Mettere a fuoco la realtà
Questa settimana: cosa è successo mentre parlavamo di pesche, due articoli da leggere e una considerazione en passant.
Mare, inquadratura larga. Da lontano si intravede una figura che nuota affannosamente verso la riva. È una donna, annaspa, si alza in piedi alla prima secca e arranca a grandi passi nell’acqua, poi stramazza sulla battigia. Ha ancora la forza di alzare un dito in direzione di chi guarda, e con l’ultimo fiato annuncia:
“Questa è…”1
La newsletter che doveva essere corta, e invece è piena di cose
È stata una settimana strana, in cui ho lavorato moltissimo e dormito meno di quello che avrei voluto, e per tutto il tempo la gente ha parlato di una pesca.
Il dibattito pubblico va dove gli pare, e buona fortuna a chi pensa di poterlo davvero incanalare o controllare: di solito cerco di non irritarmi quando vedo la gente partire per la tangente per una cosa che mi sembra trascurabile, perché cosa ne sai di cosa colpisce le persone. Di mio non ho niente da dire sullo spot di Esselunga che ha dominato le conversazioni per una settimana, anzi, le cose che avrei detto se ne avessi voluto parlare le ha dette almeno in parte
, quindi andate da lui e per me a posto così.Il problema è che mentre parlavamo di pesche e bambine e pubblicità e divorzio e Caprotti che dava i soldi al Forum delle Famiglie, il governo stava a fa’ il solito casino. Da un lato la decisione di chiedere il pizzo alle persone migranti per non rinchiuderle in un campo di concentramento, perché i CPR quello sono, che è stata giudicata incostituzionale dal tribunale di Catania. Dall’altro, l’ennesima uscita intorno al tema della maternità che non andrà da nessuna parte, vale a dire l’annuncio dell’introduzione della cosiddetta “assistente alla maternità” che dovrebbe, nelle intenzioni2, stare vicino alle madri dopo il parto.
Embe’? Sarà mica una cosa brutta?
Chiunque viva nel mondo reale sa che questa figura esiste già: sono le ostetriche e le psicologhe, che operano nei consultori, strutture presenti sul territorio e istituite dalla legge 194 per la tutela della maternità. Tendiamo a dimenticarcelo, no? Che quella legge non è una legge sull’aborto: è una legge per tutelare le persone che mettono al mondo delle creature, nonché le creature stesse, e se nel 1978 quelle persone erano radunate sotto l’ombrello “donna”, adesso sappiamo che anche le persone non binarie o gli uomini trans possono generare, ma insomma: quella legge esiste per aiutare le persone a fare delle creature in sicurezza.
Creare persone nuove in sicurezza è possibile solo se si è in grado di scegliere quando e come farlo, ed è per questo che i consultori si occupano anche di contraccezione e di accesso all’aborto. Non c’è sicurezza senza scelta, e un governo che abbia a cuore la natalità dovrebbe prima di tutto assicurarsi di elevare la qualità media dei maschi disponibili (perché se non facciamo figli è anche perché le nostre aspettative si sono evolute, ma i maschi no) con programmi di educazione affettiva a tutti i livelli scolastici, assicurare stipendi dignitosi per lavoratori e lavoratrici con leggi sul salario minimo e sulla parità salariale3, ma anche e soprattutto finanziare i consultori e in generale la sanità territoriale.
Stanziare dei fondi per un progetto come quello delle “assistenti alla maternità” significherebbe quasi certamente toglierli ai consultori, perché l’ideologia della maggioranza al governo va nella direzione delle gravidanze forzate. Che sia con il bullismo delle associazioni fondamentaliste tipo il Movimento per la Vita, che si installano negli ospedali per impedire alle donne di abortire con minacce, disinformazione o promesse di piccole somme di denaro per un periodo limitato, o con il rifiuto di intervenire per assicurare l’applicazione della 194 per quanto riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza, che finisce inevitabilmente per gonfiare le tasche dei privati (perché l’aborto in sé non lo paghi, ma paghi le visite, e anche parecchio), si è capito che la destra non ci vuole libere: ci vuole incinte.
La laurea in Ostetricia è, appunto, una laurea. La figura proposta dal governo dovrebbe essere abilitata con un corso di sei mesi, non si capisce tenuto da chi, quando, e con quali esiti, e sarebbe disponibile nei primi tre mesi di gravidanza, vale a dire quelli in cui per legge puoi ancora decidere di non voler essere incinta. Tu guarda la coincidenza. Per non parlare del fatto che in generale i figli si fanno in due, e l’assistenza serve alla coppia genitoriale, non solo alle madri. Altra sorpresa, eh? Che le destre pensino che mettere al mondo creature sia una cosa di esclusiva pertinenza delle donne.
Alla fine, i fascisti sempre lì tornano. Non è che abbiano idee sulle donne che vadano oltre quella, e se pensavate che Una Donna alla Presidenza del Consiglio avrebbe cambiato qualcosa, avete pensato male. La donna in questione può pagare una tata, ha appena comprato una villa con piscina, se ne fotte altamente di quello che fanno le povere. È chiaro che l’infanzia dickensiana che ha raccontato nella sua autobiografia (sempre che sia davvero avvenuta) era per lei solo un momento di transizione nella sua ascesa verso la prosperità e lo status di Eletta4.
Io sono convinta che la gente debba parlare di quello di cui vuole parlare, e se la scorsa settimana è stata la pesca presa da Emma all’Esselunga, così sia. Però adesso, per cortesia, possiamo smetterla e tornare a mettere a fuoco la realtà?
Normalizzare la violenza
La serie sulla violenza di genere prosegue, come dicevo, su Valigia Blu. Oggi è uscito il primo dei nuovi articoli che ho scritto, e che spiega cosa vuol dire “normalizzare” la violenza: perché a volte le espressioni che usiamo non sono proprio chiare a tutte e tutti. Si colloca in un’inquietante continuità con l’articolo scritto da Gaja Cenciarelli per Il Post, in cui traccia un quadro desolante della prospettiva adolescenziale sull’amore.
Una vita da medione
Non ho proprio guardato Il supervissuto, la docuserie su Vasco Rossi uscita su Netflix: diciamo che l’ho sbirciata quanto basta a trarre una conclusione che non farà un gran piacere ai fan di Vasco, che comunque non penso rientrino nel pubblico di questa newsletter5. La conclusione è questa: che il rocker ribelle, contro le convenzioni, l’underdog di Zocca che ce la fa, ci ha messo due minuti a scrollarsi la ribellione e a diventare il più medione dei medioni: famigliola tradizionale con moglie “colonna della famiglia” mentre lui se ne andava in giro a fare il musicista, “ma quando c’era era un bravo papà”, figli nati da rapporti occasionali perché si sa, l’omo ha da esse omo, la passione per le moto che fanno brum brum, insomma, uno come tanti, per quanto dotato di un talento innegabile. Probabile che il suo appeal di massa venga anche da lì, da quella riconoscibilità estrema, però ecco, questi sono gli uomini responsabili dell’educazione dei ragazzi descritti da Gaja Cenciarelli, mica altri.
A martedì prossimo!
Giulia
Se c’è una cosa che abbiamo capito di questo governo è che annunciano moltissimo e fanno pochissimo, e spesso è un bene.
Una c’è, approvata nel 2021: non sono sicura che sia mai stata applicata.
Per saperne di più di chi è l’Eletta, leggi Stai zitta! di Michela Murgia.
Ma vai a sapere.
Oltre alle ostetriche e alle psicologhe mi pare che tu abbia dimenticato almeno due altre figure esistenti. Una è la puericultrice, professione a cui si accede con un corso di 12 mesi comprensivo di tirocinio. L'altra è la doula, figura non molto regolamentata ma comunque esistente nei corsi di formazione offerti da associazioni e privati. Insomma, l'assistente di cui parli non è la terza ma la quinta figura che ruoterebbe intorno a mamma e bebé... il che conferma che molto probabilmente non ce n'è il bisogno. Basterebbe usare (e pagare) quelle che ci sono.
Oh, citazione in apertura apprezzatissima, comunque 😉