La razionalità è sopravvalutata
Questa settimana torniamo sul difficile rapporto fra la politica e le necessità profonde delle persone.
La discussione sulla mia soglia del dolore è sempre fonte di grande ilarità in famiglia, perché la vulgata vuole che io sia una piagnona, ma sono pure la stessa persona che si è rotta due volte lo stesso ginocchio e tutt’e due le volte non se n’è accorta e ci ha camminato allegramente sopra. Come tutti quelli che soffrono di mal di schiena, convivo col dolore cronico da decenni. Sono pure una donna, quindi socializzata a considerare un certo livello di sofferenza fisica come parte della vita, dai crampi mestruali al mal di piedi per i tacchi.
Ho rimandato quasi una settimana un’iniezione di antidolorifico e miorilassante per un’infiammazione all’articolazione dell’anca perché avevo paura della puntura. Ho trovato ogni scusa possibile e immaginabile, tirato tardi, inventato inciampi fino all’ultimo, e nel frattempo l’anca mi faceva un male cagnone, ma roba che stare in piedi per più di mezz’ora o camminare più di un chilometro diventava una tortura. La mia medica di base mi ha detto: deve fare iniezioni. E io ho comprato siringhe e fiale e ho detto
Bisognerebbe parlare delle paure irrazionali, perché quella delle iniezioni è una paura totalmente irrazionale. Le iniezioni non fanno male. Il mal di schiena fa male. Il male all’anca fa male. Il male al tendine d’Achille fa male. Le iniezioni non fanno niente. Eppure eccomi che guardo l’ago con gli occhi dilatati, come se l’infermiere di turno in farmacia mi ci dovesse pugnalare, alla Pulp Fiction.
Vabbe’. Alla fine: l’ho fatta. E indovina un po’? Non era niente. Il giorno dopo ci sono tornata. Ero tranquilla? No! Ero comunque tesa come se fossi in procinto di subire il martirio di San Sebastiano. Idem al terzo giro: stasera vado a fare la quarta iniezione e sono sicura che con Davide, l’infermiere, faremo una montagna di battute per stemperare il nervosismo, ma durante l’iniezione io starò immobile con gli occhi sbarrati, respirando a fondo. È una cosa sensata? No. Ho idea del perché sia così? No. Ne ho parlato in terapia? Sì. Ne siamo venute a capo? Manco per sbaglio, mi sa che me la devo tenere. Le paure irrazionali sono incastrate in un punto irraggiungibile della nostra psiche. Io davvero non saprei dove andare a cercare per stanare il trauma originario alla base di questo terrore.
A cosa serve tutto questo pippone, oltre che a far scappare la gente che ha il terrore degli aghi ed è stata fregata dalla mia riluttanza a mettere dei content warning? A parlare di politica.
La razionalità è sopravvalutata
Mentre scrivo, negli Stati Uniti Donald Trump si avvia a vincere le primarie dei repubblicani: la corsa è ufficialmente ancora a due - Trump contro Nikki Haley - e i media nazionali stanno ancora cercando di venderla come contendibile per fare ascolti, ma è quasi certo che i pochi a favore di Ron DeSantis (il governatore della Florida, che si è ritirato pochi giorni fa) voteranno per Trump.
Sono d’accordo con quello che dice
nella sua newsletter: gli elettori del partito repubblicano vogliono Trump. Vogliono lui, e basta. Pur di averlo, si bevono tutto, anche le teorie cospirazioniste sulle elezioni rubate dai democratici o il vittimismo con cui Trump ha derubricato tutte le accuse a suo carico a “caccia alle streghe” (e non sono poche). Al momento, per la giustizia Trump è responsabile di una frode su vasta scala che potrebbe costargli il suo intero impero immobiliare; è stato condannato a un risarcimento per aggressione sessuale e diffamazione ai danni della giornalista , ed è al momento di nuovo a processo per diffamazione nei confronti della stessa persona; è accusato di avere sottratto documenti riservati dalla Casa Bianca e di averli nascosti nella sua tenuta di Mar-a-Lago; e soprattutto, è sotto inchiesta per aver coordinato e fomentato l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Questo senza nemmeno entrare nei disastri combinati in politica estera e interna o nella sua ammirazione per dittatori come Putin o Kim Jong-Un.Se i repubblicani lo vogliono e lo votano, ormai, non è perché gli piace. A un sacco di repubblicani, Trump fa sinceramente ribrezzo e non lo vorrebbero come vicino di casa, figurarsi come presidente. Ma l’odio che provano per la parte avversa è talmente forte che voterebbero pure per Belzebù1. Trump, come Javier Milei in Argentina, come Jair Bolsonaro in Brasile, ha dato una risposta efficace e convincente a un desiderio profondo, selvaggio, di riscatto e rivincita di milioni di persone. Un desiderio irrazionale, appunto, che nemmeno i suoi sostenitori sanno spiegare e argomentare. In questo è stato aiutato, certamente, da un sistema elettorale che valorizza gli Stati semideserti e penalizza quelli più popolati. I repubblicani non ottengono la maggioranza del voto popolare dalle elezioni del 2004, vinte da George W. Bush a valle degli eventi dell’11 settembre 2001: lo stesso Bush aveva perso il voto popolare contro Gore nella tornata precedente, seppure di misura. Trump fu sconfitto su quel fronte da Hillary Clinton, con un margine di circa tre milioni di voti2.
Ma sto divagando. Perché la gente vota per politici fanfaroni, arroganti, che finiscono inevitabilmente per creare danni al paese che pretendono di governare senza averne gli strumenti e le capacità? Se avessi una risposta univoca a questa domanda probabilmente sarei sindaca del mondo, e invece pensa un po’, sto su un divano al Pigneto. Però ho anche la buona abitudine di pensare a come voto io, che seguo la politica, ascolto i politici, mi ci impiccio ben oltre la media della gente, e ho un approccio alla realtà che respinge il pensiero magico. Ecco, pure io ho votato per buona parte della mia vita tappandomi il naso, perché quegli altri facevano troppo ribrezzo per rimanere a casa. Quegli altri chi? Quegli altri. Non siamo negli Stati Uniti, in cui quegli altri sono sempre gli stessi anche nel nome. In Italia, quegli altri cambiano spesso nella forma, pur rimanendo immutati nella sostanza.
Certo, poi se analizzo razionalmente la mia scelta mi rendo conto che è la meno peggio (e purtroppo i fatti tendono a darmi ragione). Temo che avrò ragione, sul medio periodo, anche nel mio giudizio su un governo votato da gente che cercava un riscatto, una novità, una svolta, e che ora invece mena gli operatori dei CAF perché scopre di non avere diritto alle nuove forme di sostegno al reddito varate dopo la soppressione del Reddito di Cittadinanza. Avere ragione non mi ripagherà di niente, né cancellerà i danni fatti alla cultura, alle persone, alla sicurezza collettiva da politiche inefficaci e repressive della libertà individuale. Però a me a questo punto frega pochissimo di avere ragione, e moltissimo di capire come si fa a parlare alla gente galvanizzandola come fa Trump, come ha fatto Milei, e (dall’altra parte) come hanno fatto Barack Obama o Gabriel Boric o Pedro Sánchez3.
Mentre scrivevo questa newsletter, sui social è uscito un video del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che è un compendio interessante della misoginia più o meno consapevole di chi l’ha votato (incluse le donne, che non la rilevano o non la ritengono un problema). Chi fosse Bandecchi, e quando fosse incapace di attenersi al minimo della decenza e dell’educazione nelle relazioni pubbliche era noto4. Chi vota questa gente ci si rispecchia, e trova il suo comportamento autentico, non filtrato: non a caso Il Fatto Quotidiano titola “Bandecchi show” come se questa roba facesse ridere e fosse lo specchio di una personalità verace, pane e vino, un po’ sopra le righe ma in fondo capace di intercettare i bisogni della città.
Chi pensa di vincere un’elezione avendo ragione - con i dati, i numeri, la realtà - è destinato a perderla, o comunque a non avere mai l’elettorato dalla sua. Il tempo delle grandi ideologie e della militanza politica nei circoli di quartiere è finito, e con quello anche i partiti che ti spiegavano le cose e ti aiutavano a capire il mondo. Semplificandolo, certo, tagliando fuori i diritti e le esigenze di chi non era al centro della società e appiattendo tutto sulle priorità di una minoranza della popolazione, ma restituendo un senso di potenza e controllo che si sublimava nel voto. Le persone hanno ancora bisogno di potenza e controllo, ma al momento le trovano più facilmente nei pagliacci. Contro i pagliacci si può vincere, ma bisogna incarnare l’esatto opposto di quello che propongono senza perdere lo spirito vitale che porta la gente a sperare di poter contare, a considerare un futuro costruito insieme sulla base della solidarietà e della giustizia, piuttosto che ad aggrapparsi a te per paura di quegli altri.
Le date
Venerdì si ricomincia. Sono a Massa, per un evento che si svolge alle 17.30 alla Sala della Resistenza del Palazzo Ducale e si intitola (Ri)belle parole - La cultura delle donne tra stereotipi e pregiudizi. Con me ci sono anche Irene Biemmi e Giulia Bosetti.
L’11 febbraio a Palermo per un laboratorio organizzato dall’associazione Maghweb nell’ambito del progetto FacciamociSpazio!
Il 2 marzo sono al Non Profit Women Camp al Museo dell’Automobile di Torino. I biglietti sono già disponibili a questo link.
Il 3 marzo sono a Bari per un evento sulla diversity, dettagli da confermare.
L’8 marzo lo spettacolo tratto da Brutta arriva a Genova. I biglietti si trovano qui, occhio ché da quello che vedo ne sono rimasti pochi.
Il 15 marzo sono a Caorle per una serie di eventi, di cui uno alla Biblioteca Comunale, ma i dettagli sono da confermare anche qui. Idem per la data del 22 a Castelfranco Veneto, le elenco tutte ora e le riprendo man mano che ne so qualcosa.
Ciao, ci risentiamo.
Giulia
Il quale ha fatto sapere che lui con Trump non ci vuole avere a che fare ed è eventualmente una responsabilità di Satana o di Pazuzu, lui è un demonio per bene e certe cose non le fa.
Per capirci di più su questo tema, consiglio di esplorare l’archivio di Da Costa a Costa, la newsletter di Francesco Costa dedicata alla politica americana, che ora è entrata a far parte dell’offerta de Il Post.
Qui non parlo di rendimento. Boric sta andando maluccio, Obama è andato forte sui diritti civili ma non ha fatto i miracoli (del resto, è un essere umano) e solo Sánchez mi pare possedere un certo tocco magico. Tutti e tre, però, hanno saputo arrivare all’elettorato, disegnare un’idea di futuro, e farsi votare.
Bandecchi è figlio del sistema mediatico e della cultura dei meme. Diventato virale con le conferenze stampa della Ternana (di cui è presidente), era un boccone ghiotto per le trasmissioni, che se lo contendevano sperando nello sbrocco, perché lo sbrocco fa audience. Oggi Gramellini, sul Corriere, dice che è colpa del politicamente corretto. Cioè, in pratica, nostra. Forse ci torno.
Un abbraccio per le iniezioni, io quando mi sono operato al ginocchio dovevo farmi quelle antitrombosi ogni mattina, in pancia, l'avevo presa come un gioco tipo "sono un soldato che si fa la morfina per combattere, un vero duro".
Ciao, per l'acquisto dei biglietti di Brutta consiglio di acquistare qui https://biglietti.teatrostradanuova.it/acquista-biglietti/49-103/scelta-posti.htm, direttamente sul sito del Teatro Strada Nuova (dove ci sono anche le tariffe U30 e U12). I posti sono di più rispetto a quanto indicato su happytickets, avevo provato a segnalare il bug a Giulia ma forse ho sbagliato mail o non ha letto.
Alternativamente potete provare a prenotare il posto telefonicamente/via mail e acquistare direttamente in teatro (solo con carta!), ci sono sconti per chi ha la carta SocioCoop o Feltrinelli, si può acquistare con la Carta del Docente...