Sanremo 2024: la messa è finita (pure quest'anno)
Il VAR dell'ultima serata del 74° Festival della Canzone Italiana
Li abbiamo visti andare via sulla carrozza di Cenerentola, come due principi anziani, felici e un po’ stravolti. Loro, che Cenerentola non lo sono mai stati e non hanno mai avuto bisogno di fate madrine per ballare alla grande festa. Solo uno dei tanti momenti di approssimazione narrativa di questo festival per altri versi austero, intasato di canzoni (alcune, possiamo dirle col cuore in mano, non proprio indispensabili) e, nel complesso, più politico di quanto fosse legittimo aspettarsi.
Non è sempre stato un bene. Certo, Dargen D’Amico e Ghali hanno fatto riferimenti espliciti al genocidio in corso a Gaza, e spiace che Dargen abbia dovuto sottolineare che quella non era, per lui, una presa di posizione politica. Lo era, nel senso più puro e più alto del termine, come lo erano il discorso portato da Ghali (fra canzone e cover) intorno al diritto di cittadinanza e il femminismo queer di BigMama. Però abbiamo avuto anche la prova che essere maschi, di destra, minacciosi e un po’ pagliacci conta, nel farsi ascoltare dal governo e dal paese intero: prendiamo appunti, ragazzǝ. Politico è stato l’ennesimo tentativo di far passare una falsa equivalenza fra comunismo e fascismo attraverso l’istituzione di un “giorno della memoria” per i massacri delle foibe.
È finita, ha vinto Angelina Mango (e c’è da esserne contenti: il pezzo è bello, lei è energia pura), Geolier si è mangiato il televoto ed è arrivato secondo, Fred De Palma1 ha esultato per l’ultimo posto, forse sperando nell’effetto-Tananai (ultimo nel 2022, quinto nel 2023, superospite nel 2024). Mahmood fuori dal podio è uno scandalo, ma il pezzo andrà benissimo in radio ed è già impossibile ascoltarlo senza ballare e fare il gesto della cornetta a tempo, come andrà benissimo Annalisa con quel quando quando quando quando quando. Alla fine, della top five di ieri poteva vincere chiunque tranne l’inspiegabile Irama. Ha vinto la ragazza con il sorriso gigante e la voce duttile, e nessuno sembrava più sorpreso di lei di sentire il suo nome. Andiamo a prenderci questo Eurovision dello scandalo con Israele in gara mentre il governo Netanyahu bombarda i bambini della striscia di Gaza, alla faccia della pace fra i popoli.
Sanremo finisce davvero solo oggi pomeriggio, con il pellegrinaggio dalla zia Mara, l’esibizione in playback e i “tesooooro” e gli abbracci e le domande cariche di complimenti. La sala colazione dell’albergo dove ho dormito mi ha accolta, stamattina, con La noia sparata a cannone da una cassa bluetooth. Ho commentato con soddisfazione la vittoria insieme alla barista e a un’altra ospite. Se ne riparla l’anno prossimo, speriamo con un po’ di freschezza in più e senza essere costretti a rimpiangere la gestione Amadeus.
Noi ci sentiamo martedì, forse. Grazie per avermi accompagnata in questa ennesima follia.
Giulia
A proposito di Fred De Palma, una nota: sono convinta che se il suo pezzo l’avesse cantato Blanco, all’altezza di “Ti ho fatto solo piangere, piangere” saremmo state tutte in lacrime con la mano sul cuore. Blanchito, ci sei mancato tanto.
Grazie a te!