Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Mistero della fede
Questa settimana: sono tornata al Festival del Giornalismo, ho riflettuto sulla natura della fede, e ho ascoltato un paio di cose.
Due anni, abbiamo dovuto aspettare, per tornare a Perugia per il Festival Internazionale del Giornalismo. Due anni in cui Arianna Ciccone e Chris Potter hanno giustamente optato per la prudenza e la sicurezza degli ospiti nazionali e internazionali, e hanno annullato la manifestazione. Due anni senza le stradine di Perugia, i pici con il ragù di chianina, il vino buonissimo, i giornalisti irlandesi che bevono all'aperto in maniche corte mentre noi ci puzziamo dal freddo, i panel pazzeschi, le donne dappertutto e non solo a parlare di cose di donne, gli amici, le amiche, abbracciarsi e darsi appuntamento all'anno prossimo. Quest'anno io sono arrivata quasi a cose fatte, la domenica, quando la maggior parte della gente era ripartita, e lo stesso sono stata felicissima di quelle neanche 24 ore in un mondo che mi era mancato da morire.
Domenica pomeriggio ho avuto il piacere di moderare un panel dal titolo "Il femminismo è per tutti" con (da sinistra a destra) Vera Gheno, Laetitia Leunkeu, Lorenzo Gasparrini e Priscilla. La Sala dei Notari era piena, la conversazione è stata vivace e appassionata, io sono sempre vestita uguale ma è una scelta perché non c'ho voglia di pensare a cosa mettermi e ho deciso che finché non fa caldo mi vestirò sempre così. Qui c'è il video.
Mistero della fede
Negli ultimi giorni ho ascoltato due podcast su una mia personale grande fissa, vale a dire i culti e le sette. Tutte e due le storie parlano di culti religiosi finiti con un suicidio di massa: il primo è Heaven's Gate, il secondo Peoples Temple, la comune fondata da Jim Jones a Jonestown (che più che un suicidio è in realtà un massacro, data la riluttanza di molti adepti a porre fine alla propria vita).
Le religioni mi affascinano da sempre, più oscure sono meglio è, e anche se io non sono una persona di fede non posso che trovare affascinante il bisogno di trascendenza. È un bisogno con cui è impossibile discutere su un piano di pura razionalità, ed è la cosa interessante dei culti: niente ti spiega il concetto di fede come le religioni in cui la privazione della libertà personale e la separazione dalle famiglie è una parte indispensabile del percorso dei fedeli.
La fede è questo: credere, oltre ogni razionalità, oltre ogni necessità di prova empirica. Anzi: più è difficile, intricato, inverosimile il credo, maggiore è la fede richiesta per abbracciarlo. Credere senza dubitare diventa prova della fede stessa, e possedere una grande fede è un segno di distinzione nella comunità religiosa. Il miscredente viene guardato con sospetto, quando non direttamente allontanato. Per capirlo non bisogna guardare alle religioni assimilate, al cristianesimo, all'Islam o all'ebraismo, che vivono nel mondo e sono abbastanza assestate da tollerare gradi di scetticismo, critica e dissociazione: bisogna esaminare quelle che vivono ai margini e si nutrono del loro stesso isolamento. La prima cosa che una setta fa ai suoi adepti è allontanarli dal mondo, dalle famiglie, dagli affetti e da chiunque possa mettere in dubbio la visione del mondo proposta dai capi spirituali o dagli ideologi della dottrina abbracciata. Una volta isolati, i membri di una comunità perdono il contatto con la realtà e anche la loro rete di sostegno originale: la setta diventa la loro famiglia, e uscirne è impossibile.
È così che si creano le tragedie, i suicidi di massa, gli atti violenti. A micro-livello, è così che le famiglie si spaccano, con alcuni membri che finiscono in gorghi di truffe, costrizioni o azioni autolesioniste. Niente spiega la fede meglio delle sette, dove l'atto di fede si presenta in purezza e basta a sé stesso. Dire genericamente "credo in Dio" è abbastanza diverso da dire "Credo che la mia religione sia un mezzo per liberarmi della mia essenza terrena e ascendere a un piano astrale superiore, alieno, e che la cometa Hale-Bopp sia il veicolo che ci riporterà a casa", per riassumere la convinzione centrale di Heaven's Gate, nonché quella che ha motivato il suicidio di massa dei suoi adepti. Ogni fede ha un livello di implausibilità o di indimostrabilità, e la differenza spesso sta solo nella sedimentazione culturale (per cui moltissime persone ora credono nella resurrezione del corpo di un uomo crocifisso dal governatore della Galilea: all'epoca erano un bel po' meno, e gli imperatori romani li davano da mangiare ai leoni). Però niente come i culti basati sull'assunzione della divinità di una persona o su complesse teorie fantascientifiche mostrano come per credere sia necessario abbandonare la razionalità, lasciarla alla porta, non dubitare.
(Nota a margine: Transmissions from Jonestown, il secondo podcast che ho linkato, è un po' prolisso e molto, molto crudo, soprattutto all'inizio. Uno degli episodi consiste unicamente nella registrazione audio fatta da Jones del momento in cui i membri del Peoples Temple sono spinti al suicidio tramite l'assunzione di cianuro e cominciano uccidendo i più piccoli, a partire dai neonati. La registrazione è stata incisa su una cassetta già utilizzata in precedenza, e questo fa sì che in sottofondo, fra le urla e il pianto dei bambini, si senta una musica lontana, spettrale. Sconsigliato, insomma, ai soggetti sensibili.)
Contro la performance del dolore
A proposito di soggetti sensibili, la settimana scorsa ho scritto un articolo su La Svolta che in qualche modo toccava questo tema. Ovviamente c'è sempre chi non è d'accordo, ma la mia posizione - soprattutto dopo avere appreso che c'è chi fa girare sui social video di soldati russi impegnati in atti di pedofilia violenta - è questa, ed è piuttosto ferma.
Contro la performance del dolore — www.lasvolta.it
Postare le immagini di cadaveri straziati nei nostri feed social non è attivismo, non cambia il mondo, non incide sulla realtà: è solo personal branding -
Niente date?
Per un po' no, quindi valgono quelle già annunciate la settimana scorsa (le newsletter precedenti sono sempre disponibili nella pagina profilo). Ci vediamo quasi sicuramente a una delle tre date di Cosmo a Bologna, però.
Musica
L'altroieri Emiliano è tornato a casa con il vinile delle Wet Leg, che sono una mia piccola fissa perché ragazze, chitarre, indie rock, sono vecchia. E visto che ho nominato il fondatore di 42 Records (ahem), volevo ribadire che Marco Fracasia mi piace un sacco e che l'EP che ha appena pubblicato è molto bello. Sono solo cinque brani. Sarebbe bello che Revue si decidesse a mettere un'integrazione per incorporare Spotify, ma ancora non sono riusciti a far funzionare neanche quella di Instagram, ok, basta lamentele.
Adesso torni a casa - Marco Fracasia | Spotify — open.spotify.com
A martedì prossimo!
Giulia