Le femministe sono di stagione
È iniziato il mese in cui torno a casa solo per lavare le mutande.
È iniziato marzo, il mese che quando io dico “È marzo” le persone si dividono in due grandi gruppi: quelle che sono femministe e annuiscono con fare grave oppure prendono un breve respiro allarmato, tipo “Oh!”, e quelle che invece non hanno idea della vita che faremo noi femministe un po’ navigate e bravine a stare sui palchi. È così a marzo ed è così a novembre, siamo di stagione, come le albicocche a luglio. Immangiabili per il resto dell’anno, siamo apprezzatissime in questi 31 giorni in cui si parla solo di come il mondo sarebbe un posto bello se le donne avessero lo spazio che meritano1.
Insomma, anche questa settimana la newsletter è un po’ così, un moncone, un segnaposto. Non ho avuto tempo di scriverla: venerdì sono partita per Torino, dove ho fatto l’esperienza del Non Profit Women Camp (che è stato BELLISSIMO). Qui devo fare un piccolo coming out: quando devo parlare a un evento faccio molta fatica a seguire gli altri interventi. Prima, devo entrare nella zona; dopo, sono stremata perché mi scende l’adrenalina. Al NPWC sono stata seduta ad ascoltare quasi tutto il giorno, e ho fatto bene: non solo ho evitato di ripetere quanto detto dalle altre, ma ho anche potuto trarre ispirazione dai loro discorsi, e godermi questa lunghissima seduta di terapia di gruppo, calda, diretta e partecipata. Alla fine ho anche consigliato una speaker per l’anno prossimo, lo dico qui perché vorrei davvero che ci fosse: Federica di Martino, l’anima di IVG, ho abortito e sto benissimo, l’iniziativa nata dal basso per accompagnare all’aborto le persone che ne hanno bisogno e assisterle nelle scelte di salute riproduttiva. Federica è una sorella, una persona straordinaria ed è simpaticissima, penso che al Camp farebbe scintille.
Da Torino, dopo due notti in una stanza troppo calda ma con un letto comodissimo che adorerei avere a casa, sono volata di primissima mattina a Bari per Bari Diversa, dove per tutto il pomeriggio sono stata quasi più sul palco che dietro le quinte: dopo aver parlato di come diventare adulti migliori con il femminismo, sono tornata per leggere un brano di Stai zitta! di Michela Murgia, e infine ho partecipato al piccolo panel in cui l’abbiamo ricordata. E no, non ho ancora del tutto elaborato l’idea che Michela non condivida più il nostro stesso mondo. Una parte di me pensa ancora di incontrarla per caso a un festival, chiamarla per rugnare contro le TERF, mangiare con lei, parlare di relazioni e delle persone a cui vogliamo bene. Non succederà più, ma il mio cuore ragazzino non ne vuole sapere.
Domani in AANT (che per chi fosse arrivatǝ qui da poco è il posto dove insegno) comincia un ciclo di incontri che ho ideato, organizzato e per cui ho trovato gli speaker. Il primo è
, che chi sta su Substack già conosce e chi non lo conosce dovrebbe conoscerlo: la sua newsletter, , è bellissima, chiarissima e riflette sul linguaggio in un modo originale e intelligente. Domani ci incontriamo per la prima volta: l’appuntamento è in via Monza 21, a Roma, alle 18.Fra il 5 e l’8 marzo c’è un altro evento in trasferta non aperto al pubblico, idem l’8 mattina, e la sera, finalmente, la prima delle date ufficiali di Brutta, a Genova, dove sarò presente con un piccolo Q&A, una specie di Ask Me Anything dal vivo. Tutti i biglietti delle date sono qui.
Il 15 marzo sono a Caorle (VE) per un incontro nelle scuole e uno in biblioteca, dettagli da confermare.
Il 22 marzo sono a Sottosopra Festival, a Castelfranco Veneto.
Poi il mese finisce, e forse anche io, che proprio non me lo posso permettere.
A martedì prossimo (spero),
Giulia
Il guaio è che tutti pensano che le donne abbiano già lo spazio che meritano, cioè poco o niente.