Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Nessuno vuole essere il nerd
Questa settimana: una cosa personale e una cosa politica.
Ci sono pensieri che si affacciano all'improvviso con traiettorie imprevedibili da punti di generazione improbabili. Domenica mattina sonnecchiavo in auto fra Cremona e Reggio Emilia, e a Radio 24 passava un servizio sul nuovo programma di Manuel Agnelli, Leoni per Agnelli. Il mio cervello comincia a pensare a che merchandise paura si potrebbe fare per questa trasmissione, da lì salta alle magliette dell'Hellfire Club di Stranger Things, e infine ai miei anni da reietta alle medie e superiori. E ho pensato che alla fine i nerd e gli sfigati di Stranger Things non sono dei veri reietti, sono una tribù che si vuole bene, una tribù solidale che si diverte e si può permettere di ignorare il resto dei compagni, almeno finché il Satanic panic non distrugge tutto, perché nessuno dei suoi membri è mai solo e nessuno (a parte Lucas, per un po') si vergogna di essere quello che è.
Questa non è stata la mia esperienza, e forse non è mai l'esperienza di nessuno che sia stato davvero emarginato, bullizzato e isolato durante gli anni della scuola. Quello che ricordo io era una solitudine dolorosa, vergognosa, un desiderio bruciante di poter essere adatta, di fare parte di qualcosa, e la coscienza di non esserne capace, di non poterlo fare, di non potermi piegare o forzare. I miei rari tentativi mi avevano fatto diventare una persona che istintivamente mi faceva schifo, una persona che riversava frustrazione sui più deboli. Una bulla a mia volta. Nessuno mi aveva insegnato a cercare la compagnia degli altri reietti per costruire una società solidale, e nessuno l'aveva insegnato a loro. Volevamo stare vicino ai più popolari, riflettere un po' della loro luce. Era tutto sbagliato, io lo sentivo prima di capirlo. Sono una persona empatica, non posso causare sofferenza senza provare sofferenza. I nerd di Stranger Things sono dei fighi pazzeschi, tutti vorrebbero essere come loro: anche i compagni che li sfottono, in fondo un po' li invidiano. Nessuno voleva essere me, neanche io.
(Mi sbagliavo, ovviamente, ma l'avrei capito dopo.)
Cremona, dicevo
Il mestiere della conduttrice è fatto di memoria muscolare, ma i muscoli - se non li alleni - si atrofizzano. E a parte il Premio Clara Sereni l'anno scorso, in un contesto molto meno formale e più elastico di un TEDx, non conducevo niente dai primi duemila. Insomma, me stavo a caca' sotto: io, bradicardica, prima di entrare sul palco di TEDx Cremona stavo intorno ai 90 battiti cardiaci al minuto.
Invece poi è andata bene, anche se non credo che di tutto quel lavoro preliminare resterà alcuna traccia: i TEDx vengono spacchettati e i conduttori spariscono, è uno sforzo effimero. È stato spaventoso e ansiogeno e bellissimo sentire di nuovo quel muscolo che si riattiva nel momento in cui parli con la regista, si provano le luci, si fanno le modifiche dell'ultimo minuto alla scaletta composta con la stessa griglia che usavo quando facevo televisione, il flusso dell'evento diviso in blocchi, i testi ordinati. I tacchi bassi e le ciabatte lasciate nel backstage per togliermi le scarpe fra un ingresso e l'altro, la bottiglietta d'acqua inguattata in un angolo per tenere a bada l'arsura, i collegamenti fra un talk e l'altro improvvisati ascoltando gli speaker e provando a cucirli insieme sul momento, e l'ultima uscita, in cui pensi "È FATTA MADONNA È FATTA ADESSO MI VADO A UBRIACARE" ma poi sei troppo stanca e a metà del terzo cocktail capisci che vuoi solo dormire.
Uno degli speaker, Diego De Simone, mi ha chiesto: meglio speaker o conduttrice? Se devo scegliere ora come ora, speaker è molto meno stress, o meglio: è uno stress spaventoso sul momento, ma dura meno di venti minuti, anzi, ne dura tipo cinque, quelli mentre aspetti di salire, perché quando sei sul palco non hai tempo di sentire niente, sei lì e devi fare il tuo discorso, e l'ansia finisce. L'ansia è l'attesa dell'emozione negativa, ma quando sei sul palco non c'è niente da aspettare, devi solo fare. E quello che fai rimane.
La conduzione è una cosa diversa, è tensione prolungata, attenzione costante, devi essere lì, capire cosa succede, essere pronta a intervenire se ci sono problemi, è cura e capacità di improvvisazione, saper dare ritmo, accorciare quando si va lunghi, prendere tempo quando serve. È un lavoro di tessitura che quando è fatto bene e su un ordito messo insieme da gente che sa quello che sta facendo - come la squadra con cui ho lavorato sabato - praticamente non si vede. Genera una soddisfazione diversa e una stanchezza che forse neanche la Maratona di New York, non avendola mai corsa, così, sulla fiducia.
Una cosa politica
Partiamo dal pezzo che ho scritto la settimana scorsa per La Svolta, in cui, come un sacco di altra gente, indico qualche punto di debolezza che era già evidente durante la campagna elettorale del PD e che (come un sacco di altra gente) avevo già segnalato in precedenza. Fra questi problemi: la creazione di una leadership femminile in un partito saldamente maschile.
"Al di là delle polemiche, è arrivato il tempo di rendere la contraccezione gratuita a livello nazionale – le parole della consigliera regionale Marta Bonafoni – È inconcepibile che nel 2022 la pillola sia ancora considerata da AIFA fuori dall'esenzione e quindi non a carico del SSN".
"La Regione Lazio in questi anni ha fatto passi avanti importantissimi sulla salute di genere, a partire dalla somministrazione – prima regione in Italia – della RU486 in consultorio. In questo ultimo tratto di legislatura con l'assessore alla sanità Alessio D'Amato possiamo mandare un segnale anche sulla pillola gratuita per le giovanissime, sempre nella direzione della salute e dell'autodeterminazione delle donne".
continua su: https://www.fanpage.it/roma/nel-lazio-pillola-abortiva-e-anticoncezionale-gratuita-per-le-ragazze-da-15-a-19-anni/
https://www.fanpage.it/
Consigli non richiesti al Partito Democratico — www.lasvolta.it Ieri la prevedibile sconfitta. Domani, un altro congresso che non cambierà niente, se non forse installare una leadership più muscolare e machista
Veniamo al punto.
La mia regione, con tutti i suoi limiti e problemi, ha dimostrato negli ultimi anni che se le cose le sai far funzionare quelle poi funzionano. E quindi dopo aver gestito l'emergenza Covid in maniera molto superiore alle aspettative e anche alla media nazionale, si sta muovendo per poter assicurare gli anticoncezionali gratuiti almeno alle ragazze. Una mossa politicamente audace - sì, esiste gente che pensa che dare la pillola alle ragazzine sia un modo di incoraggiarle a fare sesso casuale e questo sarebbe brutto, perché dai, le ragazzine mica lo fanno comunque, per carità - ma mi interessa qui soprattutto l'intervento di Marta Bonafoni, che riprendo dal pezzo di Fanpage che ho linkato qui sopra.
"Al di là delle polemiche, è arrivato il tempo di rendere la contraccezione gratuita a livello nazionale – le parole della consigliera regionale Marta Bonafoni – È inconcepibile che nel 2022 la pillola sia ancora considerata da AIFA fuori dall'esenzione e quindi non a carico del SSN".
"La Regione Lazio in questi anni ha fatto passi avanti importantissimi sulla salute di genere, a partire dalla somministrazione – prima regione in Italia – della RU486 in consultorio. In questo ultimo tratto di legislatura con l'assessore alla sanità Alessio D'Amato possiamo mandare un segnale anche sulla pillola gratuita per le giovanissime, sempre nella direzione della salute e dell'autodeterminazione delle donne".
Marta Bonafoni ha proposto la sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio a giugno di quest'anno. Alessio D'Amato - assessore alla Salute e uomo al comando della gestione Covid - è fra i nomi in corsa per la stessa partita. Sarebbero due ottime scelte per competenza e orientamento, ma Bonafoni lo è di più. È comunicativa, calda, attenta, intelligente, capace di dialogo e sostenuta da una rete di persone ampia e varia. In questi giorni in cui si parla del disastro del Partito Democratico alle elezioni e di come le donne al suo interno siano state gravemente marginalizzate e sacrificate alle esigenze maschili, sarebbe un bel gesto da parte del partito nazionale appoggiare direttamente Marta Bonafoni per la candidatura, anche se non si tratta di un'iscritta al PD. Un partito che dopo il risultato del 25 settembre sa fare solo nomi di uomini forse deve fare un passo indietro e lasciar correre non una donna a caso, ma una donna che ha l'esperienza e la passione per continuare il lavoro impostato in questi anni dalla giunta Zingaretti. Magari trascinando anche un po' l'amministrazione Gualtieri, che non brilla per capacità comunicativa e di coinvolgimento.
Oppure si può perdere tempo a litigare mentre la destra candida la solita cravatta, o una delle poche poliziotte del patriarcato che riuscirà a raccattare dalla sua parte politica, che ricordiamo: si è vantata di aver fatto eleggere Una Donna, ma è quella che ne ha portate di meno in Parlamento. Non so, vedano loro.
Per questa settimana basta, ci vediamo a Valdagno per quella che a occhio è l'ultima data di Brutta di quest'anno: 7 ottobre alle 20.30 a Palazzo Festari.
Ciao!
Giulia