Giulia Blasi | Servizio a domicilio - #votafemminista, il ritorno
Questa settimana: il primo di molti spiegoni, e un paio di annunci.
Le cose stanno così: io ho finito gli esami, consegnato la prima stesura del libro a cui stavo lavorando e volevo prendermi agosto libero per riposarmi, poi è caduto il governo, è iniziata la campagna elettorale e siamo nella merda. Ci siamo non da oggi, anzi: sono decenni che affondiamo lentamente nella merda, pianino pianino, senza rendercene conto. Ora sta solo per fare l'onda.
Metafore scatologiche a parte, venerdì scorso ho scritto un post su Instagram (che ho corredato con la prima foto che avevo sottomano, vale a dire una locandina volgarissima del Vernacoliere: ero a Livorno, quello c'era) per dire una cosa che a me sembra abbastanza banale, ovvero che il 25 settembre a votare ci dobbiamo andare tuttǝ, senza se e senza ma. L'ho scritto anche su Twitter (senza locandina). Su tutte e due le piattaforme, ho ricevuto una valanga di risposte che variano dal cinico allo sconfortato al francamente demenziale.
Cominciamo dal cinico: tanto non cambia niente, anche se Meloni vince cade dopo sei mesi. Prospettiva (a suo modo) ottimistica, ma ricordiamoci che Berlusconi è stato l'unico o comunque uno dei pochi Presidenti del Consiglio a reggere per un'intera legislatura, per cui non è così scontato che un governante incapace perda la poltrona, e Gesucristumiu se Berlusconi era terribile: era però molto bravo a governare gli umori della gente, ad affabulare, a rappresentare, a impapocchiarla. Meloni sarebbe peggio, perché è fascista e priva di idee praticabili ed è solo brava a urlare finché non ti convince che lei sa cosa va fatto, e come successe con Berlusconi non è detto che perda la maggioranza. In ogni caso, sei mesi le basterebbero per fare danni incalcolabili sia sul fronte dei diritti che dell'economia. Io capisco benissimo il disincanto, ma bisogna poterselo permettere: per dirne solo una, il rischio di vedere sbudellata la legge 194 è molto concreto. Non le serve cambiarla, le basta farne passare un'altra che - per esempio - determini l'adottabilità del concepito, come proposto da Lorenzo Fontana della Lega. E con il taglio dei parlamentari voluto dai Cinque Stelle, una destra vincente avrebbe una maggioranza schiacciante dei seggi.
Il che ci porta alle reazioni sconfortate: io non voto perché la politica mi fa schifo, la sinistra (?) parlamentare mi fa vomitare e non ci sono partiti di sinistra (anche extraparlamentare) che mi rappresentino. Partiamo dal presupposto che il PD è per i nostri tempi quello che la DC era per i tempi dei nostri genitori, anche se con molta meno potenza di fuoco: un partito rassicurante, incapace di portare avanti idee davvero coraggiose, e che in più occasioni ha votato risoluzioni imperdonabili (tipo: il rinnovo degli accordi con la Libia per il blocco delle partenze, che come sappiamo dà carta bianca alla polizia libica per torturare chi cerca di partire dalle sue coste). Quindi credimi che capisco benissimo se non li vuoi votare, pure io l'ho sempre fatto obtorto collo e solo alle amministrative.
La cosa grave del PD, io credo, è che da anni ci ricatta con la formula del "votate per noi se no vincono quegli altri", e se da un lato è vero, dall'altro hanno pure un po' rotto il cazzo, lo dico con affetto, amici del PD (ho molti amici del PD, anche nel senso di gente che sta in Parlamento col PD: l'affetto è vero, l'esaurimento della pazienza pure). Questo è l'inizio e la fine di ogni campagna elettorale da Veltroni in poi: mai uno straccio di proposta, mai un po' di grinta, mai una visione che sia una, solo roba rimasticata e superata in tutto il mondo e ricatti emotivi. Contemporaneamente, la sinistra extraparlamentare che si occupa di parlare di cambiamento, diritti, lavoro, ambiente ed economia si trova annullata nella rappresentazione mediatica da una combinazione di scarsa potenza comunicativa, poco radicamento sul territorio, pochissimi fondi e media disponibilissimi a dare spazio ai partiti personali di Renzi o Calenda (entrambi di centrodestra, ricordiamocelo), volendo ancora meno radicati ma molto più spendibili a livello televisivo. Se votiamo sempre la stessa gente è perché vediamo sempre la stessa gente. Se vogliamo vedere altra gente, dobbiamo andarcela a cercare.
Molta gente non sa nemmeno che i partiti di sinistra esistono e che da anni portano avanti battaglie sacrosante sul salario minimo, la tutela dei lavoratori, l'ambiente, il taglio delle imposte su beni di prima necessità, il finanziamento della scuola. Sinistra Italiana, i Verdi, Possibile e Potere al Popolo (per dire i primi che mi vengono in mente e con cui ho avuto a che fare o che ho votato negli ultimi anni) sono tutte realtà con programmi, idee, proposte, ipotesi di alleanze. Ci si può credere o meno, le si può trovare più o meno condivisibili, ma bisognerebbe almeno conoscerle. Allora io farei così, nei prossimi mesi vorrei provare a esplorare un po' le proposte di queste formazioni extraparlamentari, per vedere come sono posizionate rispetto ai femminismi. E te le racconto. Dove non arrivo, chiederò aiuto (o rimanderò a chi ci capisce).
Questa è anche una proposta generale: #votafemminista è a disposizione. Io lo faccio a modo mio, ma vorrei che questo fosse un appello aperto a chiunque voglia mettersi a parlare di politica e di elezioni, non solo da qui a settembre, ma anche dopo. Certo, da qui a settembre fare appelli al voto dovrebbe essere la prima preoccupazione di chiunque, a prescindere dalla quantità di follower, dalla piattaforma o dal linguaggio utilizzato. Per dirla brutta, non me ne frega niente se per parlare di elezioni fai i balletti, anzi, fate i balletti, se questo vi aiuta a far passare il messaggio. Votare dovrebbe essere il trend del momento, l'unico argomento di ogni diciottenne con uno smartphone a disposizione.
Ricordiamoci solo questo: la vittoria di Trump in America sembrava una cosa passeggera, una parentesi che poteva essere chiusa, il bello della democrazia e non il suo punto di vulnerabilità. Adesso gli americani (e le americane, soprattutto) si ritrovano con una Corte Suprema nominata da Trump che sta smantellando ogni libertà individuale, una sentenza alla volta. E nel frattempo l'ex presidente continua a dire che lui nel 2020 ha vinto, che è tutto un grande complotto e che chi lo ama lo segua. La gente si spara addosso, abortire è diventato impossibile in almeno metà degli Stati, e anche la contraccezione è ora sotto attacco. Tutto perché nel 2016 c'è stata gente che ha pensato che votare per Hillary Clinton fosse un compromesso troppo grosso con i suoi valori.
Indovina un po' chi si è fatta fotografare con lo stratega di Trump dell'epoca? Quello che adesso rischia dieci anni di galera per aver rifiutato di collaborare con la commissione che sta indagando sull'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021?
Infine, parliamo di quelli che vogliono votare scheda bianca per "dare un messaggio". Parliamoci chiaro: con i "messaggi", i partiti di governo ci si sono sempre puliti allegramente il culo. Sì, certo quando perdono per due minuti c'è sempre il momento autocritica, l'astensionismo, recuperare la fiducia degli elettori, la rava e la fava. Dopodiché: sticazzi. Fra votare scheda bianca e votare un partito che faticherebbe a passare lo sbarramento, almeno una preferenza l'hai espressa. Le schede bianche non le conta nessuno. Contano i voti. Contano solo quelli.
Errata corrige
Nella newsletter della settimana scorsa avevo segnalato Politics, il podcast dedicato alla politica italiana fatto da Francesco Costa e Chiara Albanese, ma pensavo fosse per abbonati. Non lo è. Rinnovo il consiglio.
Dlin-dlon
Dopo due TEDx da speaker, il primo ottobre passo dalla parte della conduzione in occasione di TEDxCremona, intitolato "Favolosa complessità". I biglietti si trovano a questo link.
Il 30 luglio c'è l'ultima data del tour di Brutta fino a settembre, a Verbania per Allegro con Brio: l'incontro è alle 18.00 alla Terrazza Bar Il Maggiore. Ne approfitto per annunciare che il 16 settembre finalmente sarò al Poplar Festival, dopo anni e anni che ci si prova e non ci si riesce mai.
Libellula Rebels
Quest'anno ho avuto modo di collaborare con Fondazione Libellula, organizzazione che si occupa di incentivare la parità di genere e il rispetto delle persone all'interno delle aziende. Su YouTube è disponibile il video del mio intervento, interamente improvvisato, incluso il momento in cui mi rendo conto che gli orecchini fanno rumore nel microfono e me li tolgo in tempo reale.
Direi che basta, ci risentiamo presto.
Giulia