Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Vacanzette
Questa settimana: la fine di un amore, un musical, una manata di libri e un festival a cui partecipo venerdì.
Siamo scappati per due giorni e mezzo dalla calura mostruosa di Roma per andarcene a Londra, per cui la newsletter di questa settimana parlerà molto di fatti miei, ma anche un po' di Londra, o meglio, del mio rapporto con questa città. Che negli ultimi anni è molto cambiato, ed è passato da un bovarismo struggente fatto di "Come vorrei vivere qui, prima o poi ci verrò, prima o poi io sarò all'altezza di te, città mia amatissima" a uno scetticismo totale in cui mi sono accorta che Londra cade a pezzi e che si regge per intero sulle spalle degli stessi immigrati (in buona parte italiani) a cui si è tolto il diritto di circolare liberamente, fino a una sana distanza in cui mi piace tornarci, annusare l'aria che sa di cibo speziato e girellare fra Spitalfields e Whitechapel, ma ho anche capito che no, quell'amore lì non c'è più, è finito. È stata la Brexit, è stata l'elezione in cui Johnson è riuscito a vincere di nuovo nonostante la Brexit, è stato il razzismo ottuso e scoperto di Priti Patel, sono stati i racconti dei miei amici emigrati, è stato rendermi conto che nelle città bisogna viverci davvero per sapere se ci si può vivere davvero, e io non mi vedo a vivere in una città dove si socializza solo da sbronzi. Mi sono ricordata quanto stavo male quando vivevo a Luton, che certo, è un buco nel Bedfordshire, ma proprio per questo è più Inghilterra di Londra. È finita, ma non è finita male: Londra e io possiamo ancora frequentarci di quando in quando, e mentre ci arrivo con lo Stansted Express sbircerò dal finestrino le casette di mattoni rossi e per un secondo mi immaginerò di viverci, ma quello lo faccio dappertutto.
La verità è che mi piace stare dove sto. Roma ha un milione di difetti, tutti noti, ma ci amiamo così, rotta io e rotta lei. Questo ci basta.
A Londra però non ci sono andata a fare le passeggiate (be', un po' sì: c'era pure il Pride, Soho era pazzesca). Venerdì sera abbiamo comprato d'impulso i biglietti per vedere Dear Evan Hansen al Noel Coward Theatre. Era la prima volta che andavo a vedere un musical a teatro, e anche se non ho trovato questo musical specifico eccezionale nella sostanza (una storia con qualche buco di troppo e canzoni un po' generiche dal punto di vista della qualità musicale) ho adorato l'esperienza del teatro a Londra, con le birrette e i gelati consumati in sala e la nonchalance con cui gli inglesi vivono gli spettacoli nel West End. Anche la performance e le scenografie sono eccezionali, e capisco chi dice che è bello che un musical parli a una generazione che non ne ha uno intorno a cui aggregarsi, non ha un Rent, un Rocky Horror Picture Show che diventino un manifesto dello zeitgeist. Sì, certo, c'è Hamilton, Hamilton è una bomba atomica, ma racconta la storia del primo ministro delle finanze americano, non di adolescenti insicuri e bugie che sfuggono di mano. Non penso che Dear Evan Hansen sia un capolavoro (anche solo perché, per dire, una Seasons of Love non ce l'ha), ma è difficile non vedere l'attrattiva di una storia così, che parla di salute mentale, ansia, comunicazione social, famiglia e suicidio.
Abbiamo anche visto gli LCD Soundsystem dal vivo per l'ennesima volta alla O2 Academy Brixton, ex Brixton Academy, e a parte che il giorno dopo ero ancora sorda per il volume, che senso ha rilevare un locale e metterci un marchio se poi neanche aggiusti i sedili della piccionaia, O2? Però io sempre pazza delle scenografie in cartongesso con la finta città rinascimentale che stanno sopra il palco.
Ultima nota: quello che dicono degli aeroporti londinesi nel caos è, purtroppo, tristemente vero. La coda ai controlli è stata affrontabile (se non parliamo del fatto che per qualche motivo le loro borsette dei liquidi sono un terzo più piccole di quelle italiane: sono diventata un asso del Tetris con i cosmetici), ma il nostro volo ha accumulato un ritardo infinito, che RyanAir ha risolto con "Ci dispiace!". Per fortuna volavamo su Ciampino, che è a meno di mezz'ora da casa nostra (e dal quale eravamo partiti senza problemi). Insomma, se vai da quelle parti portati dei libri o dei podcast da ascoltare, perché l'attesa può essere snervante.
Libri, libri, libri
Ho finito - e mi è piaciuto moltissimo - Spezzate di Jude Ellison S. Doyle, che ho letto per metà sul volo di andata e per l'altra metà al ritorno. I saggi per me sono quasi sempre una lettura faticosa, questo invece mi ha entusiasmata al punto di fare foto delle pagine che mi piacevano di più. Spezzate parla di misoginia a partire dal concetto di "trainwreck", la donna-disastro, che beve troppo, ama troppo, si scopre troppo, oppure è Hillary Clinton (sulla quale Doyle spende molte parole, tutte sagge). È un saggio su quanto ci piace vedere le donne fallire, crollare e bruciarsi, e su come anche quando non fanno niente di tutto questo non permettiamo loro (non permettiamo a noi stesse: Doyle ha scritto questo libro prima di capire di essere un uomo trans) di colorare fuori dai bordi di una femminilità remissiva, compiacente, disponibile a vivere nell'ombra, ad accettare di non avere una voce. La distruzione pubblica di Mary Wollstonecraft o di Théroigne de Méricourt non ha tanto a che vedere con la loro vita quanto con le loro scelte politiche. La vergogna gettata su Monica Lewinski (piuttosto che sull'uomo che ha abusato del suo potere illudendola di amarla) ha a che vedere con la repulsione che proviamo verso le donne desideranti. Insomma, consigliatissimo.
Ho anche speso una fortuna fra Foyles e Rough Trade East (che sta davanti al nostro albergo), allego documentazione fotografica. Per un po' penso che sospenderò lo smaltimento della pila infinita vicino al mio comodino per dedicarmi esclusivamente alla lettura di questi libri.
Ho cominciato da Butler, sì. Le distopie hanno sempre il mio cuore.
Dove sono questa settimana
Venerdì prendo la macchina e me ne vado a Scanno, sull'omonimo lago a forma di cuore in Abruzzo, per Ju Buk Festival. Ci sono tanti motivi per venirci, oltre al fatto che tutto il borgo sarà punteggiato di presentazioni di libri en plein air: Scanno è bellissima, assolutamente deliziosa, fresca (dettaglio non trascurabile, in questi giorni di callara maledetta) e ci si mangiano cose specialissime, tipo il Pan dell'Orso. Insomma, se vuoi farti un fine settimana fra lago, strade pedonali fatte a scalette e libri in piazza, secondo me questo è il momento, e Scanno è il posto.
Ci sentiamo la settimana prossima!
G.