Servizio a domicilio | Chi ha paura della rabbia delle donne?
Comunicazione di servizio: ho migrato la newsletter da Mailchimp a Revue (vorrei dire che è stato facile, ma no! Non è stato facile, poi mi spiego). Non cambia niente, a parte il fatto che devo mettere a punto un po' di cose nel design, ma se questa mail ti è arrivata per sbaglio (vale a dire, dopo che avevi già deciso di disiscriverti), scusa! Ovviamente disiscriversi è sempre possibile anche se ti sto simpatica ma hai obiezioni alla migrazione, i link per farlo sono in fondo alla mail.
Allora, che c'è di nuovo?
Non ci si sente da un po', e nel frattempo ho letto un po' di roba interessante, fra cui Queenie di Candice Carty-Williams (Einaudi), di cui non dico niente perché ci vorrei scrivere un pezzo, e L'anima della festa di Tea Hacic-Vlahovic, uscito per Fandango. Ho scritto qualche riga su Instagram per raccontare quanto mi è piaciuto, ma siccome la funzione di Revue che collega Instagram alla NL non sta funzionando (ci stanno lavorando, dicono), clicca qui per leggerle.
Cosa ho fatto, oltre a questo? NIENTE. O meglio: ho lavorato molto, vissuto poco. Ho visto Ginny & Georgia su Netflix (fico) e LOL - Chi ride è fuori (ho riso moltissimo). Ho anche scritto un paio di pezzi per Valigia Blu che non ricordo se avevo già segnalato, è passato tanto tempo, firifiiii firifirifiriiii io in piedi sul ponte del Titanic che guardo l'oceano.
Il primo era questo. Aveva a che fare con la psicanalisi, Recalcati, l'incapacità di identificare lo sguardo maschile come sguardo di genere, e le scazzottate con le femministe transescludenti.
Il femminismo, il patriarcato e l’incapacità di alcuni intellettuali italiani di andare oltre se stessi – Valigia Blu — www.valigiablu.it
Il secondo, più recente, ha a che vedere con il senso delle lotte femministe nel 2021.
La lotta femminista nel 2021 è ancora una lotta per la sopravvivenza – Valigia Blu — www.valigiablu.it
Ma questa cosa della migrazione?
Ah sì, scusa. Allora. Ho spostato la newsletter da Mailchimp a Revue perché volevo usare un servizio pensato per chi scrive e non per chi fa marketing. Revue offre anche la possibilità di monetizzare i contenuti, cosa che per ora non intendo fare, ma meglio avere la struttura che non avercela; e comunque Mailchimp è inutilmente bizantino per chi, come me, vuole solo mandare delle mail. Comunque te la racconto perché così si capisce come la tecnologia sia bella, ma pure inaffidabile. Carico la mia lista di contatti da Mailchimp, tutto bello, poi arriva un messaggio che dice più o meno: "Hai caricato un sacco di contatti! Ci dici chi sei, così controlliamo che tu non stia inviando spam?"
La mia lista non è così gigantesca (mi immagino cosa potrebbe succedere se a passare a Revue fosse, che so, Francesco Costa con la sua bellissima newsletter Da Costa a Costa) ma ok, compilo il modulo. Neanche un quarto d'ora dopo, mi sbloccano. Yippee.
Scrivo la newsletter (la parte che non è questa, almeno) e la lascio lì per mandarla il lunedì mattina. Quando provo a modificarla per sistemare delle cose, scopro che il mio account è stato sospeso perché (traduzione libera) "Potrebbe impedire ad altri di inviare mail con il servizio".
Oggi è martedì, e sono appena stata sbloccata con molte scuse da parte dello staff, ma il dubbio rimane: non avevo fatto niente. Non avevo mandato mail, non avevo compiuto alcuna azione verso l'esterno, e soprattutto non avevo fatto niente che potesse impedire a chicchessia di mandare delle mail. Cosa impedirebbe a Revue di bloccarmi di nuovo, senza preavviso e per nessun motivo?
Insomma, per ora stiamo qui, ma potremmo scappare di nuovo.
Odio gli uomini
Mi è venuto pure il sospetto che a bloccare tutto sia stata questa frase, eh. Perché basta il titolo del pamphlet di Pauline Harmange (Odio gli uomini, appunto, uscito da poco in Italia per Garzanti: qui ne parlo con Lorenzo Gasparrini e Matteo Botto) a far rizzare il pelo alla gente più varia, e forse anche ai bot. Come titolo è una specie di liquido di contrasto che rivela dove si è collocati rispetto ai femminismi: c'è chi si incuriosisce, chi si spaventa, chi si incazza direttamente e chi grida all'incitamento alla violenza. A spaventarsi spesso sono le donne, terrorizzate dall'idea di essere in qualche modo sgradite e sgradevoli agli uomini. A incazzarsi sono gli uomini che non hanno problemi a vivere in una società che odia le donne in maniera indiscriminata, ma non tollerano nemmeno il titolo di un saggio che accenni a un atteggiamento meno che benevolo nei confronti del genere maschile.
Le une e gli altri parlano senza averne letto una riga, e se l'hanno letto non l'hanno capito.
Il libro di Harmange vuole essere provocatorio, come tutti i pamphlet e nello specifico tutti i pamphlet femministi che vogliano suscitare una reazione forte. L'impulso alla censura, a cominciare dal titolo, ci rivela quanto poco tolleriamo la rabbia delle donne, quanto ci fa paura, quanto sentiamo il bisogno di soffocarla, anche quando è motivata e radicata. Harmange spiega molto bene i motivi della sua rabbia, lo fa senza giri di parole e senza preoccuparsi di risultare gradevole. Odio gli uomini è divertente, liberatorio, è un inno alla rivendicazione della propria indipendenza dallo sguardo, dall'opinione, dal giudizio maschile. È un invito a creare uno spazio mentale autonomo, a dare valore ai legami, all'amicizia, all'arte delle donne.
Una sola cosa non c'è, in questo libro: un invito alla violenza. Non c'è mai, in nessuna pagina. La parola "misandria", che ha scatenato tanta furia, non costituisce in alcun modo un incitamento a fare agli uomini quello che gli uomini hanno fatto alle donne per secoli. Harmange non invita a ucciderli, a rimetterli al loro posto con la forza, a escluderli dalla vita pubblica, a massacrarli di insulti quando esprimono opinioni (anche non particolarmente controverse) in pubblico. Che è esattamente quello che succede alle donne in tutto il mondo, ogni giorno, senza che l'opinione vada oltre la contrizione a donna già uccisa, picchiata, stuprata, umiliata.
Io dico che dovrebbero leggerlo proprio gli uomini. Per stare scomodi, mettersi in discussione, domandarsi quali sono le loro complicità con un sistema che ha bisogno della sottomissione femminile per funzionare.
C'è altro?
Due cose. Anzi, due petizioni da firmare.
Prima, questa, per dare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki e riportarlo nel nostro paese prima possibile.
Petition · Cittadinanza Italiana a Patrick Zaki · Change.org — www.change.org Il 7 febbraio 2021 è stato un anno esatto dalla carcerazione di Patrick George Zaki. La storia dello studente Egiziano è ormai risaputa, e purtroppo il susseguirsi dei continui rinvii hanno portato la situazione a limiti estremi. Il ragazzo studente alla università di Bologna, accusato dal regime Egiziano di atti sovversivi verso il proprio paese, in realtà viene tenuto in carcere in condizioni al
La seconda è per la calendarizzazione del DDL Zan. Ci tornerò.
APPROVATE SUBITO LA LEGGE CONTRO L'OMOTRANSFOBIA — action.allout.org Per una rapida calendarizzazione e approvazione al Senato della proposta di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo
A presto, spero.
Giulia