Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Sa sa prova prova uno due check check
Questa settimana, se mi leggi e non sono finita in spam: Europei, e poco altro, perché fa caldo e sono stanca.
Chissà se stai leggendo questa mail. Se hai un indirizzo Gmail, forse no, visto che la settimana scorsa Gmail ha deciso che questa newsletter era spam, e l'ha spedita nella relativa casella. Considerato quanto tempo impiego a cercare di renderla bella (se non utile), è un po' frustrante che Google abbia deciso di farla sparire. Se la stai leggendo perché l'hai recuperata dallo spam, ricordati di dire a Google che è una mail che ti fa piacere ricevere.
PO PO PO PO PO POOOO POOOO
Vabbe', dai. È una bella settimana. Sto finendo di editare il libro nuovo, ho un sacco di lavoro da fare (sto tenendo un minicorso di Public Speaking ad alcuni studenti dell'accademia in cui insegno: abbiamo fatto solo la prima lezione e siamo già in modalità terapia di gruppo) e soprattutto domenica sera mi sono catafottuta giù dal divano urlando dopo che Donnarumma aveva respinto il rigore di Saka. Fino a un momento prima ero in ginocchio a urlare "GIGIO PARALO!" e il momento dopo stavo rotolando giù per saltare addosso al mio fidanzato, che ormai non mi sopportava più perché io quando guardo il calcio sono un gomitolo di ansia e lamenti.
Di questi Europei ci portiamo via cose diverse a seconda delle persone che siamo, quindi io principalmente due: la prima - non lo nego - è stata la soddisfazione di vedere puniti gli inglesi, ai quali non avevo ancora perdonato (e forse non perdonerò mai) l'uscita dall'Ue. Quella di ieri sera è stata l'Italia che vinceva, ma pure un po' l'Europa che salutava con l'altra mano. Football's coming home, eh? Ma forse no.
La seconda è più intima, e ha a che vedere con la Nazionale e il linguaggio del corpo dei giocatori. Siamo abituati a pensare al rapporto fra maschi come a qualcosa di molto meno fisico rispetto a quello fra femmine: noi siamo abituate ad abbracciare le nostre amiche, a essere affettuose, a esprimere le emozioni tramite il contatto. Domenica sera, nel corridoio fra gli spogliatoi e il campo, Locatelli ha arpionato Verratti per il collo con un braccio e gli ha dato un bacio in testa, un gesto tenerissimo che mi ha fatto pensare che forse quella cosa lì, quella cosa di essere uomini duri che non si lasciano mai andare, sta finendo, e c'è una generazione capace di esprimere affetto e cura, superando l'educazione repressiva ricevuta da padri e nonni. Quella trentina di uomini, quasi tutti giovanissimi, in missione per conto di un paese ai limiti dell'esaurimento è partita carica di emozioni e si è confortata e motivata a vicenda anche così, anche con gli abbracci e la tenerezza. È bello che ce l'abbiano fatta, per loro e per noi.
Ed è bello anche per la SIAE di Bennato e Nannini, che dopo 31 anni finalmente possono dire di aver scritto l'inno di una squadra vincente. Con buona pace dei grandi sforzi di tutti gli altri, Un'estate italiana era l'unica possibile. Tamarra, epica e pensata per essere urlata nella notte.
Che succede questa settimana?
Solo una cosa, ma molto bella: finalmente presento il libro di Tea Hacic-Vlahovic, L'anima della festa (uscito per Fandango). L'appuntamento è venerdì 16 luglio a Roma, Largo Venue, ho segnato le 19.00 ma se vieni prima ti bevi una cosa e ti godi il fresco del giardino.
Ho bisogno di vacanze, ma la newsletter andrà avanti ancora qualche settimana. Fammi sapere se ti è piaciuta!
A presto,
Giulia