Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Shut up and dance
Questa settimana: Instagram ti odio, e un aggiornamento su #votafemminista.
La sensazione dominante delle ultime settimane è una sola: insofferenza. Non sopporto più niente, ma nello specifico ecco una lista di cose che veramente, veramente non sopporto più:
il caldo umido (duh)
Italo e relativa connessione internet, che mi immagino alimentata a pedali dall'omino del video di Shiny Happy People, che essendo lì dagli anni '90 è un attimo stanco
la gente senza mascherina sui mezzi pubblici
quelli che quando si parla di inclusione del femminile negli atti pubblici fanno sempre la stessa battuta su "pediatro" e "giornalisto", dimostrando di non conoscere le basi della lingua italiana e anche di pensare che i sostantivi in -ista siano femminili MA IO VI RIMANDO IN TERZA ELEMENTARE MANNAGGIATTUTTO
quelle che "ci sono cose più importanti" ma poi cor cazzo che le fanno, le cose importanti
Instagram.
SOPRATTUTTO Instagram.
Chi lo usa si sarà accorto che i contenuti per cui è diventato popolare, vale a dire le foto, sono diventati trascurabili rispetto ai reel. I nostri feed ormai sono 95% reel, per giunta reel di gente di cui NON CE NE FREGA UN CAZZO, MARK. Per esempio: il mio feed è pieno di reel turistici su Roma, ma zio pinguinodelonghi, io a Roma ci vivo. Come è fatto 'sto algoritmo? Va a pedali pure lui come la connessione di Italo? Vabbe'. Poi ci sono: i bambini (va bene, quelli mi piacciono), la sugna (anche quella ok, ma pure un po' meno), gli influencer che si baciano (tanto lo so che vi odiate e vi lasciate tirandovi i piatti, sto in rete e al mondo da abbastanza tempo), gente che si trucca spalmandosi addosso due dita di fondotinta e correttore e poi si fa dei ghirigori con l'eyeliner perché Euphoria è una bella serie ma vi dovete dare una calmata, quelle seminude in spiaggia mentre io faccio la colla al Pigneto o mi congelo su un treno (mortacci vostri), quelle seminude in spiaggia perché "scappano da Milano" e io sono scappata da Milano quando non era cool, quelle che ballano per la body positivity (ok), quellǝ che ballano per dire che degli hater non gliene frega un cazzo (allora forse non avrei speso mezz'ora per farci un reel), quellǝ che ballano perché c'è altra gente che balla e soprattutto quellǝ che ballano perché se non balli Instagram ti relega nel limbo degli alberi che cadono su Internet e chissà se sono caduti davvero.
Ho ceduto, più come esperimento che per effettiva inclinazione, e ho fatto un reel di 9 secondi importandolo da TikTok (dove ho aperto un profilo che non so come usare, perché ho l'età di Matusalemme e di ballare per l'Internet non me ne frega niente, ci ritorno dopo) e ho preso più interazioni e like che per tutti i miei post pensati e ragionati e con le caption scritte in italiano corretto degli ultimi due mesi. Un reel di nove secondi in cui non dicevo niente. Applausi, condivisioni, adoooorooooo.
Vaffanculo.
Non ho nessuna intenzione di ballare perché me l'ha detto Zuckerberg. O quell'altro di TikTok che non so come si chiama. Ma sto in mezzo a un tentativo di parlare di politica e di elezioni che ha bisogno della massima diffusione. E sono costretta, se non a ballare, quantomeno a fare dei reel o comunque dei video, perché altrimenti NESSUNO VEDE I MIEI CONTENUTI. Devo ballare - simbolicamente - come Karen de Le scarpette rosse, perché l'ha deciso qualcun altro. E io sono nata per scrivere, non per fare i video: mi spiego meglio così, con le parole scritte, che posso pesare, misurare, distribuire in modo da essere adeguate al messaggio. Sono anche, come ormai tutte le persone che vivono della loro creatività, legata alla necessità di raccontare al mondo quello che faccio, dove vado, quando escono i miei libri, di cosa parlano. Fino a poco tempo fa lo facevo con un'immagine e una caption. Ora devo fare delle faccette, mettere delle scritte a video, metterci la musica. Io nella vita volevo scrivere, so fare quello. Mi tocca ballare.
Allora facciamo così: ballate voi. Nel senso che certo, mi piego a fare video di tanto in tanto, anche solo per raccontare dove trovare le cose che scrivo, ma cercherò di essere sobria. I contenuti veri saranno qui, dentro questa mail che vi mando ogni settimana. Sarò forse in controtendenza, sarò forse solo stanca, ma le cose che devo dire non possono essere ridotte a videini di pochi secondi fatti con il cellulare.
#votafemminista: un aggiornamento
Reel cretino a parte, non ci sono molte cose nuove da dire. Ho usato una diretta di Instagram per rispondere a qualcuna delle domande e delle obiezioni che sono arrivate con il reel e il post che lo precedeva e la newsletter della settimana scorsa e che sono, in sintesi: ok votare, ma chi? Cosa?
Al momento stiamo così: che i programmi non sono stati resi pubblici e non c'è un vero dibattito sulle proposte, al massimo sulle alleanze. A questo proposito ci tengo a dire che stiamo dando moltissima importanza a chi va con chi, come se ci fossero profondissime differenze fra uno e l'altro: non ci sono. C'è un'area progressista, un'area centrista più o meno di destra che include parti del PD, e la destra. Ci saranno alleanze più o meno sensate pensate solo per fare i numeri, dato che la legge elettorale costringe i partiti a coalizzarsi in nome di un bipolarismo che è da sempre una sola. Non esiste il "bipolarismo", le posizioni sono tante, e idealmente bisognerebbe lavorare insieme per trovare una mediazione che consenta di portare avanti quelle migliori, ma quello è l'ideale, il mondo degli unicorni. Il "bipolarismo" è quella cosa che esiste nella testa di chi non ha niente da perdere con la vittoria di un "polo" o dell'altro, tanto non gli cambia granché.
La mia sensazione è che stiamo vivendo queste elezioni come se fossero un concorso pubblico truccato, che vai a fare la prova ma vince il cugino di quello che l'ha indetto. Ed è chiaro che c'è una favorita, ma è anche chiaro - e lo è da un pezzo - che i sondaggi sbagliano, che gli astensionisti sono una variabile oscura, e che niente è scolpito nella pietra. E comunque il lavoro fatto non è mai sprecato: a volte i frutti si vedono subito, a volte dopo dieci anni, ma il lavoro culturale e di formazione della coscienza politica ha sempre dei risultati, anche al di là della questione emergenziale. Pensate ai cileni, e a quanta fatica hanno fatto per avere il governo che hanno ora, un governo di giovani che ha tagliato i ponti con gli ultimi residui di una dittatura sanguinaria.
Una petizione
Spero siamo tuttǝ d'accordo che avere due discipline di unione familiare diverse per le coppie eterosessuali e omosessuali è una roba ri-di-co-la e indegna di un paese evoluto. C'è una petizione che sta girando per mettere pressione ai partiti del prossimo governo per l'istituzione del matrimonio paritario. Va da sé che se stravince la destra non lo vediamo manco da lontano. Però intanto firmiamo.
Petition · Matrimonio egualitario. Sì, lo vogliamo! · Change.org — www.change.org
Oggi in Italia esistono ancora coppie di serie A e di serie B. Le Unioni civili del 2016 non bastano. Vogliamo il Matrimonio Egualitario nei programmi elettorali del 25 settembre.
Ci aggiorniamo quando ci sarà in effetti qualcosa di cui parlare. Intanto: stai al fresco, se puoi. Se non puoi, ricordati che chi voti influenza anche quanto caldo (o freddo) avrai nei prossimi anni. Eh già.
Giulia