Sportellate in faccia
Lo "sportello per gli uomini maltrattati" prova a stabilire una falsa equivalenza fra un fenomeno misurabile e uno inventato a scopo di delegittimare il primo.
Il caldo e la stanchezza mi fanno fare pensieri pigri, ma non per questo incompiuti. La notizia della morte di un turista in Romania, aggredito da un’orsa che era andato a disturbare di proposito, sta girando molto sui feed dei social che frequento. E quasi tutte le persone che ne parlano sono critiche verso la decisione di abbattere l’orsa, che si trovava nel suo habitat e ha solo difeso i propri cuccioli (che ora andranno incontro a morte certa, a meno che non vengano soccorsi e allevati in cattività). Posto che non si ride dei morti neanche quando la morte è avvenuta per motivi stupidi, il pensiero pigro che mi gira in testa da stamattina è questo: alla fine, trovarsi con un uomo dentro un bosco non è buono per le donne ma neanche per le orse.
La falsa equivalenza degli “uomini maltrattati”
Ogni volta che leggo “sportello uomini maltrattati” il mio cervello ci aggiunge una “n”, e la parola diventa “maltrattanti”. E non ci sarebbe niente di male - anzi, molto di bene - ad aprire un centro o un servizio per uomini con problemi di gestione della rabbia, che sfogano la propria frustrazione sulle compagne e sui figli. Sarebbe utilissimo. Soldi molto bene spesi, anche se alcuni educatori che lavorano proprio in uno di questi centri dicono che gli uomini che si avvicinano a queste iniziative non rimangono a lungo: risolto il problema (o quello che pensano sia il problema) se ne vanno. Non collettivizzano l’esperienza per condividerla con gli altri e individuare insieme la matrice culturale degli abusi. Ogni uomo ragiona per sé, come se fosse isolato dagli altri: anche se non è così.
Invece a Tor Bella Monaca, a Roma (nell’unico municipio di tutta la città in mano alla destra) si è annunciata l’apertura di uno sportello per “uomini maltrattati” dalle donne. È una cosa che fa andare il sangue al cervello per tanti motivi che proverò a sintetizzare qui.
Se non ci possono far tacere, allora ci delegittimano. Dalla morte atroce di Giulia Cecchettin per mano di un ragazzo bianco “normale”, il figlio di tanti, il tema della violenza maschile contro le donne è diventato pervasivo e si è imposto nel discorso pubblico, anche grazie al lavoro del padre di Giulia (che tutte chiamiamo per nome come se fosse una sorella: e il cuore si fa piccolo, a pensare a quale vita è andata perduta). I maschilisti radicalizzati sanno che non possono vincere se non si organizzano, e sanno di poter contare sul sostegno (anche economico) delle destre. La loro prepotenza è pari solo alla malafede con cui agiscono: dato che non possono far sparire il problema, provano a minimizzarlo: il tentativo è quello di far passare l’idea che gli uomini siano maltrattati dalle donne quanto le donne lo sono dagli uomini, e questo è un argomento falso ma che ha grande presa fra chi teme di passare per apologista della violenza contro gli uomini.
La violenza maschile è un problema strutturale. Quella femminile contro gli uomini, no.
La violenza maschile contro le donne e gli altri uomini è un fenomeno misurabile e misurato, studiato e osservato, e solo chi è in profonda malafede può trattarlo come un fenomeno episodico che riguarda il singolo uomo. La sopraffazione violenta sulle donne, in particolare, rappresenta un collante in molte relazioni maschili: lo provano i molti forum in cui padri, mariti e parenti di donne ignare condividono foto intime delle stesse, a loro insaputa. È attraverso uno di questi forum che Dominique Pélicot ha reclutato più di 70 uomini, che ha portato a casa sua perché stuprassero sua moglie nel sonno. La violenza psicologica è alla base di buona parte delle “crisi di coppia” presentate da Temptation Island. La violenza economica è quella che impedisce a moltissime donne di rendersi indipendenti dai coniugi, e quindi lasciarli. Della violenza sessuale manco inizio a parlare.
Tutte queste forme di violenza non hanno un analogo femminile che non sia del tutto episodico: nessuna di noi ha una chat con le amiche in cui ci si scambiano foto rubate di uomini a noi conosciuti, non ci sono forum in cui invitiamo donne sconosciute a venire a stuprare i nostri compagni, non parliamo delle molestie sessuali come di un diritto perché se no addio erotismo. La matrice culturale della presunta violenza femminile sugli uomini è inventata di sana pianta: quello che non è inventato sono i matrimoni infelici con uomini che si sposano pensando di aver rimediato una serva gratis, e quando la serva si scoccia vorrebbero andare a piangere allo "sportello maltrattati” per farle togliere i figli con un’accusa di PAS.
Gli uomini maltrattati - quelli davvero maltrattati, che sono pochissimi ma non inesistenti - per lo più sono maltrattati da altri uomini, in qualche raro caso da una donna: e si vergognano ancora più delle donne. Il vero ostacolo sarebbe proprio la vergogna, che impedisce a tantissimi uomini che subiscono violenza di chiedere aiuto e sostegno. Anche qui: la matrice culturale gioca contro di loro.Non si cacciano i soldi per i problemi veri, ma per le frigne dei maschilisti ecco piovere i quattrini.
Roma avrebbe bisogno di posti letto in case-rifugio per donne maltrattate: ne servirebbero dai 300 ai 350. All’ultimo conteggio, erano fra i 50 e i 65. Ci sono almeno 250 donne che non sanno dove andare, e moltissime di più che hanno paura anche solo a entrare in un centro antiviolenza: che comunque sono realtà sottofinanziate e in buona parte basate sul volontariato. Ma basta che un’associazione maschilista (una sola!) vada a frignare da un’assessora di destra, lamentandosi che le donne sono brutte e cattive come gli uomini e che la violenza non ha genere, ed ecco che saltano fuori i soldi per lo “sportello”. Che sappiamo benissimo a cosa servirà, se mai servirà: a radicalizzare ulteriormente uomini che avrebbero invece bisogno di un percorso terapeutico per rinunciare all’idea che le donne siano una funzione delle loro vite.
La falsa equivalenza è un metodo di delegittimazione. Esistono donne violente, prevaricanti, con problemi di gestione della rabbia? Certo, le donne sono esseri umani e come tutti gli esseri umani possono essere persone orrende. Si tratta, però, di casi isolati, come dicevo: nella cultura condivisa dalle persone che sono state socializzate come donne, non esiste un’autorizzazione diffusa alla violenza contro i partner, tantomeno all’utilizzo della violenza come risposta alle emozioni negative. Esiste, al contrario, un accudimento infinito che si declina anche sul tentativo di far ragionare, di saper prendere, di addolcire l’uomo violento. Un’educazione tossica per noi, che ci rimettiamo le penne, e per loro, che non vengono mai messi di fronte alla necessità di prendersi le proprie responsabilità.
Mettere le due cose sullo stesso piano significa togliere dal tavolo la matrice culturale del problema. Quell’equivalenza non c’è, non c’è mai stata e non può esserci: ma i governi di destra vogliono spuntare le armi dell’autodeterminazione femminile, perché le donne devono essere controllate, devono stare a casa, docili, mansuete e figlianti.Vuoi aiutare gli uomini maltrattati? Usa i consultori familiari.
I consultori familiari - così bistrattati, così essenziali per le comunità - sono un ottimo posto da cui cominciare per aprire un punto di contatto anonimo, discreto e accogliente per gli uomini che possono davvero avere problemi di violenza domestica subita. Non servirebbe cambiarne la destinazione, solo finanziarli perché possano attrezzarsi a ricevere le richieste di chi avesse bisogno di un sostegno psicologico nell’iniziare un processo di separazione o nel gestire una situazione di crisi. Sapendo che difficilmente un uomo esce morto da una relazione eterosessuale. Se solo potessimo dire il contrario.
Questi sono i punti principali. E non so se ci tornerò: tutto quello che ho detto è stato misurato e studiato, esistono i libri che lo argomentano. Non resta che leggerli.
Infine
Ci vediamo il 12 all’India Città Aperta?
Ciao!
Giulia