Lavori in corso sulla linea temporale
Stanotte non si dorme, si sorveglia il destino del mondo.
Il 10 gennaio 2016 muore David Bowie. Il 21 aprile dello stesso anno il Fentanyl si prende Prince. George Michael se ne va a Natale. Nel 2016 il Regno Unito sceglie, contro ogni previsione e ogni ragionevolezza, di uscire dall’Unione europea. E sempre contro ogni previsione, Donald Trump vince le elezioni negli Stati Uniti d’America.
Il 2016 è l’anno in cui la nostra linea temporale si è rotta, ha perso continuità, e siamo stati sbalzati in una sorta di universo parallelo in cui niente funzionava come doveva, e tutto inizia e finisce con quelle tre morti dolorose, premature, alle quali nessuno era preparato. Mi ricordo di averlo pensato, e di avere scoperto poi di non essere l’unica: il 2016 è stato una sorta di crepuscolo degli dei, il punto in cui il mondo comincia a precipitare verso il Ragnarǫk.
Questa sera, questa notte, quel ciclo potrebbe chiudersi. So benissimo quanto sia surreale attribuire agli americani il compito di aggiustare tutto, ma nel Regno Unito hanno votato, i Tories hanno preso la scoppola che si meritavano, e ora si tratta di litigare con un governo un po’ beige con punte di marrone1 ma non composto interamente di psicopatici. Nel frattempo Maia Sandu, l’europeista, ha vinto di nuovo le elezioni in Moldavia; Salomé Zourabichvili, presidente della Georgia, ha rifiutato di riconoscere l’esito di un voto pesantemente truccato a favore dei filo-putiniani, ed è sostenuta dalle proteste di piazza. Questa notte sapremo se Donald Trump verrà sconfitto per quella che si spera sia l’ultima volta, portandosi dietro tutto il suo circo.
C’è chi dice che il tessuto lacerato del tempo abbia iniziato a rigenerarsi quando Tracy Chapman ha cantato Fast Car con Luke Combs ai Grammy, la voce all’attacco un po’ tremante per la commozione, le treccine grigie e un sorriso che faceva luce per chilometri. È una canzone importante, quella. È la canzone di tutte le donne che vedono i loro sogni distrutti dagli uomini in cui ripongono la loro fiducia ma non perdono mai la dignità. Gli ultimi due anni sono stati molto duri, per le donne americane, specialmente quelle povere che vivono in Stati che hanno messo fuorilegge l’aborto. Hanno cominciato a morire perché si sono viste rifiutare cure essenziali. Hanno avuto aborti spontanei pericolosi, gravidanze extrauterine, molte hanno rischiato la vita, altre hanno dovuto partorire il figlio dell’uomo che le aveva violentate. Quando si vieta l’aborto, è questo che succede.
Questa sera, questa notte sapremo se il complicato sistema elettorale statunitense assegnerà più voti elettorali a una donna nera o al solito uomo bianco anziano. Questa notte scopriremo se le donne, ancora una volta, decideranno il corso della storia. Io proverò a restare sveglia, finché potrò, indecisa fra seguire CNN o la diretta de Il Post, forse faccio tutt’e due le cose. Perché la notte in cui vinse Trump e quella in cui ci fu lo spoglio della Brexit andai a dormire, e anche se non cambia niente perché i voti sono sempre quelli, non so se riuscirò a prendere sonno.
A proposito di aborto
Sto ascoltando la nuova stagione di Qui si fa l’Italia, un podcast storico che mi piace molto2 fatto da Lorenzo Pregliasco e Lorenzo Baravalle. Sono storie che in buona parte ricordo, anche se i dettagli meritano sempre di essere rinfrescati; le due puntate su Pasolini, che si riferiscono a eventi accaduti in buona parte prima che io nascessi, sono un utile compendio su una figura tanto importante quanto ormai cristallizzata da una morte così atroce da averlo consegnato a una sorta di canone aristotelico. Ipse dixit. L’ha detto PPP. Ogni discussione è chiusa.

Ascoltando la ricostruzione fatta da Pregliasco e Baravalle, in particolare delle posizioni di Pasolini su aborto e divorzio, non ho potuto fare a meno di notare qualcosa che continua a caratterizzare il pensiero di molti uomini di sinistra, vale a dire la completa centratura prospettica intorno al maschile. Pasolini considerava l’aborto un omicidio (pur concedendo che dovesse essere reso possibile in alcuni casi) e il divorzio un fallimento della società, la fine dei valori tradizionali.
L’assolutismo dei valori imposti sul corpo, sulla sicurezza e sulla libertà delle persone è la forma che prende l’oppressione patriarcale per giustificare sé stessa. Chiamare l’aborto “omicidio” prescinde dalla realtà fisica, materiale della gravidanza e della maternità e trasforma la donna in contenitore passivo, privo di volontà. Deplorare il divorzio significa condannare entrambi i coniugi all’infelicità, ma nel caso delle donne può chiudere una porta di fuga da un rapporto che ne mette a rischio l’integrità fisica e psicologica. Pasolini faticava a incorporare questa parte di realtà nel suo ragionamento, pur nella dialettica con i femminismi (che c’era, ed era vivace quanto si può immaginare): come molti uomini, è probabile che vedesse le donne come funzioni sociali e familiari, portatrici di valori solo nella relazione con l’altro, e non come esseri umani pienamente realizzati. Ha avuto ragione su molte cose, ma su molte altre non va santificato. È stato un artista enorme, visionario e che ha sempre scelto il rischio: farne una sorta di profeta monolitico è, mi pare, un attacco alla sua stessa memoria.
A proposito di corpo e autodeterminazione
Non mi sono espressa sulla GPA perché a) nessuno mi ha chiesto niente e b) fatico moltissimo a riportare qui posizioni che trovo banali, ma in vista di probabili prossimi dibattiti che dovrò affrontare, metto giù alcuni punti per me fondamentali che mi riservo di argomentare meglio in futuro. Non ci saranno sorprese.
L’autodeterminazione vale sempre, o non vale mai. Il discorso politico sulla questione della gestazione per altri (e non parlo di dibattito pubblico, perché non c’è stato) è stato condotto in assenza di un attore principale, vale a dire le donne che scelgono liberamente di portare avanti una gravidanza per conto di altre persone. La totale assenza della loro voce ci dice due cose: la prima è che non le crediamo capaci di libero arbitrio, e la seconda è che la mistica intorno alla gravidanza è a dir poco difettosa. Non si può glorificare il materno come “potere supremo”3 femminile e allo stesso tempo impedire alle donne di esercitare quel potere nei modi e con i mezzi che ritengono giusti. Allo stesso modo, io capisco benissimo che la destra voglia vietare in maniera categorica sia la GPA sia l’aborto: l’autodeterminazione delle donne sui propri corpi destabilizza il sistema sociale. Se però le donne di sinistra pensano che si possa essere a favore del diritto all’aborto e contro quello alla GPA scelta in libertà e sicurezza, hanno un problema bello grosso con la scelta, prima di tutto.
La regolamentazione è essenziale. Lo sfruttamento dei corpi nel capitalismo è già un fatto anche al netto della GPA, e per questo io sono contro ogni forma di GPA a pagamento. Ne comprendo la logica, e anche la contraddizione in termini (perché non sono contro il libero esercizio della prostituzione nel sistema corrente: è un ragionamento affine a quello nel paragrafo precedente, ma che richiede tutt’altra argomentazione e non è oggi il giorno), ma il rischio di creare una sottoclasse di donne che sfornano figli conto terzi per mantenersi o mantenere una famiglia è qualcosa che vorrei evitare. È una posizione di compromesso, perché se da un lato difendo la libertà delle persone di disporre di sé stesse, dall’altro vorrei impedire al capitalismo di mangiarsi anche quest’ultima fetta di autodeterminazione.
Non si può fare senza una riforma che consenta le adozioni aperte. La legge italiana non vieta a chi viene adottato di mantenere i contatti con la famiglia d’origine, ma non prevede una strutturazione di questo diritto. Per farla breve: penso che la GPA si possa fare se la legge permette alle donne che partoriscono di far parte della vita dei neonati, se lo desiderano e c’è un accordo con la famiglia intenzionale. Questo non solo per le donne stesse, ma anche (e soprattutto) perché eliminerebbe ogni possibile zona d’ombra nella vita dei figli adottivi, a prescindere dalle condizioni dell’adozione. L’interesse del minore viene prima di ogni cosa: piuttosto che costringerlo a vivere fino alla maggiore età con la sindrome dell’arto fantasma, meglio aprire la porta al passato, alle radici e agli affetti, in qualunque forma si presentino.
L’affidamento alle culle per la vita è una forma di GPA di destra. La differenza fra una donna che affida (con dolore, sofferenza e contro la sua volontà iniziale) un neonato a una culla per la vita, e una che sceglie in libertà di non essere madre di chi ha partorito è, appunto, la scelta. Se ci sta bene che una donna lasci un neonato in ospedale perché non se ne può prendere cura, ci deve stare bene anche che decida fino dall’inizio di non essere madre: la maternità è un’azione quotidiana, non un destino biologico. La destra vorrebbe andare avanti a gravidanze forzate e bimbi abbandonati; la sinistra dovrebbe riconoscere la volontà della donna come pilastro della gravidanza e della maternità consapevoli.
Le date
Sono le stesse della settimana scorsa, più un paio che si sono aggiunte perché novembre (insieme a marzo) è il mese in cui le femministe sono di stagione.
Repliche di Brutta:
9 novembre - Viareggio, Festival Melosmente, ingresso gratuito
13 dicembre - Arese (MI), Teatro Comunale, ingresso gratuito.
Altri incontri:
21 novembre - Cose mai successe ad Asti, Centro Culturale Fuoriluogo
23 novembre - “Prevenire, proteggere, educare” a San Benedetto dei Marsi (AQ), Ristorante Ragno, ore 10.30
25 novembre - Rubiera (RE), L’Ospitale, ore 21.00
5 dicembre - Prato, Teatro Politeama Pratese, incontro della rassegna La farmacia delle parole con i detenuti del carcere di Prato.
Magari ci risentiamo anche domani, chissà.
Giulia
Wes Streeting e le sue posizioni sulle persone trans.
Anche se stiamo già alla seconda stagione e non c’è stata una sola puntata che avesse al centro una o più donne, con l’eccezione di Tina Anselmi sulla P2. Una faccenda di maschi che una donna fu chiamata a sbrogliare.
Libera citazione della senatrice Varchi, non riesco a ritrovare la formulazione esatta ma il senso era quello.
Grazie per aver messo giù in parole chiare e razionali quello che penso sulla gpa, che come l'aborto, il fine vita e in generale le scelte personali più intime andrebbe trattato con delicatezza e serietà, e invece.
Nel 2016 sapevo che avrebbe vinto Trump, avendo visto svenire Clinton, anzi Hilary, in pubblico. Anche adesso chi vota democratico dice che Harris, anzi Kamala, non va bene perché è troppo forcaiola, anzi socialista, anzi non vuole la pace nel mondo anzi non sa imporsi, anzi non è capace di cuocere un uovo, ma forse qualcuno ha imparato dall'esperienza, chissà. Mi sa che prendo la valeriana
Più su una nostra amica prenderà,forse,la valeriana.
Io,dopo aver seguito la diretta del Post,alla fine sono rimasta a gambe incrociate davanti al PC,così,persa nel vuoto; con una tristezza,un'ansia,una rabbia che vi giuro,non ero presente a me stessa.Perché ha vinto Trump? Com'è possibile che un delinquente,sporco e sudicio,sia così amato? Sto malissimo.Grazie Giulia,sei un farò nel buio.