Giulia Blasi | Servizio a domicilio - La newsletter che è partita prima che ci mettessi il titolo
Questa settimana: para-para para-para para-Paralimpiadi! Poi: il vero problema di quella faccenda del Rolex, una nuova data del tour di Brutta, e un preorder specialone.
Sono finite le Paralimpiadi, cosa che mi mette una malinconia mostruosa. Avevo cominciato a guardarle perché mi mancavano le Olimpiadi, evento sportivo che seguo sempre con enorme entusiasmo, ma anche perché i giorni in cui sono iniziate coincidevano con un momento di stasi nella mia vita lavorativa, che al momento è per lo più appesa al Capodanno Milanese, ovvero il primo settembre. Ho quindi avuto circa una settimana per appassionarmi alle vicende degli atleti paralimpici: non per questioni di lacrimosa edificazione personale ("Guarda che eroi!") ma per il gesto atletico in sé e la sua specificità. Perché i corpi con disabilità fanno le cose in maniera diversa, ma le fanno: ed è la diversità del movimento a essere interessante e appassionante. Ho visto come si nuota veloci senza braccia. Ho visto come si gioca a calcio senza vedere la palla. Ho visto come si gioca a ping-pong o a tennis in sedia a ruote. Ho visto come si vincono le gare di atletica essendo ciechi, o con paralisi cerebrale, o con un'amputazione (ciao podio italiano dei cento metri femminili, vi amavo anche prima di vedervi tagliare il traguardo una in fila all'altra). Io non voglio sapere perché gli atleti paralimpici siano atleti paralimpici. Voglio solo vederli spaccare.
Insomma, tale e quale alle Olimpiadi ho tifato, urlato al televisore, chiamato tutti gli atleti con diminutivi improvvisati tipo parenti, pianto alle premiazioni, pianto alle interviste post-gara, pianto quando vincevano e pianto quando perdevano. Ho sviluppato una dipendenza dalle interviste flemmatiche di Arjola Trimi, che prende gli ori come se avesse completato la raccolta punti del Carrefour, e pensato pensieri sul team di nuoto maschile (anche voi, dai). Al di là di quello che ci ho visto io, però, le Paralimpiadi hanno anche presentato un quadro della disabilità che va oltre l'idea del supercrip che tanto ci piace. Le persone disabili hanno relazioni, famiglie, affetti, amori (Alessia Scortechini che piange in diretta perché ha lisciato il podio e arriva il fidanzato compagno di squadra a consolarla, e ne dico solo una perché la Nazionale di nuoto in quel senso è molto shojo manga). Non esistono per la nostra edificazione, ma per sé stesse. E quando vincono, vincono per tutti.
Sono quasi due anni che non balliamo
Te ne rendi conto? In questi quasi due anni di pandemia, abbiamo smesso di fare e ricominciato a fare quasi tutto, ma ballare no. È l'unica cosa che è ancora proibita. I concerti sono ricominciati, ma da seduti. E se ti alzi a ballare al tuo posto, ti fanno sedere. Insomma, ad agosto mi sono trovata seduta ad ascoltare un DJ set di Populous che metteva solo roba con la cassa. Eravamo all'aperto, mi sono alzata. È arrivata la sicurezza a farmi rimettere le chiappe sulla sedia. Ero a rischio solo in piedi, da seduta il virus sparisce.
Stiamo vivendo nel mondo di Footloose: vietato ballare. Anche da vaccinati, anche con i tamponi, il Green Pass e tuttecose: vietato ballare. Anche quando la sera dai lidi arriva l'eco di un Gigi D'Agostino messo a cannone CHE SICURAMENTE NESSUNO STA BALLANDO PER CARITÀ, non si può ballare. Ballare è peccato. È maleducazione. Non si può fare. Neanche in un pratone gigante stando a distanza dagli altri. Non si può ballare. Basta. Fine.
Quella del Rolex (coda)
Non me ne frega niente se il Rolex di Roman Pastore, candidato a Roma da Azione!, non era un Rolex (e mentre lo scrivo colgo per la prima volta il riferimento cinematografico nel partito di Calenda, figlio e nipote di registi, che sveglia che sono). Non me ne frega un cazzo di chi gliel'ha dato e perché, del valore sentimentale, delle accuse di odio sociale e anche dei tentativi di farne un martire. Ok, è giovane: i giovani fanno e dicono cazzate, è fisiologico, poi si cresce. Il mio problema è lui solo nella misura in cui si candida e chiede il voto a un'intera città senza che di lui si capisca altro che gli piace il lusso, che ha frequentato la scuola di politica di Renzi e che trova sia giusto abolire il Reddito di Cittadinanza, al momento unico sostegno a chi non ha niente. Abolire, non riformare, che sarebbe pure giusto e opportuno. Ma non importa, giuro non me ne frega niente. L'unica cosa che continuo a pensare, e che credo sia rilevante, è che i Calenda e i Renzi (ma pure i Letta e i Salvini e le Meloni e chiunque in questo momento sia responsabile della selezione della futura classe dirigente in politica) continuano a candidare dei cloni. È la riproposizione infinita del modello maschio-bianco-eterocis-borghese, o MBEB per brevità, con gli stessi valori, la stessa visione del mondo, la stessa idea tanto romantica quanto falsa di sacrificio, gli stessi obiettivi di merda, ma solo per gli altri: produci, consuma, crepa, mentre loro fanno jogging seguiti da un codazzo di giovani virgulti che fingono di correre più lenti per non indispettire il re, o si fanno fotografare con la faccia da piacione e l'orologio costoso in primo piano perché si veda bene.
Non è invidia sociale, è proprio che non ne possiamo più di loro e della boria con cui pretendono di tenerci a cuccia. Ed è incredibile che ci sia ancora gente (poca, eh: manco chi li difende li vota) che non capisce che cosa e chi sta proteggendo, vale a dire quelli che quando hanno avuto la possibilità di riformare il mercato del lavoro hanno lavorato per tutelare le aziende a scapito dei lavoratori. Ma se i poveri sono poveri è perché non si impegnano per comprarsi il Rolex. Certo.
Hai già preordinato "Brutta"? No? Senti qua.
Sono gli ultimi giorni utili per preordinare Brutta - Storia di un corpo come tanti. Come dico sempre, niente contro gli ordini dai soliti store online, ma se posso scegliere mi piace dare la precedenza alle librerie indipendenti. Da qui è nata l'idea di organizzarmi con Libreria Teatro Tlon, che ormai sono vecchi amici: chi acquista il libro dal loro e-commerce si vedrà recapitare una copia autografata da me medesima. Dalla regia mi dicono anche che si può comprare con 18App, basta mandare una mail a ecommerce@tlon.it.
Preordina dallo store di Tlon cliccando qui.
Gli altri store ovviamente sono sempre validi, però ti arriva la copia senza autografo.
Dove ci vediamo?
Oltre alle date che ci dicevamo la settimana scorsa, ne aggiungo qualcuna di nuova. Il 21 settembre sono ospite di Mappe, evento online organizzato da L'eredità delle donne, per presentare Brutta (orari e dettagli da confermare).
Il 22 invece si va live a Milano per la prima presentazione ufficiale del libro: alle 18.30 alla Feltrinelli RED di piazza Gae Aulenti. Con me ci sono Marianna Aprile e Laura Formenti, in teoria una a parlare e una a leggere, ma poi vai a sapere cosa succede.
Ce ne sono altre. Le dico man mano che ho dei dettagli.
Ci sentiamo martedì prossimo, intanto.
Giulia