Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Risposte semplici per vecchi spaventati
Questa settimana: un gran pippotto sulla politica, due podcast (uno mi è piaciuto e uno no), la terza stagione di The Boys e la solita manata di date.
L'anno accademico è finito, il governo forse anche, non si sa, lo scopriremo domani. Della prima cosa sono abbastanza contenta, ero e sono molto stanca e sono reduce dall'ultimo giorno del secondo appello. Sabato scorso abbiamo festeggiato com'è nostro costume: docenti, personale e studenti, tutti insieme a ballare in un locale sul Tevere. All'Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, l'istituto in cui insegno da quattro anni, sono bravi a fare spogliatoio, anche se per me è sempre un po' triste separarmi dai miei studenti dopo il primo anno di corso. Mi piacerebbe avere la possibilità di seguirli nel loro sviluppo anche dopo.
Della seconda - la crisi di governo - non so se essere felice, anzi, posso dire tranquillamente che non lo sono per niente. Non sono una fan dei governi gestiti dai banchieri, non perché ce l'abbia con la categoria a prescindere ma perché chi ragiona sempre e solo sulla base dei soldi finisce per avere una visione a tunnel, molto "Il mondo è così e non si può cambiare". Mario Draghi è un uomo anziano di enorme esperienza, ma sempre un uomo anziano è; per giunta uno che, appunto, è abituato a ragionare sull'esistente ma non ha un'idea di paese. Se ce l'ha, non l'abbiamo mai vista. Tuttavia, Draghi ha messo in piedi una serie di interventi che è molto peggio lasciare a metà, prima fra tutti la gestione dei fondi del PNRR. Sono soldi. Rischiamo di perderli. Non ce lo possiamo permettere. Le crisi di governo possono sembrare desiderabili a chi non ama il governo in questione, ma ogni crisi di governo blocca i progetti in corso. A volte è un bene. A volte, hmmm.
La minaccia delle destre è concreta, ma non sparirà nei mesi che ci separano dalla fine della legislatura. Votare a ottobre anticiperebbe l'inevitabile, a meno di una mobilitazione di massa che riesca a portare alle urne gli indecisi, quelli che non votano più e quelli che non hanno mai votato. L'ho già detto una volta, lo dico di nuovo: se puoi votare, devi votare. Soprattutto se sei molto giovane. Perché altrimenti i vecchi prendono le decisioni al posto tuo, e sono decisioni da vecchi spaventati che hanno bisogno di risposte semplici. Capisco benissimo che la politica ti sembri distantissima - lo sembra anche a me che la frequento abbastanza da vicino - ma l'astensione ha dei risultati concreti in termini di diritti, ambiente, sostenibilità, economia, lavoro, futuro. Le destre hanno come unico programma lo smantellamento di tutto quello che può anche solo vagamente portarci verso il progresso, è la loro mission: quello che sta succedendo in America dovrebbe renderlo chiarissimo. Le destre italiane sono allineate con quelle internazionali. Se vincono con una larga maggioranza, la vita dei poveri diventerà molto più difficile.
E io non sono qua a dirti per chi votare, solo per dirti che di partiti ce ne sono tanti, e che la scelta è soltanto tua. Ma che sia una scelta attiva, e non qualcosa che subisci: una scelta ragionata e informata. Vota, fai votare i tuoi amici, compagni, familiari, poi tutti insieme incazzatevi con fermezza se chi avete votato non fa quello che gli avevate chiesto. No, non è così semplice, ma bisogna provarci.
Sono pochi i parlamentari, e i politici in generale, disponibili a spiegare come funzionano le cose là dentro. Una è Giuditta Pini, che oltre a essere giovane ha anche una newsletter e un podcast in cui a) spiega le cose e b) ha messo a disposizione un indirizzo mail per farle domande che poi diventano newsletter e puntate del podcast. Io direi di approfittarne, clicca sul link e iscriviti.
In parallelo, mi pare anche molto utile l'ascolto di Politics, il podcast di Francesco Costa e Chiara Albanese che a dispetto del nome anglofono si occupa di politica italiana. È riservato agli abbonati a Il Post, scelta che consiglio vivamente perché va a sostenere un lavoro di grande qualità.
Poo vabbe', forse dovrei riprendere a fare #votafemminista su Instagram. Era una buona idea uccisa dalla mia pigrizia.
A proposito di voti
A Roma stiamo messi che si va letteralmente a fuoco, e l'apertura di credito verso Gualtieri farà presto a esaurirsi. Ne ho scritto su La Svolta la settimana scorsa.
Roma: il piano qual è? — www.lasvolta.it Ancora una volta, la politica capitolina sottovaluta la necessità di una comunicazione chiara con i cittadini, elettori e non
Due podcast
Ho recuperato, con molto ritardo, Un uomo chiamato Diabolik, il podcast dedicato alla vita e alla morte di Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, ucciso a sangue freddo e in pieno giorno al Parco degli Acquedotti da un assassino che non è mai stato identificato. Ne parlo perché per la prima volta ho trovato un podcast di Chora deludente, anzi, non poco problematico. La sensazione che ho avuto dall'ascolto è che la fascinazione per l'uomo "forte" abbia prevalso sulla creazione di un ritratto accurato del soggetto narrato: Piscitelli era un criminale, un fascista dichiarato e un violento. Che con la famiglia e gli amici fosse gentile e disponibile non è strano: i violenti per scelta politica e per professione spesso sono così, violenti in maniera selettiva. La violenza fa parte del lavoro, ma può benissimo non fare parte della vita, o almeno non farne parte in modi che sono rilevabili alle persone care: anche se delle donne di famiglia Piscitelli parla nelle intercettazioni con toni di possesso, da patriarca benevolo, quelle stesse donne lo hanno amato senza rilevare in quel possesso un punto di strozzatura delle loro esistenze. Tutto questo, il podcast lo racconta, infarcendo però la narrazione di eufemismi ("Sulle stesse posizioni politiche" è la frase utilizzata per dire che Piscitelli era fascista, appartenenza da lui stesso rivendicata: non si capisce perché, quindi, non debba essere detto in maniera chiara) e senza fare alcun cenno al machismo di cui era intriso. Nemmeno l'episodio del volantino distribuito in Curva Nord in cui si chiedeva alle tifose della Lazio di sedersi lontano dalle prime file porta gli autori a menzionare questo elemento, a utilizzarlo per tracciare un ritratto di Diabolik che si allontani dal santino. Tutto considerato, nel modo in cui questa storia è raccontata mi sembra di rintracciare la stessa cecità vero i tratti meno desiderabili della mascolinità che riscontro ogni giorno nell'opinione pubblica: sono solo sorpresa che un prodotto culturale realizzato con questa cura ne sia affetto.
Molto bello, invece, La ballata dell'Andrea Doria, che racconta il naufragio della nave ammiraglia della marineria italiana che nel 1956 affondò al largo di Nantucket dopo essere stata speronata da un'altra nave, la Stockholm. Basato sul materiale dell'Istituto Luce e integrato con interviste ai sopravvissuti, è preciso, appassionante, breve e asciutto senza essere manipolatorio. Ho iniziato ad ascoltarlo sdraiata sulla spiaggia di Follonica prima di una presentazione, e la mattina dopo l'avevo già finito.
The Girls
La terza stagione di The Boys si chiude a ridosso di una frase che posso citare senza fare troppi spoiler: "You're officially one of the boys", detto a una donna. Il lavoro fatto dagli autori della serie sul fumetto, che ha cambiato il genere di molti personaggi presenti nella versione originale, ha cambiato anche gli equilibri interni della vicenda: The Boys ruota intorno a una squadra originariamente tutta maschile, ma sono le donne a portare la storia, a determinarne gli snodi, e in ultima analisi ad avere lo sguardo più lucido e sensato su quello che succede intorno a loro e agli altri personaggi. The Boys parla moltissimo di due cose: politica americana (e bisogna seguirla molto, per non perdersi la stragrande maggioranza dei riferimenti) e mascolinità fragile. Stagione dopo stagione, questi temi vengono approfonditi ed espansi. Non mi stupisce che abbia cominciato a dare sui nervi ai maschilisti più suscettibili.
Date
Ricapitolando, questi gli ultimi appuntamenti:
Il 20 luglio vado a Livorno per la rassegna LeggerMente. Il posto alla presentazione si può prenotare qui, si comincia alle 19.00.
Il 22 (mi ero dimenticata di dirlo la settimana scorsa) sono a Salerno per le manifestazioni dedicate al Pride. L'appuntamento è per le 19 al Pride Point di Palazzo Genovese, a Largo Campo: si parlerà di diritti riproduttivi, per una volta in un'ottica che include e non esclude le persone queer. L'organizzatrice è la leggendaria Federica Di Martino, il motore dietro al profilo @ivgstobenissimo.
Il 30 invece vado a Verbania per Allegro con Brio. Poi, come dicevo, mi fermo fino all'autunno (e forse si ferma per un po' anche la newsletter).
A martedì prossimo,
Giulia