Un nuovo romanzo, e dove trovarlo
Questa settimana: apriamo i pre-order, un ricordo degli anni '90, e una cosa importante di cui non parliamo abbastanza.
Cominciamo dalle notizie importanti: Scintilla nel buio esce il 7 marzo. Si può pre-ordinare da ora dallo shop della Libreria Teatro Tlon: chi fa l’ordine da questo link prima della data d’uscita ufficiale riceverà una copia del libro autografata. Per tutti gli altri c’è questo link.
Per me è un ritorno (alla narrativa, dopo due saggi e mezzo) e anche un esperimento, perché non avevo mai scritto per lettrici (e lettori, anche se non mi aspetto che ce ne siano molti) così giovani. È la storia di Miriam, che si sveglia dopo un incidente che le ha portato via tutta la famiglia e la vita come la conosceva, e deve ricominciare da capo in una nuova città, con uno zio che a malapena conosce e in una scuola dove è una completa estranea. E una notte, quando non riesce a dormire, comincia a vedere una ragazza di nome Scintilla, che dice di vivere lì, nella sua stessa casa. È un fantasma? Chi lo sa: Scintilla la capisce come nessun altro, ed è lì ad aiutarla quando tutto il resto del mondo sembra averla abbandonata.
Mi sono divertita da pazzi e li ho amati tutti, i personaggi di questa storia in cui ho messo un bel pezzo della Roma che conosco, ricostruendone la geografia con tutta la precisione possibile. E spero di aver fatto onore alla missione di Luna, collana de Il Battello a Vapore nata per costruire un’educazione sentimentale e relazionale delle ragazze attraverso le storie. Scintilla nel buio parla di lutto, salute mentale, famiglia e anche un bel po’ di classe sociale, tutto in un modo comprensibile a 12 anni senza avere cambiato granché nelle mie scelte linguistiche e di prosa. Le dodicenni mi capiscono già benissimo anche quando non scrivo direttamente per loro.
Sleep easy, Trugoy the Dove
È il 1991, sto per prendere la maturità e non ho la minima idea di cosa farò o sarò da grande. O meglio: lo so, ma non mi sento granché autorizzata a saperlo o a rivendicare le mie inclinazioni. A diciott’anni, diciannove da compiere, sono un casino e mezzo. Oscillo fra la passione per le boy band (una, nello specifico: i New Kids on the Block) e gusti musicali più sofisticati, o quantomeno più adulti. Sono giusto a un paio d’anni dalla scoperta definitiva dell’indie rock, ma i primi anni ‘90 per me sono quelli dell’hip hop, cultura venuta al mondo con la Generazione X. Su MTV trasmettono Yo! MTV Raps e io lo guardo religiosamente. I miei preferiti sono tutti parte del collettivo dei Native Tongues: A Tribe Called Quest, Monie Love, Queen Latifah, Jungle Brothers, e ovviamente De La Soul, che già avevo amato con 3 Feet High and Rising. Sono in tre: Posdnuos (anche noto come Plug One), Trugoy the Dove (Plug Two) e Maseo, più il producer Prince Paul.
Nel 1991 i De La Soul pubblicano De La Soul Is Dead. E io lo imparo tutto a memoria. Chiedimelo a secco e so ancora rappare (male) TUTTA Ring Ring Ring (Ha Ha Hey). I testi a volte mi disturbano, sono ancora una femminista molto destrutturata ma abbastanza sensibile da capire che Bitties in the BK Lounge è non poco problematica, ma in altri punti (Millie Pulled a Pistol on Santa) i tre raccontano una storia di abuso sessuale in famiglia dalla prospettiva del giovane amico della vittima, che non crede alla sua versione perché troppo vicino all’aggressore. Mi gelava il sangue anche quando il mio inglese era molto meno avanzato di quanto lo sia ora, e rimane un capolavoro.
Avanti veloce qualche decennio, l’agenzia di comunicazione in cui faccio (male e soffrendo, ma è un’altra storia) l’account manager mi ha affiancata a Deezer, che allora tentava di giocarsela con Spotify nel mercato dei servizi di streaming. Entro nell’ufficio di Ernesto Assante sulla Cristoforo Colombo per parlare di cose di lavoro, e sulla parete c’è proprio il disco di platino di 3 Feet High and Rising, incorniciato. E io a momenti mi inginocchio, sotto lo sguardo divertito di Assante e quello perplesso di Laura Mirabella, che all’epoca era Country Manager di Deezer.
E che vogliamo dire dell’euforia folle di A Roller Skating Jam Named “Saturdays”, che mi ha lasciata tutta la vita con una voglia insoddisfatta di roller disco?
Trugoy the Dove, aka Plug Two, al secolo David Jude Jolicoeur, è morto il 12 febbraio a 54 anni. Stava male da tanto, ma era troppo giovane per morire. Non è la prima morte che si abbatte sulla mia generazione, abbiamo perso già Cobain, Layne Staley, Richey Edwards. Sul versante rap abbiamo visto cadere 2Pac e The Notorious B.I.G. Eppure ogni volta è una coltellata al cuore, e per me questa fa più male di tante altre, perché Trugoy è stato davvero parte della colonna sonora permanente della mia vita. Dormi sereno, Dave, e grazie di tutto.
Una cosa che faccio oggi
Mi rendo conto che è un po’ last minute, ma oggi pomeriggio sono a fare una cosa bella e interessante. Save the Children ha appena lanciato il Progetto DATE, pensato per prevenire e contrastare la violenza all’interno dei rapporti fra adolescenti. Basta sbirciare TikTok due minuti per rendersi conto di come la violenza venga romanticizzata già in età precocissima, e di come mostrare possesso, gelosia e mania di controllo sia considerato normale all’interno delle relazioni. I giovani maschi, in particolare, usano l’esibizione di questi comportamenti come parte della costruzione dell’identità maschile (lei è “mia”, io la possiedo, io sono un uomo forte) e le ragazze sono sedotte da questa sopraffazione, sono addestrate a considerarla una prova del loro valore (lui mi vuole solo per sé perché io sono preziosa). Una dinamica che la narrativa commerciale ha contribuito a consolidare con i vari Twilight, After e via dicendo, per non parlare delle porcate di successo tipo 365 giorni.
Oggi è San Valentino, quindi è un ottimo giorno per parlarne: oggi a Roma, in piazza San Francesco di Paola 9, me ne occupo insieme a Lorenzo Gasparrini e Patrizia Romito. L’evento inizia alle 16.00, c’è ancora tempo per iscriversi sia per partecipare in presenza, sia online, a questo link. Chi volesse scoprire il progetto rivolto direttamente agli adolescenti, “Lo hai mai fatto?”, lo trova qui. Consigliatissimo soprattutto a chi ha figli maschi, ma a occhio penso farebbe benone anche agli adulti.
Ah, a proposito di San Valentino
È solo una roba per vendere cioccolatini. Diciamo no all’amore performativo, sì a quello vero, quello che ti sorprende quando meno te lo aspetti e non è un forzato delle ricorrenze.
Baci e abbracci,
Giulia
Ma dai, super! Lavorando con ragazzi e ragazze su progetti di lettura, preordino subito!