Speciale Sanremo: se questa è l'ultima (canzone e poi la luna esploderà)
Il VAR della quinta e ultima serata del Festival.
A metà del pomeriggio di ieri, il panico fra i ranghi dei commentatori social di Sanremo era diventato tangibile. Si cominciava a parlare di “voto utile” e di convergere su Mengoni, davanti alla minaccia della vittoria di Ultimo.
Posto che si tratta di canzonette, e che se prendessimo sul serio la politica come prendiamo sul serio le canzonette forse non ci ritroveremmo con la destra in tutti i luoghi-chiave del governo del paese, ho visto riprodursi praticamente le stesse dinamiche del 25 settembre: c’è chi vota per la squadra che ha sempre sostenuto, chi è tentato dal candidato laterale ma presentabile e che è cresciuto abbastanza da avere delle speranze e chi invece si rassegna a scegliere il male minore e si tura il naso, votando per il candidato mainstream pur di non vedere quello sgradito conseguire la vittoria.
A differenza delle elezioni del 25 settembre, la minaccia Ultimo sembra essere stata ampiamente sopravvalutata, e il nostro si è piazzato quarto, con mia grande gioia dato che era dal 2019 che mi tenevo questa battuta da ingegnere:
Ha vinto quello che si sapeva da subito avrebbe vinto, un po’ come in quei film gialli in cui a dieci minuti dall’inizio capisci chi è l’assassino ma ti devi ciucciare un’ora e mezza di false piste e accuse infondate. E va bene così: Marco Mengoni è un patatone simpatico che viene da Ronciglione e quindi fa felici noi ragazze di campagna che ci sentiamo sempre in difetto rispetto a quelle di città. Il pezzo è bellino e struggente quanto basta, e allo Eurovision penseranno di nuovo tutti che siamo un paese di boni che oscilla fra il roghenroa e le ballate strappalacrime senza quasi niente in mezzo. Potevamo mandarci Tananai e far singhiozzare tutta l’Europa con un tributo ai vincitori uscenti, ma ok. L’importante è che non ci siano andati quello degli angioletti o quello che se non vince rosica chiamando il vincitore “quel ragazzo” e costringe il festival a cambiare il regolamento, no guarda Niccolò non ce la siamo assolutamente legata al dito, figurati.
Sulla top five tuttimaschi cito la mia amica Carola:
Ora, io non penso che Amadeus (in quanto capo dei paternalisti) abbia la facoltà di decidere cosa piace o non piace al pubblico italiano o di orientare il voto in un senso o nell’altro, ma che le donne in gara fossero comunque poche è un fatto. Sono abbastanza sicura che Mr Rain, LDA e Will (per dirne solo tre che non portavano brani di particolare spessore o inventiva musicale) si potessero sostituire con una delle tante ragazze che in questo momento fanno musica come autrici o interpreti nel nostro paese. Lo stesso, mi duole dirlo, vale per la mia capitana al Fantasanremo Anna Oxa, che si è giocata il suo ritorno in un modo che peggio era difficile e che la scaraventa ancora più lontano dai fasti di Un’emozione da poco o Quando nasce un amore. Sembrava la zia fricchettona che nessuno vuole vicino al pranzo di Natale perché ti attacca dei missili senza capo né coda sui politici che sono tutti uguali ed è tutto un magna magna.
Il punto è questo: o si pensa che le donne siano esseri umani la cui espressione artistica ha lo stesso valore di quella degli uomini, e non creature ultraterrene inchiodate alla triade funzionale decorare-figliare-servire, oppure le donne dovranno sempre lavorare il triplo per ottenere la metà dell’attenzione, e per giunta saranno costrette scendere le scale con i tacchi, barcollando e guardandosi i piedi, e finendo per avere bisogno di una mano maschile che le accompagni lungo gli ultimi gradini. La combo scala di Sanremo con gradini lisci e stretti + tacchi è la rappresentazione 3D del gender gap, è il livello di difficoltà aggiunto di cui nessuno vuole riconoscere l’esistenza o l’entità, perché riteniamo del tutto normale che le donne facciano fatica. Dobbiamo sudare, piangere, soffrire, torcerci le mani, sentirci in colpa, essere modeste, rose dal dubbio, esibire una sindrome dell’impostore che non ha alcun fondamento nella realtà, mentre intorno abbiamo uomini che combinano tutti i pasticci possibili e immaginabili e la passano sempre liscia, non rischiando mai il posto e tantomeno le caviglie.
Signora, il limone!
I politici di destra sono come gli algoritmi: apprendono il linguaggio umano e lo applicano in automatico alle situazioni, suonando talvolta quasi normali. Questa volta è il caso di Tremaglia.
Tremaglia non è, che mi risulti, uno particolarmente attivo sul fronte del discorso sugli abusi sessuali, quindi mi pare ovvio che questa uscita da parte sua sia strumentale: ma che in quel metro di lingua rifilato da Rosa Chemical a Fedez ci fosse un problemino di consenso è sembrato chiaro anche a me due minuti dopo aver pensato una roba tipo ELLAPEPPA (credo di averlo anche detto ad alta voce, ma non ci sono i testimoni: ieri ho dato forfait a tutti i gruppi d’ascolto e sono rimasta sul divano da sola a grugnire “Vi odio, vi odio tutti” all’indirizzo degli autori del festival e a chattare su WhatsApp con mia sorella). Ok, è showbusiness; ok, Fedez per un po’ sembrava stesse al gioco. Però ecco, senza trasformarlo in un caso nazionale, in effetti per pomiciare bisogna essere d’accordo in due. Fatevi un appunto da qualche parte.
L’ultima polemica e poi basta
Volodymyr Zelensky: lo facciamo parlare? Non lo facciamo parlare? Manda un video? Manda una lettera? Quando la leggiamo? Quanto spazio vogliamo dare al presidente di un paese sotto attacco, roba che quando ci ripenseremo fra qualche decennio ci diremo “Ma davvero ci siamo posti il problema?” Alla fine lettera è stata, letta più o meno alle due e un quarto di notte, quando davanti al televisore erano rimasti solo i pazzi, gli estremisti del pop e i parenti e amici dei concorrenti in gara, e stamattina devo pure vedere i commenti di quelli che “EH HA DETTO VITTORIA MA NON HA DETTO PACE”. Moriremo democristiani.
E ora, tutti da zia Mara e a votare
Questa è l’ultima newsletter a tema Sanremo: nella prossima, quella di martedì, è molto probabile che parleremo del risultato delle regionali in Lombardia e nel Lazio. Ne approfitto quindi per ringraziare chi mi ha assecondata in questa roba da matta, non lo faccio più (almeno per un altro anno, direi), però adesso ne approfitto per un paio di comunicazioni di servizio.
Lunedì si torna a parlare di cose serie: alle 18.30 c’è un incontro organizzato dall’Associazione VenUs alla Sala del Carroccio del Campidoglio (dove non sono mai entrata, è una cosa!) per parlare di stereotipi di genere. Chi vuole venire può prenotare il posto a questo link.
Il 19 febbraio, invece, partecipo al primo festival dell’educazione sessuo-affettiva, che è anche il festival con il titolo più bello di sempre, Saperlo prima, e si tiene a Largo Venue, a Roma. Il panel in cui sono inserita si intitola “Stereotipi di genere e politica quando si parla di affetti e sessualità” ed è alle 20.00, quindi prima si parla poi si beve. Prenotatevi qui, è gratis e se venite ci sono dei regalini.
È stato un onore suonare con voi. Ci risentiamo martedì.
Giulia
Bonus track: existentialist gIANMARIA
Buon inizio settimana. Come sempre arrivo in ritardo...la fibromialgia mi sta ammzzando (è tornata la maledetta, senza preavviso e senza prenotazione) ma non posso non leggere questa ultima (peccato!) perla su Sanremo. Due cose mi hanno riportato indietro di più di vent'anni: la battuta da ingegnere (quante ne ho dovute sorbire...) e la constatazione, vera, reale, assurda (solo se fossimo in un altro Paese, volutamente con la maiuscola) che "dobbiamo sudare, piangere, soffrire, torcerci le mani, sentirci in colpa, essere modeste, rose dal dubbio, esibire una sindrome dell’impostore che non ha alcun fondamento nella realtà, mentre intorno abbiamo uomini che combinano tutti i pasticci possibili e immaginabili e la passano sempre liscia, non rischiando mai il posto e tantomeno le caviglie". Quante ne ho vissute, dall'università ad oggi: un prof che mi manda via senza neanche interrogarmi, perchè ho copiato da uno che manco era nella mia stessa aula, ma tant'è, mica poteva essere il contrario; una che vede il cv e mi chiama, ma quando scopre che sono donna dice: "no, no, perchè sa, gli idraulici hanno la moglie e quindi..." come se fossi una che ci prova con chiunque respiri e non conoscessi l'etica professionale...
Scusa per questo commento inutile e troppo lungo, ma leggendo ho pianto lacrime amare (e in questo periodo non so darmi un freno). Grazie, e mi chiedo: resisterò un altro Sanremo senza le tue intelligenti parole?
Buongiorno, il panel sarà disponibile su internet o chi non può essere a Roma, lo perde per sempre? Grazie mille