Giulia Blasi | Servizio a domicilio - Vecchie scarpette, quanto tempo è passato
Questa settimana: scarpe nuove, una cosa che ho scritto, una cosa che ha scritto un'altra persona, un libro che ho finito e la solita manata di date.
Non ho mai letto una riga dei libri di Marie Kondo o delle sue varie imitatrici, che al prodotto di scarto della follia consumistica rispondono con l'imperativo buttista che spinge a liberarsi degli oggetti come mezzo di purificazione spirituale (o perlomeno, questo è quanto è filtrato fino a me). Però un paio di cose che ho visto in giro le ho applicate e trovate utili, soprattutto per quanto concerne l'organizzazione di armadi e cassetti. Il consiglio più popolare - prendere in mano gli oggetti e sentire se ti danno gioia, e su questa base decidere se tenerli o meno - non l'avevo mai messo in pratica fino alla settimana scorsa, quando sono andata a comprare delle scarpe da corsa per sostituire le mie, ormai ben oltre la soglia della distruzione.
Queste New Balance sono state le mie prime scarpe da corsa serie, e anche se da tempo avevo abbandonato la pratica (senza essere mai arrivata a grandi livelli atletici: ma non era quello l'obiettivo) le ho davvero sfruttate fino in fondo. Tagliate, rotte, impolverate, erano pronte al pensionamento: ma le scarpe non si possono pensionare, quando arrivano alla fine bisogna buttarle via. Prima di farlo ho levato i lacci (unica parte ancora integra) e le ho ringraziate per aver fatto con me tutti quei chilometri. Poi le ho lasciate cadere nel bidone della monnezza.
Squadra che vince non si cambia: le ho sostituite con un altro paio di New Balance nella mia tonalità di azzurro preferita, e nella scatola delle scarpe nuove ho infilato i lacci di quelle vecchie. Scrivo tutto questo per due motivi: il primo è che fra al massimo un anno, se non smetto di correre, dovrò sostituire anche queste. La seconda è che Marie Kondo ha ragione, ringraziare gli oggetti amati fa bene. Aiuta a separarsene quando tenerli è inutile, ma anche a fare spazio a nuovi oggetti da amare e di cui fare buon uso. La gioia che ho provato nel farmi questo piccolo regalo era imprevista, e molto più grande di quanto avessi preventivato.
Pa pararà pararà pa pa
È del tutto ovvio, quindi, che il mio Diario della settimana su L'Essenziale (uscito sabato e ancora in edicola) parli sostanzialmente di tre cose: corsa, musica e Sanremo. Sono le tre costanti di queste settimane della mia vita, e ho deciso di non barare. Ho deciso anche di provare ad accreditare il millibaglioni come unità di misura.
Un libro che mi sta a cuore
Agosto 2021, sto piangendo tutte le mie lacrime durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi (lo faccio sempre, vai a sapere perché) e mi squilla il telefono. "Che fai?" "Piango per le Olimpiadi." "Ah, ok. Ottimo! Senti, ti devo raccontare una cosa." La cosa era questa.
Sì, lo so che sembro Gianni Minà, ma Gianni Minà quando tira fuori i suoi aneddoti con Maradona, Mohammed Ali e Bob Dylan mica ti dice che prima si stava commuovendo perché aveva visto dei bambini giapponesi cantare in playback. Comunque: Elly stava scrivendo un libro, il libro è quello che vedi qui sopra. Parla di politica, ovviamente, ma parla anche di lei, della sua famiglia e della sua storia. E anche se in generale i libri dei politici sono inutili strumenti di vanagloria, mi sento di dire che quello di Elly Schlein ci voleva, perché ci voleva qualcuno che facesse politica attiva e che si prendesse anche la briga di scrivere un saggio intero su una visione per il futuro che non sia ancorata a un'idea di mondo ormai ampiamente superata. La nostra parte esce oggi.
Un libro che ho finito
Ci ho messo un po', perché è lungo e la vicenda striscia in maniera inquietante verso la sua conclusione, ma ho finalmente finito Lucifero e la bambina di Ethel Mannin. Mi ha colpito molto, soprattutto in relazione agli anni in cui è stato scritto, e capisco perché sia stato ritirato e messo all'indice. La protagonista della vicenda, Jenny Flower, è una piccola strega, ma non una streghetta cucciolosa, simpatica e coraggiosa, alla Hermione Granger. Jenny è una strega di quelle che un tempo venivano messe al rogo, e da quelle streghe discende, una Bellatrix Lestrange senza il minimo spirito di squadra. Il suo incontro con lo Straniero (così viene definito l'uomo che potrebbe o meno essere Lucifero: la vicenda si gioca sul filo della sospensione dell'incredulità) viene raccontato come la realizzazione naturale di un destino, mai come una perversione di un'anima gentile che sarebbe altrimenti andata verso la luce. Mannin era un'autrice prolifica e di successo, nonché una socialista e una femminista di prima ondata, ma come spesso accade fu marginalizzata dalla critica. Troppo eretica pure per gli eretici di cui si circondava.
Le date
La settimana scorsa ero a Perugia ed è stato molto divertente. Questa settimana gioco in casa con un incontro a Casetta Rossa, qui a Roma, il 17 febbraio alle 18.00.
Le prossime date:
24 febbraio - Trento, presentazione di Brutta (Sala Caritro, via Calepina 1, ore 18.00)
4 marzo - Corsico, presentazione di Brutta (Saloncino "La Pianta", ore 21.45)
10 marzo - Mori (TN)
5 marzo - Piombino (LI)
16 marzo - Prato, Centro Pecci Prato
18 marzo - Terni, Casa delle donne di Terni
21 marzo - Mendrisio (CH, nel senso di Svizzera, non della provincia di Chieti, eh?), Spazio La Filanda, ore 18.00
23 marzo - Cervia (RA), rassegna “Donne al plurale”
31 marzo - Casalgrande (RE)
23 aprile - Fucecchio (FI)
Come sempre, ce ne saranno altre e i dettagli di quelle che non hanno dettagli li aggiungo man mano che andiamo avanti.
Ci sentiamo martedì prossimo.
Giulia