La settimana più importante dell'anno
Sanremo, elezioni regionali, un libro consigliato (anzi due), donne che fanno ridere viste alla televisione.
Domenica e lunedì si vota per le Regionali e stasera inizia Sanremo, quindi non credo di esagerare quando dico che è la settimana più importante dell’anno dal punto di vista culturale e politico. Sanremo è il momento in cui l’Italia racconta sé stessa dal palco del teatro Ariston: poi ci sono anche le canzoni, e solo negli ultimi anni siamo davvero tornati ad ascoltarle anche dopo la fine del festival. C’è chi è vecchio abbastanza da ricordarsi quando Sanremo non spostava niente in termini discografici ed era zeppo di gente che veniva scongelata una volta l’anno, andava a Sanremo, cantava il suo bel ballatone e spariva per i dodici mesi successivi. Adesso a Sanremo ci va la crema del pop italiano, con una bella rappresentanza per tutti i gusti e molti “E questo chi cazzo è?” per noi più anziani.
Però, dicevo (e lo dico ogni anno, ormai è un tormentone): Sanremo è il momento in cui prendiamo la temperatura basale alla cultura nazionale. Cosa è cambiato (niente più “vallette” e relative discussioni su chi sarà la bionda e chi sarà la bruna: sembra surreale, ma per molto tempo il tenore dei discorsi sulle conduzioni è stato quello) e cosa rimane sempre uguale (l’uomo come centro di gravità e padrone di casa, le donne come ospiti e “portatrici di temi”, a volte con risultati che è poco definire discutibili nei toni e nella costruzione della presenza scenica). Sanremo ci racconta l’Italia più garbata e perbene, conformista e sentimentale, paese di santi, poeti (sempre meno), navigatori (sulla nave da crociera ancorata al largo del porto) ed eroi del quotidiano, un’Italia che alla riflessione preferisce la commozione, che si guarda benissimo dall’interrogarsi sui propri limiti e preferisce raccontarsi come ‘o paese d’o sole dove ogni razzismo o discriminazione è frutto di scelte individuali sbagliate e non ha mai una natura sistemica. E come tutto quello che alla Rai porta soldi, dura all’infinito. È una maratona che per una settimana ci tiene in ostaggio come in quel famoso film di quelli che ballavano in cerchio, tanto che ormai il jingle dello spot che è andato in onda nei giorni in cui ci stavamo avvicinando alla manifestazione ci scatena reazioni pavloviane, ci alziamo in piedi, pensiamo di doverne approfittare per fare la pipì.
Ovviamente io lo guarderò, per tutti i motivi di cui sopra e perché Sanremo è Sanremo, e infatti dal 2007 lo commento dal profilo Twitter che si chiama proprio Sanremo è Sanremo, ed è nato come divertimento mio e del fidanzato, ma ora lui a Sanremo ci va a lavorare e io sono rimasta sola a casa sul divano a twittare, LA MIA VITA È BELLISSIMA, OK?
Tutto questo per avvertire che durante la settimana potrebbero partire delle edizioni straordinarie di questa newsletter. Non è pianificato, ma potrebbe succedere.
Dicevo: si vota
Domenica e lunedì chi risiede nel Lazio e in Lombardia va a votare per il governo della Regione, e lo so che ho già asciugato tutti e tutte con questa storia, per cui forse mi ripeto, ma ecco: non votare è un autosabotaggio. Soprattutto qui nel Lazio, dove la giunta uscente ha una montagna di progetti aperti per la cittadinanza che faranno quasi sicuramente la fine del topo se vincono quelli che l’ultima volta che hanno governato hanno mandato tutto in vacca, al punto che siamo finiti commissariati. Sono gli stessi, giuro, sono tornati, sono tutti in lista, dal primo all’ultimo, a cominciare dal candidato presidente, che da Storace era stato incaricato di gestire il Sant’Andrea (forse il più grosso ospedale di Roma) e ci ha lasciato un buco di 78 milioni.
A questo proposito, forse è bene citare qui quello che c’è scritto nel programma di Rocca, così si capisce meglio dove vanno a parare, almeno sul fronte dei diritti delle donne.
La famiglia è la prima comunità naturale. La famiglia è una rete di tutela, un ammortizzatore sociale, una scuola e un’officina di cittadinanza, un’impresa sociale solidale e produttiva. Protegge e cura gli anziani, sostiene i giovani. Anche nel Lazio la popolazione è in decrescita, il saldo demografico è negativo. L’allarme denatalità, ormai costante, ha tra le sue cause le difficoltà che incontra chi vuol dedicare la propria vita a allevare e crescere i figli. Questo deve cambiare.
Riassumendo: le donne, per Rocca, sono gente che deve fare figli e stare a casa. Giorgia Meloni non è stupida abbastanza da attaccare la 194 a livello nazionale: vuole prendersi le Regioni per rendere più difficile abortire a livello locale. È la stessa tattica delle destre americane. Che tu abbia o meno un utero, andare a votare domenica e lunedì è piuttosto cruciale.
Un libro consigliato
Sono passati ormai vent’anni da quando ho letto Di testa loro, il libro di Marta Boneschi che mi ha fatto conoscere il mio spirito guida Teresa Noce e mi ha raccontato la vita di donne straordinarie come Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Franca Viola e molte altre. Quel libro è stato fondamentale nella mia costruzione di un Pantheon di figure femminili da cui farmi guidare, uscendo dalla logica secondo cui le cose importanti della storia le avrebbero fatte solo gli uomini. Oggi esce in libreria Femminucce, di Federica Fabrizio aka Federippi, che con il libro di Boneschi ha in comune almeno una figura (quella di Luisa Spagnoli) e che espande lo stesso concetto oltre i confini italiani. Federica fa un lavoro diverso da Boneschi, meno giornalistico e più legato al valore personale e politico delle donne che racconta per chi si identifica come femminista: è un libro caldo in un altro modo, adatto alle ragazze che hanno una forza da esprimere ma non sanno da dove cominciare. Le auguro di riuscire a cambiare la loro vita come Boneschi ha cambiato la mia.
Una cosa che ho visto
Sono fan, grande fan di due cose: i Monty Python e l’umorismo britannico. Potevo farmi mancare Cunk on Earth? Questo mockumentary (ma sarebbe più corretto definirlo “mockucational”, forse) uscito da poco su Netflix ruota intorno alla figura di Philomena Cunk (interpretata da Diane Morgan), un incrocio fra Vulvia e Alberto Angela, che con il piglio della divulgatrice serissima e un’ignoranza abissale racconta la storia dell’umanità dalle origini a oggi. Il racconto è punteggiato da una serie di interviste a esperti, che tentano di rispondere a domande tipo “Gli antichi Romani hanno inventato o perfezionato lo sbiancamento anale?” o “Le piramidi sono state costruite da sotto in su o dalla punta in giù?” senza morire dal ridere.
Avvertenza: fa ancora più ridere se avete dimestichezza con il senso di alcune componenti impalpabili, direttamente legate al classismo degli inglesi. Cunk ha un pesantissimo accento dell’area di Manchester, praticamente è come se al posto di Angela e della sua dizione elegante (o di Richard Attenborough e della sua finissima received pronunciation) a condurre Superquark ci fosse, che ne so, Gegia. L’accento non fa ridere di per sé, fa ridere nel contesto dei documentari abbottonati della BBC. Cunk fa anche larghissimo uso di modi di dire e riferimenti legati alla cultura pop inglese meno conosciuta, per cui aiuta anche averci passato un po’ di tempo o comunque avere idea di come vivono gli inglesi al di fuori delle grandi città. C’è una gag molto surreale che torna a ogni puntata e che mi ha fatto ridere ogni volta nonostante fosse sempre identica, un po’ come nello sketch dell’Inquisizione spagnola.
Una cosa che ho cominciato a guardare
Splendida cornice va in onda subito dopo Un posto al sole in una serata in cui non c’è davvero nient’altro (ci sarebbe MasterChef, che non guardo più da anni anche se a ogni stagione provo a ricominciare: forse è il caso di arrendersi). Ho cominciato a guardarlo, quindi, più per inerzia che per interesse: e ora invece mi pare una delle cose più pacatamente godibili del panorama televisivo italiano. Appoggiato per tre quarti sulla conduzione di Geppi Cucciari, sempre a metà fra l’affettuoso e il puntuto che sono il suo marchio di fabbrica, Splendida cornice è un programma piuttosto inusuale, che mescola cultura, attualità e il tipo di partecipazione popolare che era stato messo a punto con Che succede? durante gli anni della pandemia. Il programma usa il pubblico non come gatti di marmo che applaudono, ma come contenuto: chi è seduto in studio è passato attraverso un processo di pre-intervista e può essere chiamato in causa in qualsiasi momento per raccontare la sua storia, fare domande agli ospiti o commentare quello che succede nel corso della trasmissione. L’alto e il basso non esistono, c’è la TikToker famosissima perché recensisce libri e c’è la sua autrice preferita, c’è Piero Dorfles e c’è Claudio Santamaria che suona la tromba con un timer a schermo che segnala quando finirà l’inserto culturale, c’è Pupi Avati che parte per la tangente davanti a una perplessa Cucciari e nel sottopancia è presentato come “Icona del patriarcato”, c’è Amalia Ercoli-Finzi che parla di ingegneria aerospaziale e Andrea Maggi che corregge la grammatica ai presenti. Insomma, ci si diverte con e sulla cultura in una chiave leggera e ironica, e magari Sanremo avesse gli stessi autori e la stessa capacità di prendersi poco sul serio.
Ci risentiamo, forse martedì prossimo ma forse pure prima, chissà.
Giulia
Allora seguirò Sanremo attraverso i tuoi tweet