Facciamo così: siccome ho un sacco di cose da raccontare, il pezzo che ho fatto uscire su La Svolta la settimana scorsa lo metto qua in testa, perché ci tengo. Clicca sull’immagine per leggerlo, magari aprilo in un’altra tab ma torna qua ché questa settimana piatto ricco.
Ok, cominciamo.
Una: ho visto la finale di X Factor dal vivo
Nella notte fra giovedì e venerdì ho dormito la bellezza di quattro ore e cinquantadue minuti (secondo i rilevamenti del mio fitness tracker) e a mezzogiorno avevo già superato il numero di passi giornalieri consigliati per non crepare d’infarto a sessant’anni. Questo perché la sera dell’8 dicembre, invece di fare l’albero, sono andata al Mediolanum Forum a vedere la finale di X Factor dal vivo.
Non era la prima volta che andavo a X Factor: nel 2015 ero stata invitata alla prima serata dei live, infilata nel parterre in mezzo agli autori, e da lì me l’ero proprio goduta. Anche perché gli ospiti erano i Duran Duran, e io sono nata nel 1972.
L’esperienza del Forum, invece, è del tutto diversa, e molto diversa da quella di un concerto. Tanto per cominciare, i concerti sono pensati per essere ascoltati da chi è presente: il suono di XF era invece pensato per la messa in onda, come anche i visual, che dall’alto si mangiavano i concorrenti. I concerti hanno i maxischermi: se stai sulle gradinate, hai comunque una visibilità su quello che succede sul palco. E i concerti, oltretutto, durano un’ora, un’ora e mezza, di più solo i Cure o Springsteen.
La finale di X Factor è durata dalle nove e un quarto all’una meno venti.
Tre ore e mezza su una sediolina di plastica in un caldo porcone a intermittenza, che appena mi toglievo la giacca per respirare un po’ partiva l’aria condizionata gelida. Quando sul palco sono saliti i Pinguini Tattici Nucleari ho cominciato a pensare di essere morta ed essere andata all’inferno.
Me la sono cercata, eh? Sono una fan di X Factor dalla primissima edizione, e le ho viste tutte. E anche in quest’era della morte del livetweet, io continuo a commentare le serate di XF su Twitter incazzandomi per tutto: le scelte musicali, la narrazione forzata sui concorrenti a base di “grandissimo artista”, e soprattutto (e forse solo in questa edizione un po’ meno) la creazione di un universo parallelo in cui l’indie italiano non esiste, per cui sul palco ci vanno la copia di Maria Antonietta o il surrogato dei Bud Spencer Blues Explosion e tutti BRAVO GENIO ORIGINALISSIMO MAI VISTO! È un rapporto tossico, una codipendenza, ma ognunǝ ha i suoi vizi. Come chiunque, mi dimentico i nomi dei concorrenti due minuti dopo la chiusura dell’ultima puntata (già ieri sera faticavo a ricordarmi chi fossero gli eliminati nelle prime serate: e ce li avevo davanti), anche se alcuni mi sono rimasti nel cuore, pur senza aver visto le loro carriere fiorire. Urban Strangers, where art thou? Siete ancora i miei vincitori morali.
Ma passiamo alle cose interessanti e per cui valeva la pena di cartonarsi il culo su una seggetta del Forum. Intanto: di solito gli studi televisivi sono minuscoli. Sembrano grandi in TV per un effetto ottico delle telecamere, ma in realtà sono spazi molto angusti. Il Forum, invece, è il Forum: gigante, con un palco che ricordava una pista di Super Mario Kart, tutto salite e discese e curve su cui concorrenti, giudici e conduttrice correvano velocissimi per riuscire a rispettare i tempi di una produzione titanica. In tutti questi anni di cambi palco non ho mai visto nessuno lavorare con la velocità degli attrezzisti in servizio al Forum giovedì sera. Qualunque cifra vengano pagati, difficilmente sarà proporzionale alla perizia con cui riescono a mettere insieme interi pavimenti a scacchi nell’arco di una manciata di minuti.
Una trasmissione televisiva ha molti tempi morti, cosa che tende ad afflosciare l’entusiasmo del pubblico. Verso la fine della serata, i Tropea - arrivati ingiustamente quarti: il tempo mi darà ragione - erano rimasti gli unici in grado di suscitare qualche reazione. Io tifavo Beatrice Quinta, ma alla fine hanno vinto i Santi Francesi, ed era giusto così: sono un duo, hanno una visione musicale, sono contemporanei e adatti a costruire un progetto discografico. E ha un po’ vinto anche Francesca Michielin, che ha rilevato la conduzione del programma ancora gravata dall’imprinting di Alessandro Cattelan (con tante scuse a Ludovico Tersigni, che sembra essere stato sbianchettato dalla timeline di XF) e ci è cresciuta dentro creando una nuova impronta, affettuosa e fresca. E canta da Cristo, anche quando per cantare deve correre in salita sui tacchi da un punto all’altro dello studio.
Poi c’è stata la festa di fine produzione.
Questi eventi sono in generale una roba un po’ alla what happens in Forum di Assago stays in Forum di Assago, e mano sul cuore dico che non ho assistito a scene di particolare deboscia, fatta eccezione per Beatrice che si aggirava per la festa in pantaloni e reggiseno (l’ha raccontato lei su Twitter, quindi non sto rivelando alcun segreto). Certo, c’era l’open bar e pure io sono andata a letto brilla, ma due cose hanno lasciato un segno.
La prima è stata vedere Chiara Ferragni muoversi seguita da un codazzo di gente che la inquadrava con il telefonino come se fosse un QR code. Non sono una luddita, la tecnologia mi piace, la uso, ma sono pure una che è nata quando i telefonini non c’erano, e il rapporto con le celebrità era distante ma umano: vedevi uno famoso, magari gli chiedevi di farti un autografo o una foto insieme, o magari ti emozionavi oppure ti buttavi sotto le ruote del carro funebre al suo funerale come le fan di Rodolfo Valentino, ma non avevi gli strumenti e nemmeno la cultura per fargli una foto (orrenda) da postare sui social come se quella celebrità non fosse una persona ma solo un contenuto. Mi ha fatto impressione, sì.
La seconda invece è bella, ed è Ambra. Durante l’ultima esibizione dei Santi Francesi, mentre il pubblico esausto sfilava via per non perdere l’ultima metropolitana, lei è rimasta da sola sulla pedana dei giudici, a ballare la canzone dei vincitori su un tappeto di coriandoli luccicanti. E anche alla festa era lì, ballava in mezzo alla gente, bellissima, pura luce ed energia, il sole di piccolo microcosmo di persone che non potevano che amarla all’istante. Non l’avevo mai vista da vicino, non so niente di lei, mi porto via solo questo pensiero: che era la più figa della festa, di tutte le feste, fino alla fine dei tempi.
L’altra: ho partecipato alla Costituente del PD
Dopo molte deliberazioni, lunedì scorso avevo deciso che nella Costituente avrei scelto il sottocomitato più vicino alla mia area di competenza. Martedì ho mangiato in fretta e furia, mi sono messa sul motorino e sono arrivata alla sede del PD con un po’ di ritardo, scusandomi molto e finendo seduta alla destra del segretario.
Tempo cinque minuti e mi sono resa conto, nell’ordine: 1. di aver letto male la mail con gli orari della convocazione e 2. di aver fatto irruzione nella riunione del sottocomitato precedente. Quando la segreteria aveva chiarito che no! Assolutamente! Bisognava sceglierne uno. E io avevo pure scelto. L’altro.
Ora, che io sia imbranata e pure non poco rincoglionita non è un segreto per nessuna delle persone che lavorano con me. Cerco di compensare mettendocela tutta e dando il 100% sul versante della passione, ma farcela ce la faccio sempre domani. Insomma, ero nella riunione sbagliata, e per quanto avessi comunque cose da dire (e le ho pure dette) sta di fatto che la mia riunione era quella dopo, ero seduta gomito a gomito col capo e dovevo decidere quale delle due figure di merda preferivo fare: alzarmi alla fine della riunione come se niente fosse, salutare e andarmene, aderendo di fatto a un sottocomitato diverso da quello che avevo scelto, oppure fare coming out e dire chiaro e tondo che mi ero imbucata per sbaglio ma che sarei voluta restare anche in quella dopo.
Ho scelto di fare all-in, perché se bisogna farsi la fama della scema di guerra tanto vale farlo fino in fondo. Sì, segretario, ho sbagliato riunione perché non leggo mai le mail fino in fondo e chissà cosa avevo per la capoccia, posso restare? “Vabbe’, mica ti possiamo dire di no.” E quindi, sentendomi Giandomenico Fracchia, ho detto: resto mezz’oretta.
Sono rimasta fino in fondo.
La verità è questa: rincoglionita e scettica quanto volete, ma quelle quattro ore dentro la sede di via Sant’Andrea delle Fratte, intorno a un tavolo con i quadernini degli appunti e l’acqua e gli interventi contingentati ma tutti interessantissimi, sono state bellissime. Lo testimonia il fatto che ho finito l’inchiostro della penna. Continuo a non sapere come finirà questa storia e quale effetto di lungo periodo potranno sortire queste riunioni (il rischio che sia nullo è tutt’altro che inesistente), e come dicevo: è una cosa divertente che non farò mai più, ma parlare di politica in quel modo è una cosa che mi piace più di quanto mi sarei aspettata. E sono conscia di tutti i limiti, tutti, ma proprio tutti: dagli orari delle riunioni (che consentono la partecipazione solo a chi può permettersi di ricavarsi quello spazio nella sua giornata) alla composizione dell’assemblea, in cui le persone che più dovrebbero essere rappresentate sono minoritarie. Lo so, e lo dirò. Sempre che imbrocchi gli orari delle riunioni.
Pensiero random
Me lo segno perché forse mi tornerà utile, ma non molto tempo fa ho letto un thread su Twitter che spiegava bene come la realtà di fatto non esista. Esiste solo l’interpretazione condivisa che diamo della realtà, il nome che attribuiamo alle cose, ma come osservava Giulietta Capuleti, “That which we call a rose/by any other name would smell as sweet”. Ci pensavo oggi perché Elon Musk e i suoi fanboy stanno parlando di comprarsi Wikipedia per contrastarne un supposto sbilanciamento a sinistra, e ovviamente non si può fare (Wikipedia non è in vendita e non è una società privata), ma non è il punto. Il punto è che tutto nasce dalla discussione interna a Wikipedia sull’opportunità di assegnare una pagina ai cosiddetti “Twitter files” di Elon Musk, ed è una cosa interessante, perché ovviamente tutto gira intorno alla natura delle rivelazioni. Sono davvero rivelazioni? Non lo sono? Sono rilevanti come episodio in sé, o vanno inserite in un contesto più ampio, i cui contorni ancora non siamo in grado di definire? In ultima istanza: chi definisce la realtà, e su quale base Wikipedia stabilisce l’oggettività di un’analisi? Insomma, niente esiste, nemmeno questo paragrafo, e neanche questa newsletter.
Giulia
Su Wikipedia, il punto centrale e' il Neutral Point of View, che e' il primo dei 3 pilastri di Wikipedia (ovvero le core content policies) https://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Neutral_point_of_view
Ci ho fatto un po' di ricerca (su punti di vista di diverse comunita' linguistiche relativamente allo stesso evento/argomento: ad esempio come viene scritta la pagina "Palestina" nella Wikipedia in arabo e in ebraico?) ed e' un tema per me interessantissimo --> https://firstmonday.org/ojs/index.php/fm/article/view/3939/3382
Su Wikipedia, il punto centrale e' il Neutral Point of View, che e' il primo dei 3 pilastri di Wikipedia (ovvero le core content policies) https://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Neutral_point_of_view
Ci ho fatto un po' di ricerca (su punti di vista di diverse comunita' linguistiche relativamente allo stesso evento/argomento: ad esempio come viene scritta la pagina "Palestina" nella Wikipedia in arabo e in ebraico?) ed e' un tema per me interessantissimo --> https://firstmonday.org/ojs/index.php/fm/article/view/3939/3382