Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Il ritorno della newsletter
Questa settimana: sto bene, grazie, ma ho degli arretrati di roba di cui parlare.
Rieccomi, sana e negativizzata: sulla malattia vorrei dire solo VIVA I VACCINI VIVA LA SCIENZA e chiuderla qui. Non è un racconto particolarmente interessante. Molto più interessante, dal mio punto di vista, è quello che ho guardato/visto/ascoltato nel tempo che dovevo ammazzare fra un tampone e l'altro, e che procederò a raccontare in questa newsletter fatta (quasi) tutta di consumi culturali.
Ma prima...
I due pezzi che ho scritto nelle ultime settimane per La Svolta. Il primo ha a che vedere con la fede e con il vittimismo dei potenti.
Madonna sadomaso? Rideteci su — www.lasvolta.it
Un manichino raffigurante una Madonna a seno nudo sfila al Pride di Cremona. È subito polemica
Il secondo invece l'ho scritto perché avevo voglia di leggerezza, e anche dentro una notizia seria ho trovato una cosa che mi faceva ridere.
I vigili non corrono — www.lasvolta.it Per entrare a far parte dei Vigili Urbani di Vigone e Torre Pellice serve un test di gravidanza negativo
L'obbligatorio paragrafo su Stranger Things
Finalmente abbiamo cominciato a recuperare Stranger Things 4, quindi anche io posso partecipare alla grande conversazione sull'uso di Running Up That Hill di Kate Bush, con riferimento specifico all'episodio 4. La premessa è che io, che sono Generazione X, non ho mai smesso di ascoltare quella canzone. È fissa nella mia playlist dei pezzi anni '80 che ho amato perché facevano parte della mia vita quando sono usciti, l'avevo registrata dalla radio per ascoltarla quando volevo (e in coda era mixata con l'attacco di Alive and Kicking dei Simple Minds). Running Up That Hill è la mia adolescenza, è gli anni che ho raccontato in Brutta, e fino a domenica sera si portava dietro delle emozioni e dei ricordi specifici.
La potenza della narrazione è questa: in Stranger Things 4, Running Up That Hill non è semplicemente una canzone nella colonna sonora come ce ne sono tante. È un vero e proprio snodo di trama, un plot point. L'utilizzo della canzone non è di semplice sottolineatura dell'azione, come succede in altri punti della serie, ma è l'azione. Di conseguenza, quando stamattina mi sono messa le cuffie e l'ho fatta partire, ho notato che i miei ricordi sono stati sovrascritti (per un po'? Per sempre?) dall'immagine di Max in quell'episodio. Sabato sera con il mio amico Saverio ci dicevamo: adesso speriamo che non si provi a rifare la stessa cosa studiandola a tavolino. Ma non è così facile, né garantito che funzioni: l'alchimia della recitazione di Sadie Sink, del suo personaggio così struggente e spigoloso, della cavalcata di synth e del testo ("It doesn't hurt me/do you want to feel how it feels?") è quasi impossibile da replicare.
Jim & Pam Forever
Nell'attufamento del Covid ho deciso, d'impulso, di mettermi a guardare The Office, la versione US, che sta tutta su Netflix. L'ho fatto perché in America The Office è parte della cultura pop, e perché finalmente volevo vedere quale fosse la storia dietro le mille reaction gif che ci sono su Twitter, e che ho usato spessissimo anche io.
Non sono rimasta delusa. The Office, oltre a essere in parti uguali divertente, esasperante e commovente, racconta il mondo del lavoro che cambia con l'avvento di Internet, fa a pezzi l'idea che il lavoro sia fondamentale per l'identità delle persone e distrugge anche l'etica calvinista tanto strombazzata dagli americani. I personaggi della serie trovano letteralmente ogni modo possibile per non lavorare, a cominciare da Jim, che è l'Everyman della serie nonché l'eroe romantico. John Krasinski e Jenna Fischer sono così perfetti nei panni di Jim Halpert e Pam Beesly, il commerciale e la receptionist del grossista di cartoleria Dunder Mifflin la cui storia d'amore è il filo che tiene unite le stagioni, che sapere che nella vita reale sono sposati con altra gente è quasi una delusione. Un po' come Gillian Anderson e David Duchovny ai tempi delle prime stagioni di X Files, li guardi e pensi: questi dovrebbero essere una coppia per davvero. E in tutto questo non ho ancora menzionato Steve Carell nei panni di Michael Scott, un personaggio incredibile per il suo misto di egocentrismo, goffaggine, incapacità di leggere i contesti, misoginia e tenerezza. Sì, dentro Michael Scott c'è veramente tutto, e guardandolo il desiderio di prenderlo a schiaffi si alterna a quello di abbracciarlo.
Uomini che ammazzano le donne
Indagini, il podcast de Il Post dedicato ai casi di cronaca giudiziaria che hanno fatto la storia, ha dedicato due puntate a una storia su cui ho già ascoltato, letto e guardato tutto quello che c'era a disposizione, e ogni volta avverto un brivido d'angoscia. La morte di Elisa Claps, uccisa da Danilo Restivo e abbandonata cadavere per diciassette anni nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza, è uno dei tanti casi di brava ragazza ammazzata nonostante facesse una vita irreprensibile, lontana da ogni pericolo. Una ragazzina come tante, massacrata da uno le cui tendenze ossessive e violente non erano mai state prese sul serio, e che fu probabilmente coperto dalla famiglia. Restivo non è mai stato processato per la morte di Elisa: è in carcere in Inghilterra per l'omicidio di un'altra donna, Heather Barnett.
La cosa che ci dovrebbe far riflettere è che Restivo, oltre a esibire chiari segni di disturbi della personalità, sembra avere dei tratti in comune con Antonio De Marco, il ragazzo che nel 2019 ha ucciso una coppia di vicini di casa perché invidioso della loro felicità e convinto di non poter avere a sua volta una relazione con una donna. De Marco è diventato un simbolo per i gruppi incel. Insomma, gli incel e tutti i maschilisti radicalizzati non sono solo dei poveri sfigati: sono un pericolo sociale. Ma dato che i loro bersagli sono le donne, non frega niente a nessuno di intervenire.
Prega e obbedisci
Come del caso Elisa Claps, anche sulla storia della Chiesa Fondamentalista dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS) sapevo già parecchio. Dopo aver visto le prime stagioni di Big Love (serie che non ho mai finito, in cui i protagonisti vivono un matrimonio plurale clandestino) ho letto Escape, di Carolyn Jessop, una delle donne che sono riuscite a sottrarsi alla setta. Conoscevo bene l'ascesa di Warren Jeffs a capo della FLDS, e il peggioramento degli abusi sotto la sua guida. Su Netflix c'è un documentario intitolato Keep Sweet, che ricostruisce tutta la vicenda attraverso le testimonianze di altre donne che sono riuscite a fuggire, fra cui Elissa Wall, una delle testimoni chiave del processo a Jeffs. Non è un documentario molto bello dal punto di vista estetico, ma è straziante e se non si conosce la vicenda è anche abbastanza puntuale nella ricostruzione.
Sempre a proposito di mormoni - ma quelli regolari, non quelli fondamentalisti - ho visto anche Omicidio fra i mormoni, una storia abbastanza incredibile che inizia con due morti tragiche a Salt Lake City e si evolve poi in una sorta di riflessione sulla natura della fede e sulla fragilità di una religione giovane come quella della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, nata in un tempo in cui la riproduzione dei documenti era già possibile, e quindi anche la loro falsificazione.
Sto leggendo
Due cose. La prima è Sorella rivoluzione di Pierfrancesco Majorino, che è un romanzo davvero strano. È anche difficile chiamarlo romanzo, data la natura sostanzialmente episodica della narrazione: la storia segue un gruppo di suore nella loro vita quotidiana e nel tentativo di andare incontro alla modernità nel realizzare la loro missione, una comunità per donne in difficoltà, madri single e ragazze con problemi di dipendenza. Di anno in anno, di decennio in decennio, queste sorelle legate da rapporti a volte conflittuali ma anche da un amore profondissimo le une per le altre si danno al prossimo con una vocazione che è meno religiosa di quanto non sia umana.
La seconda cosa che sto leggendo è Camera single di Chiara Sfregola, che è né più né meno che il Sex and the City delle lesbiche, in cui la city è Roma, e il sex ce lo mettono Linda, la protagonista, e il suo gruppo di amiche. Comico, malinconico, offre uno sguardo fresco, divertito e divertente sulla vita delle donne che amano altre donne. Mi ci voleva.
Date!
Dopo l'annullamento di Roma e Scandiano causa malattia (scusate), questa settimana si riparte. Il 24 giugno sono in Valpolicella per il Festival dei Luoghi Comuni, in cui leggerò dal vivo alcuni brani di Brutta.
L'8 luglio invece sono a Scanno per Ju Buk Festival: il mio incontro è alle 17.30.
Il 15 luglio invece sono a Follonica (GR) per Grey Cat Street Club.
Infine, il 30 luglio si va a parlare di Brutta a Verbania, sul Lago Maggiore, per la rassegna Allegro con Brio.
Ci sarebbe altro, ma l'ho già fatta troppo lunga. Ci vediamo in giro!
Giulia