcosa causa Covid o altri impegni, lo scrivo qui.
Ho visto
Ieri sera siamo andati a vedere Valerio Lundini a teatro, come direbbe anche lui nello spettacolo Il mansplaining spiegato a mia figlia. Lundini è difficilissimo da spiegare: fa ridere (molto) facendo leva su meccanismi che in mano a un performer meno dotato non funzionerebbero. Vederlo a teatro è una rivelazione, perché al di là dell'intelligenza e della capacità di gestione di testi complessi è proprio un grande performer, con tempi velocissimi e basati su scatti impercettibili. Una pezza di Lundini mi era piaciuto (anche se non l'ho visto tutto), ma lo spettacolo è un'altra cosa ed è anche l'ennesima dimostrazione pratica che la questione della "correttezza politica" è interamente posticcia: o sei bravo a far ridere o non lo sei, e le battute scorrette si possono fare eccome, se le sai fare e se sai bene qual è l'oggetto dello sberleffo.
Per finire
È uscito il mio speech a TEDxUnicatt. Qui trovi il testo e in fondo c'è anche il video.
"Perché dovremmo diventare madri?" Il mio speech a TEDxUnicatt — www.giuliablasi.it
Sarà una settimana intensa, ci risentiamo martedì prossimo.
G.