La ragione delle ragazzine
Questa settimana: piatti di pasta metaforici, Temptation Island catalogo di abusi, avere ragione fino da piccolissime, e tutto quello che ho scritto finora sullo scandalo molestie nelle agenzie.
Le trasferte sono finite per un po’, quindi ne ho approfittato per andarmene qualche giorno dai miei, anche perché mio nipote Davide (sei anni, esageratamente simpatico, ogni tanto mi manda dei messaggi su WhatsApp fregando i telefoni ai parenti adulti) si è rotto un polso, quindi sono venuta qui a tenergli compagnia. Sabato sono partita nel primo pomeriggio da Termini, fermandomi a mangiare un piatto di pasta al Mercato Centrale, e lì è successa una cosa che mi ha ricordato - in caso ne avessi bisogno: ma non è così - cosa amo di Roma.
Quando sono sola mi siedo sempre al bancone davanti allo stand. Ero lì ad aspettare la mia pasta, quando i cuochi hanno cominciato a chiamare il numero di una carbonara da fare le bavette, ma nessuno si è presentato a ritirarla. Nel frattempo la mia pasta è stata preparata, me la sono mangiata tutta di gusto e ho tirato pure su il sugo con la forchetta. “La signora fa la scarpetta!” Ha esclamato il più anziano dei cuochi. “Fa piacere vedere quando le persone mangiano di gusto quello che gli prepari.”
”Avevo una fame che la carbonara del 21 me la sarei mangiata io.”
”Ecco qua. Offerta da noi.”
Gli ho dato tre forchettate in croce - ero sazia - e magari queste cose succedono dappertutto, però a me è sembrata una cosa molto romana a cui io ho risposto in maniera molto romana. Roma non ha una vibrazione sottile, suona grossa e forte: è un suono che può piacere o disturbare, non è per tutti, ma dopo quasi vent’anni ho capito che la mia capacità di suonare alla stessa frequenza è parte del motivo per cui ci amiamo tanto e con tanta passione.
Temptation Island è un catalogo di abusi
A ogni nuova stagione di Temptation Island la mia timeline di Twitter esplode di commenti. A ogni nuova stagione, il programma ripropone la stessa formula: coppie disfunzionali che vanno a “risolvere” i loro “problemi” in un programma televisivo, secondo la cara vecchia formula del “se guardi un altro allora non mi ami”. Basta una puntata per capire come mai le donne continuano a morire per mano dei partner o ex partner: l’abuso relazionale è completamente normalizzato, fatto passare per “difficoltà nel rapporto” se non proprio accettato come parte dei comportamenti corretti da tenere all’interno di una relazione.
Sia chiaro: parlare di quello che va in televisione come se corrispondesse alla realtà della vita è sempre rischioso, perché la gente - molto banalmente - mente e si inventa le cose per andarci, in televisione: e questo non solo non è illegale, ma è parte della finzione televisiva. Io tratterò Temptation Island, quindi, per quello che è: un programma che riproduce delle dinamiche relazionali presentandole come vere, senza preoccuparmi della loro corrispondenza al vero nella vita delle persone che partecipano.
Sono andata quindi a recuperare i video di presentazione delle coppie andati sui canali Mediaset, in particolare quello di Gabriela e Giuseppe, che mi pare contenga tutto fino dalle prime parole di lei: “Per lui ho rinunciato a tutto, amici, scuola, famiglia, perché a lui dava fastidio anche se andavo a prendere il pane da sola.” E ancora: “Siamo fidanzati da sette anni, lui è stato il mio primo, il mio tutto, perché ci siamo fidanzati che io ero piccolina, io avevo dodici anni e lui diciassette.” [rumore di vinile che gratta contro la puntina]
Gabrie’: tu non devi andare a Temptation Island, tu devi andare in un centro antiviolenza, e già che ci sei ci devi portare pure i tuoi genitori, che a dodici anni hanno permesso a un diciassettenne di distruggerti la vita. A dodici anni non potevi dare il consenso ai rapporti sessuali (e neanche a tredici, e sicuramente non fino a quattordici), a dodici anni dovevi finire le medie, andare alle superiori, diplomarti, proseguire gli studi, lavorare e andare a comprare il pane quando cazzo ti pareva, Gabrie’.
Sullo sfondo, Tananai che canta Sesso occasionale, perché Gabriela è andata lì non perché Giuseppe è un abusante, ma perché sospetta che lui l’abbia tradita. Un quadro desolante, in cui la prepotenza e le velleità di controllo maschili non solo sono considerate del tutto lecite e normali e accettabili, ma passano pure in secondo piano rispetto al TRADIMENTO, unico motivo per cui la coppia potrebbe sfasciarsi. Lui ti toglie tutto, tu sei poco più che una funzione della sua vita, non hai alcuna libertà di movimento e devi rendere conto a lui per qualsiasi cosa, ma mi raccomando, niente tradimenti.
E nessuno, che io sappia, dice mai: questo è un abuso, questa è violenza psicologica. Passa tutto come “gelosia”, come “amore”, come tratto caratteriale dell’uomo, che ci vuoi fare.
Questo programma è tutto così. Rapporti al minimo disfunzionali, al massimo segnati da evidente violenza psicologica, il cui tasso di degrado è misurato interamente sulla capacità di rimanere “fedeli” in una situazione di isolamento emotivo a favore di telecamere. E tutto questo passa come intrattenimento trash, roba divertente, la solita dinamica del guardare i mostri. La storia di Gabriela, se la raccontasse una ragazzina avvolta in un burqa, ci sembrerebbe subito una storia di oppressione patriarcale da combattere. Invece siccome ce la racconta una diciannovenne in bustier e minigonna, allora ci sembra una roba normale. Non è normale: è comune, ma non è sana e nella vita reale spesso finisce con una donna morta.
Piersilvio Berlusconi, che tanto si inalberò per le mostruosità del GFVip, non ha niente da dire sulla diseducazione sentimentale propinata dalle sue reti? No, eh? Vabbe’. E quante ne vuoi. È pur sempre il figlio di quello che ha distrutto una generazione di donne con la sola imposizione delle Fast Food.
Eravamo ragazzine, avevamo ragione
La scorsa settimana è stata molto faticosa anche e soprattutto per motivi che non avevano strettamente a che vedere con il carico di lavoro (che pure era ingente, e non ancora smaltito) ma il lavoro questa volta ha concorso in maniera significativa a prosciugare le mie risorse energetiche. Lo scandalo molestie esploso nel settore delle agenzie pubblicitarie era già duro da mandare giù prima che mi mettessi a riassumerlo per fem, e quando ho cominciato a lavorarci mi è entrato nelle sinapsi e nello stomaco.
Sabato, sul treno, ascoltavo musica e seguivo le notizie sul (non) golpe in Russia, e nella mia playlist anni ‘80 è partita Rio dei Duran Duran. Mentre l’ascoltavo ho pensato: che pezzone, ma soprattutto che linea di basso, senti qua che figata. E ho ripensato a quanto ci prendevano in giro, a noi degli anni ‘80, perché ci piacevano i Duran Duran. “Gruppo per ragazzine”, dicevano. Provate a riascoltarli adesso, sentite che bomba, come suonano i pezzi, come sono invecchiati bene. Erano una grande band, ma per il fatto di essere fighi (in quel modo molto inglese, da pallidoni che non hanno mai visto una palestra da dentro) e di piacere alle ragazze venivano presi davvero poco sul serio dai loro contemporanei.
Così noi ragazze abbiamo imparato che quello che ci piaceva era roba di scarso valore perché piaceva a noi. Così abbiamo imparato a dubitare di noi stesse, a pensare che le cose che ci piacevano fossero meno importanti o valide di quelle che piacevano ai maschi. Così ci hanno insegnato che non contavamo niente. E invece avevamo ragione. Avevamo. Ragione.
Sempre sulla questione delle molestie
Ho approfondito la vicenda che riguarderebbe Pasquale Diaferia con due interviste, una a Daniela Montieri, che insieme a Massimo Guastini e Laura Grazioli si è adoperata per portare il caso all’attenzione generale già nel 2016, una a Massimo Guastini, il whistleblower di quest’ultima tornata di discorsi.
Date?
No, basta, dai. Però questa settimana (giovedì, per la precisione) c’è la mia lezione online per Scuola Holden, che sto preparando proprio in questi giorni con l’aiuto di alcuni testi che avevo lasciato a casa dei miei genitori. Ci si iscrive cliccando sul bottone che segue (mi piace fare i bottoni!)
Ciao!
Giulia
Avevamo ragione, Giulia 🥰😎
Quel Pop lì, Duran Duran, Talk Talk, TSC, Sade è come il buon whiskey: più passa il tempo e più migliora... 😎