Cara Giulia, grazie innanzitutto per la Tua interessante e stimolante newsletter. Condivido in pieno le Tue osservazioni rispetto alla nuova legge sul femminicidio, ho avuto lo stesso pensiero: le sanzioni NON salvano la vita delle donne. Senza contare che questa ottica di "caccia al mostro" ha anche il demerito di non fare sentire ingaggiati gli uomini che ancor più si sentono giustificati dicendo "non io, non tutti gli uomini", in uno "scarico" di responsabilità, anziché schierarsi e prendere posizione. Da avvocata volontaria di un centro antiviolenza mi sento di dire che fino a quando la preziosa esperienza dei centri antiviolenza (che ogni giorno accolgono le donne in percorsi di uscita da situazioni di violenza) non sarà acquisita come sapere da consultare negli iter normativi, al fine di rispondere ai REALI bisogni delle donne, non credo che in questo paese si faranno grandi passi avanti.
È vero, senza la prevenzione non si va da nessuna parte. Però mi chiedo se avere una fattispecie di reato riconosciuta non sia un passo in avanti per la definizione del fenomeno, che ha regole e dinamiche precise e diverse dagli altri omicidi. E che quindi possa essere di supporto a tutti coloro che lavorano nella giustizia.
che già però mi sembra qualcosa. dare il nome giusto a quello che succede è una goccia nell’oceano, ma è nella direzione giusta. così, banalmente potremo iniziare ad avere dei dati ufficiali sui femminicidi, che al momento non esistono perché ufficialmente per la legge italiana il femminicidio non esiste. poi parlo in astratto perché non ho letto COME intendono definire il femminicidio, e magari hanno infilato qualche idiozia anche lì. Però
Purtroppo la maggior parte degli operatori che lavorano nella giustizia mancano di formazione specifica, e questo è un altro nodo toccato da Giulia Blasi in questa newsletter. Mentre si redige un disegno di legge sul femminicidio e si rincarano le sanzioni in sede penale, accade che in sede civile, nei giudizi di separazione e per la gestione della responsabilità genitoriale, la violenza letteralmente sparisce in quanto non presa in considerazione, in un perpetuarsi di violenza istituzionale ai danni delle donne (vedasi ad esempio, passaggio sulla PAS sempre in questa newsletter). Non solo. Si deve anche considerare che buona parte delle denunce sporte dalle donne viene archiviata o quando si giunge al processo, spesso la sentenza è di assoluzione. Questo determina una perdita di fiducia da parte delle donne che tendono a rinunciare a chiedere aiuto per iniziare o proseguire iter giuridici infiniti e non tutelanti. Tutti questi aspetti non sono minimamente considerati dal legislatore, che punta solo, come ho detto nel mio commento, ad una "caccia al mostro". Ma il mostro ha le chiavi di casa.
Aumentare le pene non serve a niente, se non a soddisfare gli istinti animali di chi "butta via la chiave". Io l'ergastolo lo abolirei, frega un cazzo di avere pene più severe, voglio prevenzione, educazione alle relazioni, misure di supporto per le vittime di violenza, rieducazione di ruolo a chi è violento. Ma cosa ti vuoi aspettare dai fascisti?
Cara Giulia, grazie innanzitutto per la Tua interessante e stimolante newsletter. Condivido in pieno le Tue osservazioni rispetto alla nuova legge sul femminicidio, ho avuto lo stesso pensiero: le sanzioni NON salvano la vita delle donne. Senza contare che questa ottica di "caccia al mostro" ha anche il demerito di non fare sentire ingaggiati gli uomini che ancor più si sentono giustificati dicendo "non io, non tutti gli uomini", in uno "scarico" di responsabilità, anziché schierarsi e prendere posizione. Da avvocata volontaria di un centro antiviolenza mi sento di dire che fino a quando la preziosa esperienza dei centri antiviolenza (che ogni giorno accolgono le donne in percorsi di uscita da situazioni di violenza) non sarà acquisita come sapere da consultare negli iter normativi, al fine di rispondere ai REALI bisogni delle donne, non credo che in questo paese si faranno grandi passi avanti.
È vero, senza la prevenzione non si va da nessuna parte. Però mi chiedo se avere una fattispecie di reato riconosciuta non sia un passo in avanti per la definizione del fenomeno, che ha regole e dinamiche precise e diverse dagli altri omicidi. E che quindi possa essere di supporto a tutti coloro che lavorano nella giustizia.
No, se non fai prevenzione: è solo un altro modo di chiamare la morte di una donna per mano di un uomo. Non cambia granché.
che già però mi sembra qualcosa. dare il nome giusto a quello che succede è una goccia nell’oceano, ma è nella direzione giusta. così, banalmente potremo iniziare ad avere dei dati ufficiali sui femminicidi, che al momento non esistono perché ufficialmente per la legge italiana il femminicidio non esiste. poi parlo in astratto perché non ho letto COME intendono definire il femminicidio, e magari hanno infilato qualche idiozia anche lì. Però
Purtroppo la maggior parte degli operatori che lavorano nella giustizia mancano di formazione specifica, e questo è un altro nodo toccato da Giulia Blasi in questa newsletter. Mentre si redige un disegno di legge sul femminicidio e si rincarano le sanzioni in sede penale, accade che in sede civile, nei giudizi di separazione e per la gestione della responsabilità genitoriale, la violenza letteralmente sparisce in quanto non presa in considerazione, in un perpetuarsi di violenza istituzionale ai danni delle donne (vedasi ad esempio, passaggio sulla PAS sempre in questa newsletter). Non solo. Si deve anche considerare che buona parte delle denunce sporte dalle donne viene archiviata o quando si giunge al processo, spesso la sentenza è di assoluzione. Questo determina una perdita di fiducia da parte delle donne che tendono a rinunciare a chiedere aiuto per iniziare o proseguire iter giuridici infiniti e non tutelanti. Tutti questi aspetti non sono minimamente considerati dal legislatore, che punta solo, come ho detto nel mio commento, ad una "caccia al mostro". Ma il mostro ha le chiavi di casa.
Aumentare le pene non serve a niente, se non a soddisfare gli istinti animali di chi "butta via la chiave". Io l'ergastolo lo abolirei, frega un cazzo di avere pene più severe, voglio prevenzione, educazione alle relazioni, misure di supporto per le vittime di violenza, rieducazione di ruolo a chi è violento. Ma cosa ti vuoi aspettare dai fascisti?