La mia famiglia d’origine vive in Friuli, a oltre 600 chilometri da dove ho scelto di trasferirmi vent’anni fa, prendendomi un rischio inaudito per la mia cerchia di parentela. Un anno e mezzo dopo sarebbe nato mio nipote Leonardo, e il filo che mi univa al nucleo originario è diventato un elastico che mi fa rimbalzare indietro a intervalli casuali.
Devo quindi ringraziare i miei nipoti se approfitto di ogni occasione disponibile per tornare nel luogo e fra le persone da cui discendo, e che sono nettamente fuori dalle bolle culturali in cui mi muovo di norma. Negli ultimi anni (e dopo un bel po’ di terapia) ho imparato a sfruttare questi momenti anche per provare a farmi un’idea della percezione che le persone lontane dalla mia esperienza hanno di cose che a me, per ragioni ovvie, appaiono in modo del tutto diverso.
Ultimamente ho avuto la sensazione che mio padre non veda di buon occhio la mia scelta di partecipare alla politica in maniera attiva, e la cosa ovviamente mi colpisce, ma piuttosto che litigare (scelta individuale, in cui affermo la mia identità all’interno della famiglia ma che non mi restituisce informazioni utili1) preferisco approfondire, scelta che mi pare andare più nella direzione che mi sono data negli ultimi tempi.
A differenza di un sacco di altra gente che poi è finita a fare politica o cultura o tutt’e due le cose insieme, non sono cresciuta in una famiglia politicizzata. I miei genitori votavano e votano tuttora scrupolosamente a ogni tornata, ma a casa non si parlava mai di politica, e anche io ho cominciato a interessarmene davvero relativamente tardi, dopo la maggiore età. All’inizio è stata una questione di autodifesa: Berlusconi aveva vinto le elezioni, e io non mi fidavo. Con il passare degli anni l’interesse passivo si è trasformato in azione, ed eccoci qua.
Non li voglio evangelizzare o convincere. Non mi interessa mettermi in una posizione educativa. Mi interessa che mi spieghino che cosa vogliono, che cosa cercano e che cosa, secondo loro, non funziona. La cosa che mi viene restituita più spesso sono i detriti del trauma primordiale di Tangentopoli, che ha mostrato una corruzione talmente trasversale agli schieramenti da giustificare in pieno l’idea che “tanto sono tutti uguali”. In parte era vero: nessun partito aveva o ha tuttora gli anticorpi per opporsi a quel modus operandi. Il potere, per sua natura, corrompe sé stesso. Il fatto che io - da vicino - veda un sacco di gente che si sbatte per fare le cose per bene non invalida la percezione di chi, da lontano, può solo contemplare un panorama devastato dalla disonestà.
Il divorzio fra persone e politica ha una natura post-traumatica che riverbera anche nelle generazioni successive, che tendono a valutare l’operato dei politici in maniera negativa a prescindere dalle circostanze. Insomma: il politico sbaglia sempre e non fa mai abbastanza per le persone. Da un lato è verissimo (gli stipendi in Italia sono fermi da trent’anni, l’ascensore sociale è fermo, e non esiste alcuna discussione reale sulla ridistribuzione della ricchezza o sulle disparità sistemiche: qualcuno ha sbagliato, e di parecchio), dall’altro è evidente che si tratta di un pregiudizio consolidato. Se tutti sono uguali, quelli davvero pessimi saranno trattati allo stesso modo di quelli passabili o mediocri, e si vota per simpatia o interesse personale, non cercando di farsi un’idea dei programmi. Si dà per scontato che il programma sia trascurabile, che il politico prometta senza mantenere, che in campagna elettorale urli cose che poi non può realizzare.
È una sfiducia da cui non si può prescindere, e che è molto specifica del nostro paese, perché appunto: è legata all’idea che le istituzioni siano inquinate da un malaffare impossibile da estirpare e che quindi non siano pensate per tutelarti, e che tu sarai sempre e soltanto una persona che al paese è tenuta a dare (soldi, fatica, tempo di vita) senza che il paese sia in grado di restituire quello che prende (in termini di sanità, scuola pubblica, cultura, verde pubblico, strutture accessibili, tutela dei diritti di base). La politica è vista come un sistema piramidale di potere, un fortino inespugnabile. In parte - bisogna essere onesti - è vero, ed è la parte vera ad avere l’impatto maggiore sulle persone.
Le destre non sono invulnerabili
Queste conversazioni sono parte di un lavoro più ampio che sto cercando di fare intorno al modo in cui affronto il momento corrente. Mi conforta il fatto di non essere sola: la newsletter di
mi ha preceduta nell’individuazione di un metodo che può sembrare una risposta individuale a un problema collettivo, ma che invece può servire moltissimo a ricostruire un clima di dialogo basato su una realtà condivisa, che è la cosa che ci è più mancata negli ultimi decenni.Come abbiamo avuto modo di dire più volte, la stanchezza e il senso di impotenza sono reazioni umane, peraltro non casuali. Accettarle è parte del processo. Andare fin dove si può è la cosa più sensata, in questo momento. La cosa importante, però, è che non esiste un destino eterno dell’umanità che ci condanni al fascismo e a vivere sotto il giogo delle destre. Al contrario: le destre hanno diverse vulnerabilità che possono essere sfruttate. Senza voler semplificare troppo (perché se no sembro uno di quei guru del mindset che sembra che le sappiano tutte loro):
Le destre non pensano, o pensano male. La caratteristica fondante delle destre, sconfitte a più riprese dalla storia, è l’adesione ortodossa e acritica a una struttura di pensiero che non si evolve in maniera significativa: cambiano i metodi di applicazione, ma i principi sono sempre gli stessi. E sono principi che fanno star male il grosso dell’umanità: solo una piccola percentuale di maschi bianchi eterocis e con i soldi ha veramente da guadagnare dall’avvento di un patriarcato hardcore, che escluda le donne da ogni posto di potere.
Più nello specifico, le destre faticano a esprimere intellettuali di rilievo, perché come dicevamo tempo fa (e vale la pena ripeterlo), la nostalgia non si sposa granché bene con la capacità di comprendere il mondo che cambia, abbracciare le innovazioni e governarle, piuttosto che farsi travolgere e invocare il ritorno a un passato in cui tutto era più bello. Invece di inseguirle su questo terreno, sarebbe il caso di cominciare a nutrire gli e le intellettuali che hanno qualcosa da dirci sul presente e sul futuro, e che non passi per l’ulteriore oppressione di gruppi già oppressi.Le destre causano sofferenza. All’inizio ti sembra che la causino solo ai capri espiatori che hanno creato attraverso la loro propaganda, ma prima o poi quella disumanizzazione arriva anche a te, in prima persona, o colpendo persone che ami, o sottraendoti i mezzi per vivere. Ricordiamoci che non esiste destra senza pioggia di soldi dalle potenze economiche che hanno tutto l’interesse ad avere una manodopera pronta da sfruttare.
Quando la sofferenza comincia a farsi sentire, possiamo cantarci quella canzoncina dei leopardi in testa quanto vogliamo, ma è lì che invece dobbiamo fare la terza cosa, la più complessa.
(La canzoncina dei leopardi.)
Le destre non ascoltano la gente. Ah, certo, fanno finta di ascoltarla all’inizio, quando gli serve per arrivare al potere. Ascoltano eccome, simpatizzano, strumentalizzano e fomentano le paure. Dopo di che: ciao.
A quel punto serve qualcuno che ascolti, che accolga quella delusione (I never thought the leopards would eat my face… no, I never thought the leopards would eat my face), non per strumentalizzarla ma per trovare un terreno comune.
In pratica: bisogna fare tutto il contrario di quello che fanno le destre, ma proprio TUTTO. E bisogna farlo insieme, perché le persone colpite saranno la maggioranza.
Le date
Sono sempre quelle. Tour di Brutta:
1 marzo - Bologna, Auditorium San Filippo Neri (ingresso gratuito)*
6-9 marzo - Roma, Spazio Diamante*
30 marzo - L’Aquila, Teatro dei 99
11 aprile - Gozzano (NO), Sala Somsi
Inoltre:
12 marzo - Diretta streaming per il ciclo MENSA Talks, a tema “Femminismo, filosofia di liberazione. Cliccando sul link si può mettere un avviso di inizio dell’evento.
21 marzo - San Vito al Tagliamento, presentazione di Cose mai successe, Circolo Arci CRAL.
È tutto, ed è pure tardi, scusa!
Giulia
E comunque a oltre cinquant’anni la tua identità dovresti averla affermata da un pezzo.
Grazie Giulia. Ho lasciato il Friuli a 400 km e con mio padre non si può più parlare di politica. Mi dice che faccio male a impegnarmi e a 80 anni io capisco che lui sia stanco, ma quanto mi dispiace non potere invece ascoltare il suo punto di vista. Concordo con la necessità di costruire e costruire. Ma se non ci sarà qualche modo per fare sistema, rete, temo che le energie si disperderanno. A meno che non possiamo sperare che ci sia una connessione sotto traccia che porti a convergere le azioni di ognuno in qualcosa che sappia incidere.
c'era un modo per sbarrare la strada alla dx qui da noi: mantenere il governo di Giuseppe Conte, il miglior Presidente del Consiglio dai tempi di De Gasperi. L'establishment economico finanziario, certamente di dx gli ha fatto una guerra serrata giorno per giorno fino a trovare quella testa disgraziata di Renzi che l'ha fatto cadere per aprire la strada a Draghi, il passeggero del Britannia, liquidatore svenditore della nostra impresa pubblica ( come erano giusti gl'improperi di Cossiga). Inevitabilmente dopo lui la strada era aperta per il duo Meloni-Salvini. Se la mummia di Mattarella incapace di opporsi alla volontà del potere economico finanziario, avesse detto: la fiducia a Conte o elezioni, Conte avrebbe avuto la processione di quelli che venivano a dargliela e non sarebbe caduto per due voti in meno. Invece lo sventurato ( ma a lui è andata meglio che alla monaca di Monza) la formula la recitò per Draghi: o fiducia a Draghi o elezioni. Così persino i 5S continuarono a sostenere Draghi svenandosi per rimandare le elezioni e la presa di potere di Meloni-Salvini. Finchè dopo che Draghi una per una aveva sostituito tutte le migliori trasformazioni del precedente governo, non ne poterono più e non votarono l'ultima legge. Meloni-Salvini non persero l'occasione per togliere la fiducia che avrebbero potuto mantenere salvando il governo Draghi e dar la colpa a Conte che il governo Draghi era caduto ( ahi alti lagni del Calenda). Ma quando gli dei vogliono perder gli uomini, prima li fanno uscire di senno. Ora Cara Giulia Blasi, scriva e protesti quanto vuole, questa disgraziata dx non ce la leveremo di torno fintanto che le cose andranno purtroppo così male che anche i ciechi e sordi se ne accorgeranno, sempre troppo tardi.