Giulia Blasi | Servizio a domicilio - NO PANIC NO PANIC OK PANIC
Questa settimana: Zerocalcare, la sostanziale ilarità di Achille Lauro allo Eurovision Song Contest, studenti in piazza e un po' di link a cose mie che mi ero persa per strada.
Ok, facciamo finta che ieri Putin non abbia fatto una supercazzola di un'ora sulla storia dell'impero russo per spiegare che l'URSS era una stronzata e che le repubbliche ex sovietiche devono smettere di essere repubbliche e sottomettersi al dominio della Grande Madre Russia, o una roba del genere. Facciamo finta, ok? Perché se no altro che bonus psicologo.
Il mio fitness kick continua imperterrito: dopo il tracker è arrivata la bilancia intelligente, quella che misura la massa grassa e la massa magra. La prima volta che ci sono salita mi ha detto che avevo troppi muscoli. La seconda, che avevo troppo grasso. Nessuna delle due cose è vera. Magari a forza di dai arriveremo a un equilibrio, ma nel frattempo per sicurezza ho smesso di pesarmi. Tanto l'attività che faccio è sempre quella: scarpe e via, dal Pigneto a Centocelle o dal Pigneto a San Giovanni e ritorno, podcast o musica. Il risultato più tangibile e apprezzabile è che il mal di schiena è sparito. Scomparso. Puf. Devo ricordarmelo, quando mi verrà la pigrizia.
Andiamo avanti, però, perché oggi c'è un sacco di roba.
L'ultima storia di Zerocalcare
Sabato c'era la fila davanti all'edicola di quartiere, e quando sono entrata a farmi dare L'Essenziale ho visto la pila di copie: dentro c'era (e c'è ancora adesso, se la trovate) una storia di Zerocalcare sulla quale vorrei dire due cose.
Su Zerocalcare avrei tantissime cose da dire, perché al di là di quello che si potrebbe pensare, dei meme sul Secco che se vole pija' er gelato e della striscia sulla mamma tecnolesa che me lo fa sempre sentire fratello, Zerocalcare è un autore complesso ed è anche un artista capace di prendere a calci tutto quello che gli ha dato la popolarità per andare in direzioni che possono complicargli la vita. La copertina de L'Espresso che lo nominava "L'ultimo intellettuale" era forse un filo esagerata, ma che Michele Rech sia un intellettuale è vero. Non un intellettuale di quelli il cui forte è parlare per mezz'ora di libri oscuri in un modo da sembrare intelligente lui e far sentire cretini tutti gli altri, ma uno che va a toccare la realtà, ci mette le mani e la riporta nella sua opera. Comunica. Dice cose difficili in maniera comprensibile, e con un segno riconoscibile. Per molto tempo, la cifra principale del suo modo di comunicare è stata l'ironia caustica dei romani, che non prendono sul serio niente, meno che mai sé stessi: questo tratto è rimasto e gli appartiene, ma Strati - come già Kobane Calling, o Romanzo sanitario - escono dalla dimensione intimista e scanzonata per raccontare cose vere in maniera dritta e seria. Meno ironia, più organizzazione delle informazioni, comunicazione e narrazione del reale. Con Strati, poi, Zerocalcare va di testa contro a un tabù del nostro discorso pubblico, quello sulla violenza e sulla sostanziale impunità delle forze dell'ordine, che viene regolarmente affogata in un oceano di retorica sui "nostri ragazzi in divisa". Lo fa in modo sobrio, asciutto, indiscutibile. E per questo ancora più disturbante.
Finalmente il trash
O meglio, il camp, ché il trash è - per citare il compianto Labranca - l'emulazione fallita di un modello alto. E invece lo Eurovision Song Contest è camp, anzi, high camp, il camp nella sua espressione più pura e sincera. Quest'anno il camp dello Eurovision si arricchisce di un magnifico colpo di scena, ovvero Achille Lauro che partecipa come concorrente di San Marino.
Non condivido le preoccupazioni di Gino Castaldo (espresse su Instagram) sul fatto che Lauro ruberebbe voti a Mahmood e Blanco. Numero uno, perché i fan dell'ESC votano davvero le canzoni, e non i paesi, e il pezzo di Lauro è... vabbe', vogliamo tutti bene a Lauretto nostro, però il pezzo è proprio bruttino, mentre Brividi è bellissima e sta già spaccando a livello internazionale. Non c'è proprio gara. San Marino, oltretutto, non ha una storia di grandi performance allo Eurovision, non fa parte di un blocco che si vota a vicenda a prescindere come fanno i paesi scandinavi, e il rapporto con l'Italia (almeno su quel versante) è riassumibile in SAN MARINO INFAME PER TE SOLO LE LAME, dato che non ci danno quasi mai i dodici punti del voto della giuria. Quando a partecipare fu Mahmood - che arrivò secondo con Soldi, un pezzo che poi andò benissimo - ce ne diedero sette. SETTE. Una roba che grida vendetta.
L'ingresso di Achille Lauro come concorrente di San Marino è sublime, perché inatteso, perché quest'anno l'Italia è paese ospitante e perché anche la concorrente di Malta viene dallo showbiz italiano: è Emma Muscat, maltese ex concorrente di Amici di Maria de Filippi (anche qua, il pezzo è ok, ma la distanza è incolmabile anche attrezzando il palco di moltissimi fischiabotti). Peccato che per ora la Svizzera non abbia dato seguito alla disponibilità a far gareggiare Tananai sotto la sua bandiera, perché per l'egemonia culturale manca tanto così.
Non vedo l'ora.
Studenti in piazza
Salto di palo in frasca perché questa settimana va così. Comunque: non mi sono persa l'ennesima polemica di Twitter sul fatto che chi non ha mai messo piede in un professionale pensa che dentro i professionali ci siano i mostri, gente completamente depoliticizzata e a livello dei primati, mentre quelli in piazza sono dei fighetti che con quelli dei professionali neanche ci parlano. Che gli istituti tecnici e professionali riproducano e consolidino le differenze di classe sociale può essere vero o meno: dipende dall'approccio che dirigenti scolastici e docenti hanno all'insegnamento e alla formazione degli studenti. L'esperienza aneddotica vale quello che vale, intendiamoci, ma nel corso degli anni non ho riscontrato una sostanziale differenza fra gli studenti dei licei e quelli dei tecnici, in termini di risposta e partecipazione agli incontri e ai seminari che ho fatto con loro, e anzi: le esperienze più soddisfacenti per me sono state proprio quelle con professionali e tecnici, dove ho trovato gente fresca, sinceramente curiosa e piena zeppa di creatività. E ora che mio nipote è iscritto a un tecnico (studia Grafica e comunicazione in un istituto di Udine, e ogni giorno si fa un'ora di viaggio per arrivare a scuola: sempre grazie, offerta formativa del Friuli-Venezia Giulia, per le ore di sonno che levi agli adolescenti, dagli anni '80 non è cambiato veramente nulla) posso dirlo perché lo so di prima mano. Lo so per questo e lo so perché i miei stessi studenti AANT arrivano dai tecnici, e sono tutto meno che mostri, impigriti o depoliticizzati. Anzi, casomai anno dopo anno sono sempre più lucidi, coinvolti e lesti a comprendere le cose di cui discutiamo in classe.
Quello che mi hanno raccontato gli studenti alla fine del 2021 traccia un profilo delle proteste che è proprio il contrario di "Soliti fighetti dei licei romani". In piazza, in questo momento, ci sono proprio tutti. Magari più nelle città che in provincia, ma per motivi sacrosanti.
I giovani (non) sbagliano sempre - La Svolta
Se c’è una cosa che abbiamo imparato da questi ultimi due anni è che i giovani sbagliano sempre. Mese dopo mese, durante la pandemia da Covid-19, i media nazionali li hanno accusati di ogni nefandezza...
Bisogna, piuttosto, resistere all'idea che i ragazzini siano tanto bravi e tanto eroici, e che saranno loro a salvarci. Anche di questo ho scritto su La Svolta.
I giovani non hanno il dovere di salvarci — www.lasvolta.it
Professori che chiamano le studentesse “polpettina” e dirigenti che li spostano di sede, offrendo loro nuove prede: accade a Cosenza. Ma è il nostro fallimento come adulti
Dovremmo riformare la legge sulla cittadinanza
A proposito di cose che dobbiamo smettere di delegare, e di cui ci dobbiamo prendere la responsabilità: mettere una fine a quella pagliacciata che è la legge sulla cittadinanza italiana, che ora come ora si occupa degli ex sudditi dell'Austria-Ungheria più di quanto si occupi degli italiani nati da genitori stranieri. Giuro.
È ora di riformare la legge sulla cittadinanza — www.lasvolta.it
Sono più di un milione le persone che vivono da straniere nel loro stesso Paese a causa di una norma, la 91/92, e della presunta difesa di un’idea di italianità che non esiste più
Date in breve
Siccome l'ho già tirata troppo in lungo: giovedì sono a Trento per presentare Brutta. L'incontro è alla Sala Caritro di via Calepina 1, alle 18.00, modera Fausta Slanzi. L'altra cosa importante da sapere per ora è che la data di Corsico del 4 marzo è annullata. Le altre date le trovi in fondo a quest'altro numero della newsletter.
Ci risentiamo martedì prossimo.
Giulia