È un orario strano, per mandare una newsletter. Ma sto cucinando, quest’anno è un Natale strano: dovevo essere a Roma, invece ci sono stati degli intoppi familiari e ci tornerò il 26. Sto cucinando, ho dei tempi morti, ho pensato che martedì era lontano e volevo fare gli auguri a tutta questa gente che rimane iscritta alla mia newsletter.
Non so se tu che mi leggi ami il Natale. È una festa difficile, forse per quel vecchio adagio che prevede di festeggiarlo “con i tuoi”, mentre Pasqua, che cade in primavera, quando oltre al Signoregesù risorgono anche la natura e i nostri ormoni rallentati dal freddo, si fa “con chi vuoi”. I “tuoi”, però, non sono sempre un posto sicuro in cui tornare. Chi ha visto The Bear e ha una famiglia complicata ricorda l’ansia generata dall’episodio flashback sulla cena di Natale in cui Jamie Lee Curtis interpreta la madre del protagonista, una donna ben oltre l’orlo della crisi di nervi e che deve essere maneggiata con la stessa delicatezza di un carico di nitroglicerina.
Io non so come sia la tua famiglia, se sia quella d’origine, una tutta nuova, una famiglia allargata che si è adattata a uno o più cambi di configurazione, o una famiglia d'elezione fatta di amici e amiche. Non so neanche se lo festeggi, il Natale. Magari osservi una religione che non lo prevede. Mica siamo tutti uguali.
Natale vive in uno strano tempo sospeso, in cui a volte si perde la cognizione dei giorni della settimana. Oggi mio padre mi ha chiesto, ma oggi è domenica? E domani è lunedì, giusto? Ci ho dovuto pensare. Noi non festeggiamo la Vigilia, non so bene perché: credo che sia perché siamo da sempre abituati a fare solo il pranzo, e alla Vigilia ad andare a letto presto per prepararci al tour de force in cucina, non lo so. A me non dispiace. Uno, perché devo cucinare solo per un pasto, e due, perché mi piace il silenzio della Vigilia, la calma che precede il giorno in cui si scartano i regali, ci si abbuffa, si gioca a tombola. Mi è sempre piaciuto, il Natale. È proprio la mia festa preferita.
Però dicevo, non è una festa facile. E capisco benissimo chi non la vuole affrontare e accampa scuse per restarsene a casa, ma pure chi ci va sapendo che dovrà litigare (quella persona sono stata io, molte volte). Le famiglie, specialmente quelle che non ti scegli, ti proiettano sempre addosso ansie, aspettative e paranoie. Ieri ero in giro per compere con mio cognato e parlavamo di mio nipote grande, che ormai ha sedici anni, e io mi sono resa conto di quanta ansia mi genera il fatto di non sapere cosa voglia fare da grande. È una roba senza senso, io a sedici anni non mi trovavo le chiappe con due mani, ma neanche a venti, a trenta e forse ho capito come fare solo intorno ai quaranta, ma eccomi qua a fare la zia apprensiva. Ero meglio prima.
Io non so come passerai il Natale, spero bene, spero con tutto l’amore del mondo. Intanto, però, eccoti il mio. Se vuoi litigare, litiga. Se preferisci invece non litigare e buttarla sull’umorismo, anche quella è una strategia. Se riesci a non parlare di politica, mille punti per te. Se invece no, e ti fai detonare fra il primo e il secondo, pazienza. Va tutto bene, Natale passa, l’amore resta, e resti pure tu.
Un abbraccio,
Giulia
Sarà il primo Natale in cui non dovrò stare attento che mia madre non mangi troppi dolci, non beva troppo vino e prenda le medicine.
Mi farà strano. Triste, ma soprattutto strano.
Auguri Giulia ❤️
Magari è tutto complicato, ma intanto è Natale. E magari non siamo tutti più buoni, ma c'è il pandoro, che certamente è buono, e io guardo le lucine intorno al mio presepe fatto di nidi caduti, pigne, sassi e licheni. Fosse così semplice tutto il resto. Quindi: auguri!