Giulia Blasi | Servizio a domicilio - The Great Linea Fuxia Swindle
Questa settimana: come sono cascata con tutti i piedi nella storia della Linea Fuxia di ATAC, e un sacco di altra roba.
M'hanno fregato. Lo dico senza problemi, sono stata turlupinata, ci sono cascata come una polla, ho dimostrato tutta la mia boccalonità. Qualche giorno fa, mi arrivano non una, ma due mail (una per ciascuna casella che uso abitualmente) in cui si annuncia che ATAC inaugura una "Linea Fuxia" per sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne. Testimonial dell'iniziativa, una coccodrilla disegnata di nome Sally Sulbus.
Mi parte l'embolo. Perché il 5 agosto, per la terza volta, va all'asta lo stabile che ospita la casa delle donne Lucha y Siesta, a via Lucio Sestio. Uno stabile di proprietà di ATAC, che giaceva abbandonato finché un gruppo di donne non l'ha occupato e ne ha fatto una casa-rifugio e un centro femminista. Un'oasi di pace e sicurezza in piena Tuscolana, nonché il più grosso centro antiviolenza di Roma. Lo sfratto voluto dalla sindaca per riprendersi lo stabile e venderlo come parte del concordato per rientrare dei debiti di ATAC è un attacco a una delle poche realtà cittadine in grado di offrire assistenza alle donne che si sottraggono da situazioni di violenza, spesso straniere e prive di rete di sostegno. L'iniziativa della Linea Fuxia mi pare oltraggiosa. E che dire di "Sally Sulbus"? Che abbiamo, cinque anni?
Forse sono scattata un po' troppo in fretta, anzi, sicuramente troppo in fretta. A mia discolpa, c'erano i precedenti (gli orrendi fumetti sui rifiuti ingombranti disegnati da Marione su commissione della giunta Raggi, e la metro di Roma "tinta di rosa" a novembre 2020), un sito dedicato, un comunicato ben confezionato, una grande attenzione ai dettagli. Tutto organizzato molto bene, e tutto finto: perfetto per attirare l'attenzione sulla minaccia incombente sulle Luchadoras. Sta di fatto che ATAC nega tutto, non c'è nessuna Linea Fuxia. Ma intanto tutti stanno parlando dell'attacco a Lucha, e le stesse Luchadoras gongolano.
Ci sono cascata, sì, ma posso dire? Je ne regrette rien. Se chi ha lanciato l'iniziativa mi avesse scritto per chiedere complicità, forse mi sarei tirata indietro. Sono una pessima bugiarda. Non sapendone niente, e non avendo fatto caso a qualche particolare che puzzava di falso, ci ho creduto. Non sono l'unica, ci sono cascati in tanti. Well played, amic* guerriglier*, well played. Però la prossima volta starò più attenta.
"Cattive ragazze"
Sta girando su Twitter un estratto di un articolo di Maurizio Crippa che cerca di trasformare le medaglie olimpiche di Jacobs e Tamberi in uno "spot per la famiglia". Il pezzo è in realtà un lungo e complicato tentativo di giustificare l'uscita di Renzi sulla bellezza della sofferenza sociale, che era venuta fuori piuttosto male (perché era pensata male e viene da un pensiero brutto, non per altro), e per farlo adopera le donne, e più nello specifico le madri, come strumento di una narrativa emozionale. È abbastanza incredibile tutto, ma beccatevi questa.
Lasciando perdere i voli d'immaginazione ("moglie del soldato"?), a tessere le lodi di decisioni di cui non devono o non vogliono fare le spese sono, come al solito, maschi bianchi vecchi: Crippa (che si offende facile per le critiche) o Antonio Palmieri ("cattolico peccatore", ahhh, che comodità). Dentro il pezzo c'è tutto: la mamma che sceglie la vita, le "cattive ragazze" che seguono il pensiero dominante e non fanno figli, le fidanzate che compaiono in un ruolo cammeo come ausiliatrici della vittoria (oh, non sia mai che le donne esistano per sé stesse), e infine il tentativo goffo di ficcarci dentro pure la mamma di Tamberi, che l'ha avuto a trent'anni ed era faticoso pitturarle intorno la sagoma della madre-coraggio, ma Crippa è un valoroso e ci prova. Ma alla fine, guardate, il punto è questo: "C’è da soffrire, per arrivare. Solo i fessi che nemmeno ascoltano dicono che la parola “soffrire” è uno scandalo." È tutto qui. Le mamme il coraggio la vita le cattive ragazze la moglie del soldato, tutto per arrivare a questo. Che spreco di spazio.
Couch-potatoing it
L'anno accademico è finito, le lezioni del master dello IED riprendono i primi di settembre, il libro è chiuso, insomma, sto prendendo fiato e ne sto approfittando per recuperare un po' di serie che avevo lasciato lì per i momenti di svacco. Ho visto l'ultima stagione di Atypical, che nella sua semplicità è davvero deliziosa (anche se la conclusione è un po' troppo unisci-i-puntini) e finalmente dedicato un po' delle mie ore alla visione di Bridgerton, che è esattamente quello che mi aspettavo: una cacata divertentissima, piena di anacronismi cercati e voluti e fin troppo letterale nella rappresentazione della condizione femminile prima dell'introduzione dei diritti civili (o in alternativa, di cosa succederebbe se ce li togliessero). Per il resto: costume porn, personaggi adorabili (Eloise e Benedict in testa, sia da soli che come sottoinsieme affettivo del clan Bridgerton), una trama a orologeria e il colpo di scena finale che purtroppo mi era stato spoilerato su Instagram dall'attrice coinvolta, ma saperlo non mi ha rovinato più di tanto la visione.
Un piccolissimo consiglio di lettura
Ogni tanto mi scrive gente che vuole sapere come far avvicinare le ragazze più giovani al femminismo attraverso le letture, e mi chiede di consigliare libri. Ora, a parte averne scritti due io stessa, c'è da dire una cosa: bisogna fidarsi della capacità delle ragazze di scegliere da sé le letture che trovano attraenti. Si può cominciare da libri semplici come Tutte le ragazze avanti!, curato da Giusi Marchetta per ADD, o come Parità in pillole di Irene Facheris, entrambi testi approcciabili e semplici. Oppure Commando Culotte di Mirion Malle, che legge la cultura pop con un approccio femminista in una serie di tavole a fumetti molto godibili. La verità, però, è che più che il tema generale del femminismo è importante lasciare che le ragazze vadano verso i temi particolari, quelli che sentono vicini.
(Tutti i link, come sempre, rimandano a Bookdealer: non mi pagano, ma linkare al loro sito mi permette di sostenere le librerie locali.)
Un'ultima cosa prima delle vacanze
Brutta - Storia di un corpo come tanti, in libreria dal 14 settembre.
Ci risentiamo a fine agosto. Buona estate!
G.