Non vedo un gran senso in questa operazione se non avere intaccato un altro pezzettino nella fiducia dei network di persone a cui ci si affida per trovare delle fonti valide e affidabili (perché sapere tutto, verificare tutto, approfondire tutto è materialmente impossibile per chiunque, ed è inevitabile e anzi auspicabile affidarsi a degli esseri umani che conoscono una data area per aiutarci a navigare il mare di informazioni disponibili) e aver prodotto un gioco combinatorio che non produce niente di nuovo in termini di output di pensiero se non quello che c'era già nelle fonti (differenza abbastanza cardinale tra quello che succede quando un mix di fonti vengono filtrate dall'esperienza di una persona o passano in un dataset). Insomma un épater les bourgeois che dura il tempo della nostra attenzione ma le cui piccole crepe fanno danni molto più a lungo.
Ciao Giulia, sono Francesco D'Isa. Sono anni ormai che per molto di ciò che scrivo uso anche le AI, sono uno strumento molto utile e me ne sto occupando seriamente da tempo. Non per questo ciò che scrivo è meno mio, ovviamente. Dipingere la scrittura con utilizzo di AI come priva di autore (o, peggio, con l'AI come autore) è una descrizione estremamente inesatta e semplicistica del processo, che converge verso il cliché che basti un prompt ed ecco che arriva il libro per magia. "Ipnocrazia", coi suoi pregi e difetti, lo ha scritto Colamedici (e in effetti si riconosce persino il suo stile/temi). L'autore non ha buttato lì un prompt e fatto rigurgitare un libro – cosa ripeto tecnicamente impossibile, con una qualità analoga – ma semplicemente, come moltissime persone, ha integrato un nuovo strumento nella sua prassi di scrittura. Anche dizionari e libri sono supporti per la scrittura, ma non scandalizzano nessuno. In merito consiglio un bel libro "Teoria LEtteraria per robot" di Dennis Yi Tenen.
Ciao Francesco, pur apprezzando il tuo impegno sul tema, credo che sia un problema a monte e cioè che è possibile avere posizioni diverse rispetto all'intelligenza artificiale - posizioni che possono essere anche scelte etiche dovute a sensibilità su tanti tanti tanti fattori diversi - e queste posizioni vanno rispettate da parte di un editore. Come lettore io devo poter scegliere in modo consapevole cosa sto comprando, decido io se e quanto contribuire all'utilizzo di uno strumento che, ad oggi, ha bias inconciliabili con la mia lotta politica per esempio. Visto che il libro è stato messo in vendita e non regalato, smette di essere un esperimento scientifico e diventa a tutti gli effetti un prodotto culturale a pagamento. Per questo motivo il consumatore deve essere messo nelle condizioni di sapere cosa sta comprando.
Abbiamo un forte disaccordo di fondo sul tema, che ovviamente è lecito e che si può approfondire in altre occasioni. Temo però che la tua sia una richiesta impossibile. Il motivo è semplice: è tecnicamente impossibile riconoscere se in un testo è stata usata una AI. Non solo (per ovvi motivi) se viene usata per tradurre, fare editing, ricerca ecc, ma anche nel caso più "forte" in cui si copia e incolla alcun brani, perché tutti i rilevatori sono super-facilmente aggirabili e generano falsi positivi. Inoltre per vari motivi tecnici è probabilmente impossibile farne di affidabili.
Se rimane il tabù di AI con tanto di "lettera scarlatta" per chi la usa e se questo compromettesse la pubblicazione o la ricezione del pubblico, nessuno ne dichiarerebbe l'uso. Non voglio essere brutale, ma sicuramente avete già letto altri libri dove è stata usata una AI, per il testo o per la copertina: se è fatto bene non ve ne accorgete. Conosco molte persone (professionisti di vari campi) che proprio per non esporsi alle feroci critiche che ne accompagnano l'uso non lo dichiarano. E sono davvero tante, fidatevi. Finché la richiesta è (semplifico) "ditecelo così non vi leggiamo", è praticamente un invito alla menzogna. Io lo dichiaro perché per me è una rivendicazione filosofica, etica e politica, ma la mia vita sarebbe moooolto più rilassante se lo tacessi, come molti altri.
(Infine un PS tecnico: Se escludiamo il fatto che non esiste una comunicazione in generale esente di bias, i bias delle AI cui probabilmente ti riferisci sono facilmente aggirabili, sta lì il buon uso; il rischio non è per chi li conosce, ma di chi NON li conosce. Ad esempio: se con il prompt "nurse" ottengo solo immagini di infermiere donne, il problema non è quello di ottenere immagini di infermieri uomini, che è ovviamente facilissimo, ma riconoscere che c'è un bias sessista all'opera. I LLM testuali inoltre hanno più "bias" di sinistra che di destra, al momento. Musk le definisce "woke" non a caso).
Ma infatti l'uso non è stato dichiarato se non a libro venduto. Se me lo dichiari prima, decido io. Se non me lo dichiari, decidi tu: ma mi stai vendendo una cosa che io non comprerei.
Scrivevo prima all'altra Giulia perché secondo me è una richiesta impossibile, copio e incollo qua per conoscenza:
"...Il motivo è semplice: è tecnicamente impossibile riconoscere se in un testo è stata usata una AI. Non solo (per ovvi motivi) se viene usata per tradurre, fare editing, ricerca ecc, ma anche nel caso più "forte" in cui si copia e incolla alcun brani, perché tutti i rilevatori sono super-facilmente aggirabili e generano falsi positivi. Inoltre per vari motivi tecnici è probabilmente impossibile farne di affidabili. Se rimane il tabù di AI con tanto di "lettera scarlatta" per chi la usa e se questo compromettesse la pubblicazione o la ricezione del pubblico, nessuno ne dichiarerebbe l'uso. Non voglio essere brutale, ma sicuramente avete già letto altri libri dove è stata usata una AI, per il testo o per la copertina: se è fatto bene non ve ne accorgete. Conosco molte persone (professionisti di vari campi) che proprio per non esporsi alle feroci critiche che ne accompagnano l'uso non lo dichiarano. E sono davvero tante, fidatevi. Finché la richiesta è (semplifico) "ditecelo così non vi leggiamo", è praticamente un invito alla menzogna. Io lo dichiaro perché per me è una rivendicazione filosofica, etica e politica, ma la mia vita sarebbe moooolto più rilassante se lo tacessi, come molti altri".
E per questo dicevo che siamo tutti sospetti, e infatti io non le uso anche per correttezza. Voglio vivere e morire della mia capacità di articolare un concetto. Non mi pare difficile da capire: tu mi dai dei soldi, io ti do delle parole che ho scritto pensandole, e non delegando il pensiero.
E senza nomi finti.
Certo che si può fare: qua si discute sull’etica del farlo, non sulla possibilità.
Non è una delega, in nessun modo. La mia capacità di articolare concetti non è stata dimunita dalle AI (anzi), così come quella delle mie classi; su come funziona la scrittura con Ai ti ha risposto bene Andrea. Capisco la richiesta, però credo che se una domanda genera svantaggi/biasimo/stigma ed è impossibile da controllare lascia un po' il tempo che trova, sarò cinico io. Senza contare dato l'immenso numero di persone che usa questo strumento, in grado maggiore o minore (e anche qui ci sarebbe un altro problema: quanto "si può" usare senza lettera scarlatta?). Ma ho capito il tuo punto, anche se non lo condivido. Spero un giorno di parlarne di persona, perché in pubblico si è meno "malleabili" su temi così polarizzati.
Siamo in disaccordo su molte cose se 1) dai per scontato che non conosca l'argomento - ma questo era quasi citofonabile 2) che sia sufficiente aggirare i bias per risolvere il problema, probabilmente non ti toccano e non sai che carico emotivo, mentale ed etico comportano. Non mi sembra ci siano, dunque, i presupposti per nessuna conversazione se dai per scontato che io sia scema e che parli di cazzate inutili.
Se aggirare i bias non è il problema, ma il loro impatto emotivo mentale ed etico su di te, banalmente non avevo capito il tuo problema e il mio consiglio è inutile. Visto che per la maggioranza delle persone con cui parlo il problema è quello di reiterarli (da cui il "probabilmente" che ho scritto), cercavo di essere informativo/utile, non certo offensivo, scusa se è sembrato diversamente. Che tu sia scema o dica cazzate non l'ho detto né pensato, era un "PS" proprio per questo, la risposta è un'altra.
Sai che questo discorso ricorda tantissimo il discorso sugli OGM? Davvero lo stesso, puoi sostituire IA con OGM e cambia poco. Interessante riflettere sul fatto che il concetto di OGM è nato solo perché tecnicamente è possibile capire se una pianta sia un OGM o meno, come oggi è possibile capire se un testo faccia uso di IA (tanto che leggendo il libro si nota che sia poco naturale). Chissà se in futuro nascerà una IA non rilevabile, come è nato il CRISPR che, non essendo rilevabile, è impossibile da vietare o anche solo tracciare (non molto diverso da come oggi sia impossibile sapere se un libro è stato scritto a macchina o usando Bibisco, e quindi a nessuno interessa)
Il paragone finale è una fallacia argomentativa, per quanto riguarda gli OMG stai paragonando una cosa che potenzialmente credo tu voglia difendere con una modifica genetica negativa di un prodotto naturale, modifica che gli lascia le sembianze cambiandone la sostanza e senza intervento del prodotto stesso. Il fatto che a un certo punto si siano ingannati i consumatori inventandone uno non tracciabile non è una gran consolazione. Non so se sia il paragone che avresti voluto effettivamente usare.
Il punto non è difendere o essere contrari, il punto è che non può nascere un movimento contrario, fino ad arrivare al divieto, se non è tecnicamente possibile sapere se quell'organismo sia effettivamente OGM (e in effetti non è nato un movimento contrario al "irradiazione gamma" perché è impossibile sapere se una mutazione è naturale o indotta)
Sono pienamente d'accordo, anch'io l'ho comprato perché lo proponeva Colamedici che gode(va) della mia stima e fiducia. Ritengo che non siamo noi (i "follower" di Colamedici et al.) a dover essere istruiti/redarguiti su quanto sia difficile fidarsi delle fonti, per dirla in breve. Avevo scelto Colamedici apposta! Dubito che la questione sollevata da questo "fake" possa arrivare a chi veramente avrebbe bisogno di farci una riflessione approfondita, dunque è stato uno spreco di tempo, denaro e fiducia nell' umano. Sono amareggiata, anziché intrigata o ammirata.
Io Ipnocrazia l'ho letto non perché lo consigliava Colamedici, ma perché mi interessava l'argomento. Leggendolo, ho percepito qualcosa di strano a cui però non sono riuscita a dare un nome. Non sono mai giunta alla conclusione che fosse stato generato con l'intelligenza artificiale, ma qui e lì ho trovato qualche cosa che non mi quadrava e che mi è difficile perfino descrivere.
Non sono d'accordo sul paragone fatto nel post. È vero che attualmente c'è ancora un divario tra ciò che scrive uno scrittore/giornalista e l'intelligenza artificiale, ma è un divario destinato ad assottigliarsi sempre di più. Uso l'IA per diverse ragioni professionalmente e mi è capitato di vedere molta umanità nelle risposte di ChatGPT (per esempio, quando non riusciva a completare un compito come piaceva a me, aveva la tendenza a procrastinare. Oppure se ero super gentile le sue risposte erano più veloci e più dettagliate). La produzione di testi è migliorata notevolmente nel corso di pochissimi mesi. Può fornire spunti creativi per moltissimi argomenti, può verificare le fonti velocemente. Allo stato attuale c'è ancora un notevole margine di errore, pertanto l'intelligenza artificiale deve essere compresa come un'integrazione al lavoro umano e non come suo sostituto. Dubito che Colamedici abbia lasciato completamente la scrittura nelle mani dell'intelligenza artificiale (non ho ancora letto l'Espresso) e che in sostanza non ci abbia "messo del suo". Vedo più Ipnocrazia come il risultato di un lavoro di collaborazione tra IA e una persona. Credo che nonostante questa informazione, la mia idea su Ipnocrazia non sia assolutamente cambiata. Il valore di ciò che è stato scritto rimane. Al contrario questa notizia mi fa venire voglia di rileggere il libro per gettare un nuovo sguardo alla luce di questa rivelazione.
Sono anche dell'opinione che l'uso dell'intelligenza artificiale porti con sé i problemi che hai elencato e che questi problemi siano importanti e debbano trovare una risoluzione.
Credo che il tema intelligenza artificiale debba essere regolato con urgenza, proprio perché l'idea dovrebbe essere quella di potenziare il lavoro umano, non sostituirlo.
Ma che figata, leggo entrambe le newsletter, perciò ora le mie sinapsi sono stimolate al massimo. E voglio darmi il tempo di decantare e ragionare sulle varie posizioni.
.
Premetto non ho ancora letto "Ipnocrazia" ma seguendo TLON da tempo, sapevo che Andrea stava facendo un lungo ragionamento e lavoro con l'IA e mi affascina le cose che riesce a tirarci fuori. Quindi quando ho letto la notizia non mi sono nè sorpresa nè incazzata, piuttosto incuriosita, e affascinata appunto.
.
Ad oggi, con quello che guadagno posso acquistare solo due libri l'anno, il resto biblioteche, regali, prestiti. E meno di me può permettersi la mia vicina di casa, che lavora alla cassa di un supermercato e che, anche volendo, non ha tempo di leggere (non conosce nè Blasi, nè TLON, e non legge l'Espresso... forse non entra in una libreria da natale, ma vabbeh... questo lo dico solo perché a volte sento di dover mettere le cose in prospettiva).
.
Un anno fa, uno dei clienti per cui lavoro, ha cominciato ad integrare massicciamente l'IA. Ad un tratto non andava più bene la mia velocità di produrre post, newsletter, ecc. per l'azienda. A questi livelli non interessa "la voce" del giornalista, sei manovale del testo. Ma questo non è una novità nemmeno per voi, penso.
Perciò sono stata invitata ad usare l'account IA del cliente per essere più performativa.
E' stato un colpo.
Sono giornalista pubblicista dal 2008, in passato ho scritto di e intervistato anche artisti internazionali, non poter più elaborare io un contenuto mi ha fatto sentire annullata, un numero, come a dire "quello che fai tu lo possono fare tutti ormai". Prendere o lasciare.
E' stato un periodo difficile, fermo restando che devo comunque mettere mano ad ogni singolo testo prodotto dall'IA, perché la maggior parte delle volte fa schifo.
.
Dopo aver letto e seguito diversi esperti sull'argomento mi sono decisa, a gennaio di quest'anno, a conoscere il "nemico" per capire come non sentirmi morta dentro e come muovermi per il futuro. E' stata una sorpresa.
L'IA si adatta a te, non crea nulla di decente se tu non ci metti del tuo dentro. Ho dovuto settare il tono del discorso, lo stile dell'output, quindi anche il lessico, che tipo di argomenti mi interessano, il fact-checking, per iniziare ad avere un GPT che potesse essere un compagno decente booster di pensiero, come qualcuno ha giustamente scritto.
Per stringere, sto leggendo più libri di prima! ahahahah
Se non mi piace la direzione dove sta andando a parare gli dico no, esplora quest'altra via o non mi piace questa soluzione, troviamo un'alternativa. Chiedo sempre "perché" o "come", gli carico documenti, articoli, per ampliare ricerche o ragionamenti.
Insomma mi aiuta ma non scrive niente per me, e non mi sento affatto annullata, anzi... sembra assurdo ma mi sento "integrata". Si sente che sono una fan del genere sci-fi?
Io non avevo acquistata il libro perché, seguendo il settimanale L'Espresso avevo già letto che si trattava di un "falso". E insisto falso. Se vogliono iniziare a usare l'IA al posto di giornalisti e scrittori, che lo facciano ma io , che spendo soldi per comprare il prodotto, lo devo sapere altrimenti é una truffa. Io non sono affatto d'accordo con l'articolo di Espresso: https://lespresso.it/c/opinioni/2025/4/3/ipnocrazia-intelligenza-artificiale-scrittura-filosofia-lespresso/53598
"che importa se a scriverle è stata l’Intelligenza artificiale?" "Questo modello potrebbe aprire la strada a un nuovo modo di fare filosofia?" Nuova filosofia? Ma per carità, si trtata di un set di dati che "rubano" (sì, si tratta di un furto di parole e di pensieri) dal web, parole e pensieri di persone vere. Qualche giornale come The Guardian scrive in grassetto alcune volte "article generated by AI". Io apprezzo, perché non leggo alcuni giornali per le notizie spot, ma per le opinioni di giornalisti che reputo abbiano uno standing. E se anche loro inizieranno a scrivere con AI al posto del pensiero, cancellerò l'abbonamento.
Giulia, grazie per aver fatto emergere la questione nei 'giusti' termini (almeno per me) : sono amareggiata dal falso, mi sento presa in giro, e mi pare che questa operazione non abbia fatto altro che intaccare la fiducia di chi già avrebbe voluto un serio e approfondito discorso sull'intelligenza artificiale, e che invece non sia arrivato affatto a tutto il resto del pubblico. Non è stata una bella operazione, sono sfiduciata
da mesi seguo quanto si sta dicendo su questo tema, e l'unico fatto è che il dibattito è ancora ampiamente aperto. La verità è che nessuno ha ancora una visione chiara su cosa sia giusto o opportuno fare. Produrre contenuti con l’IA non è illegale, ma questo non significa che non ci siano implicazioni morali ed etiche su cui dovremmo interrogarci come comunità. Mi sembra sterile, oggi, cercare prese di posizione definitive su un fenomeno così complesso e in continua trasformazione. Personalmente, mi sento direttamente coinvolta come professionista del mondo culturale, un settore che è già stato – e sarà sempre di più – attraversato da queste trasformazioni.
Venendo a Ipnocrazia, e alle reazioni che ha suscitato, volevo condividere una riflessione nata anche da una discussione recente, con un'amica. Mi pare che nel confronto tra te e Andrea Colamedici ci sia un nodo che nessuno dei due, per ragioni diverse, ha affrontato fino in fondo. Non è (solo) una questione etica o tecnica. È una questione profondamente antropologica. Tu scrivi: “Mi sono sentita fregata”. E mi sembra che proprio lì si annidi il punto sensibile: nella relazione emozionale che si crea tra un lettore o una lettrice e l’autore. Quando scopriamo che quella voce non è “umana” (o meglio, che non lo è nei termini in cui siamo abituati a riconoscerla), crolla un patto. Non perché il libro sia scritto bene o male, ma perché è difficile investire emotivamente in un autore che percepiamo come non umano. È come se venisse meno la possibilità stessa di relazione.
Il rischio, che forse vale la pena considerare, è che più l’IA entra nei nostri scambi – non solo nella scrittura di libri o saggi, ma nelle relazioni quotidiane – più si ridefiniscono i confini dell’intimità, dell’autenticità, della responsabilità. Se affido all’IA una poesia d’amore, una dedica, un discorso, cosa succede alla relazione che quella comunicazione intendeva costruire?
Non ho risposte chiare, solo domande che mi interrogano. E una sincera curiosità verso chi, come te, si espone con forza su questi temi.
Se costruisci un falso e poi dici che non volevi costruire un falso il tuo libro va nel cestone degli amari disinganni provocati dall'IU (intelligenza umana)
Non ho comprato Ipnocrazia anche se mi sembrava interessante perché compro solo libri che ho già letto; mi affido ai prestiti bibliotecari e a Kobo plus. Trovo che aspettare che cali il polverone attorno a una nuova uscita sia un privilegio
Aggiungo un pezzetto che serpeggia in me, anche se a margine del discorso principale… Sto considerando che, in quanto persona che ritiene sia Giulia Blasi che TLON dei riferimenti culturali autorevoli, mi sento ora legittimata a ritenere valida e ragionevole l’ipotesi che questa stessa disputa sia una sperimentazione che ha lo scopo di dimostrare la facilità/pericolosità di attuare meccanismi di polarizzazione, anche all’interno di una entità-sfera che si oppone alla polarizzazione.
Parafrasando Qualcuno “Non sono insospettitə perché mi hai sperimentata, sono insospettitə perché d’ora in poi non potrò più credere di non esserlo”
Infine: metto in dubbio. Vi metto in dubbio, ci metto in dubbio, mi metto in dubbio.
No. Perché io queste cose non le faccio, se uno ha un minimo di contezza della mia storia. Ritengo che la reputazione non sia una risorsa rinnovabile, quindi ci penso due, dieci, venti volte prima di fare qualcosa che può essere letto come un inganno dalle persone.
Quindi la risposta è assolutamente no, e credo anche che questo sia il segnale che è ora di chiudere i commenti a questo post.
Insomma è un libro fantasy dove la fantasy però non è tutta farina del sacco dell'autore (dal momento che l'IA rielabora il lavoro e le ricerche di altri autori, illustratori, artisti), il quale lo ha definito un esperimento ma che, a conti fatti, ha solo aperto la strada ai libri di divulgazione fake in un mondo già in crisi a causa delle notizie fake. E soprattutto, banalmente, facendo i soldi con un fake, spacciandolo per originale.
Grazie per l'amara riflessione, che temo sia emblematica del periodo storico che stiamo vivendo: abbiamo sempre più strumenti pensati per metterci in grado di fare e velocemente i milioni di cose che ci arroghiamo il diritto di voler fare. Purtroppo l'uso degli strumenti è soggetto, come tutte le cose del mondo, all'entropia che non esclude, anzi, accelera le devianze, soprattutto quando tutto è volto alla massificazione e allo scardinamento dei perni del diritto.
Io credo che il tema di fondo non sia che il libro è stato generato con l'aiuto dell'AI: una enorme quantità di libri che vengono immessi nel mercato editoriale da quando è nato ChatGPT lo sono, e questo non è certo il primo. Questo è però il primo in cui l'editore che lo pubblica lo rivendica, invece che nasconderlo, facendone IL PUNTO intorno al quale ruota la campagna marketing di lancio del libro.
Tlon è stato il primo editore in Italia a mostrare la strada che ci aspetta nel mondo dell'editoria: gli editori sono già nel processo di disfarsi degli autori. Quanti di quelli che hanno comprato il libro avranno seguito sui giornali tutta la montatura sul fatto che è un autore falso? Pochissimi. Il libro ormai è sul mercato, ci rimarrà, e per un sacco di lettori che non lavorano in questo mondo, sarà un libro come un altro.
Sempre più editori lavoreranno in questo modo, perché questo gli consentirà da una parte di creare "autori perfetti" e cioè costruire profili di autori perfetti per il marketing pitch di un libro (proprio come i falsi influencer dei social) e dall'altra perché in questo modo potranno detenere l'intera proprietà intellettuale del libro e non dover pagare royalties a nessuno.
Dall'uscita di ChatGPT un grosso numero di gruppi editoriali ha cominciato a fare accordi con aziende AI per consentire ai motori di intelligenza artificiale di acquisire i cataloghi (i contratti di cessione diritti firmati finora non prevedevano clausole relative all'intelligenza artificiale, per cui gli editori non si sentono di dover chiedere il permesso a nessuno per far addestrare l'AI sui nostri testi) - in cambio di cosa? Certamente, l'idea è quella di creare altre proposte in linea con il proprio catalogo, senza doversi rivolgere proprio a nessun autore (vero).
Credo che ci siano un sacco di editori che stanno prendendo appunti in questo momento. E forse questa è la cosa che ci turba di più di tutta la faccenda.
Sono tra quelli che lo hanno messo in lista perché lo avevi consigliato e mi fido dei libri che consigli. Questo scherzo? dimostrazione? provocazione? invece mi ha urtata, non credo ce ne fosse bisogno, un esercizio di stile quando basterebbe guardare i tanti libretti romance che girano solo in eBook per rendersi conto di quanto l’IA abbia già preso il posto di persone reali. Per quel che mi riguarda, la credibilità di TLON è seriamente danneggiata
Il punto non è che sia o meno scritto da una AI in parte o tutto, ma per me risiede nel fatto che non sei Orson Wells, voglio dire: se vado ad uno spettacolo voglio sapere che cosa sto andando a vedere, visto che si tratta di scegliere in modo consapevole. Se Colamedici lo avesse detto prima, magari il libro lo si sarebbe comprato lo stesso, giusto per capire come o cosa. ma così a me pare che manchi chiarezza e soprattutto etica. Sembra il gioco delle tre carte, Credi di vedere una cosa e invece no. Non va bene. A prescindere dalle giustificazioni tecniche o meno che si possano portare avanti. Mi delude soprattutto che sia stato fatto da una persona della quale mi fidavo molto.
Non vedo un gran senso in questa operazione se non avere intaccato un altro pezzettino nella fiducia dei network di persone a cui ci si affida per trovare delle fonti valide e affidabili (perché sapere tutto, verificare tutto, approfondire tutto è materialmente impossibile per chiunque, ed è inevitabile e anzi auspicabile affidarsi a degli esseri umani che conoscono una data area per aiutarci a navigare il mare di informazioni disponibili) e aver prodotto un gioco combinatorio che non produce niente di nuovo in termini di output di pensiero se non quello che c'era già nelle fonti (differenza abbastanza cardinale tra quello che succede quando un mix di fonti vengono filtrate dall'esperienza di una persona o passano in un dataset). Insomma un épater les bourgeois che dura il tempo della nostra attenzione ma le cui piccole crepe fanno danni molto più a lungo.
Ciao Giulia, sono Francesco D'Isa. Sono anni ormai che per molto di ciò che scrivo uso anche le AI, sono uno strumento molto utile e me ne sto occupando seriamente da tempo. Non per questo ciò che scrivo è meno mio, ovviamente. Dipingere la scrittura con utilizzo di AI come priva di autore (o, peggio, con l'AI come autore) è una descrizione estremamente inesatta e semplicistica del processo, che converge verso il cliché che basti un prompt ed ecco che arriva il libro per magia. "Ipnocrazia", coi suoi pregi e difetti, lo ha scritto Colamedici (e in effetti si riconosce persino il suo stile/temi). L'autore non ha buttato lì un prompt e fatto rigurgitare un libro – cosa ripeto tecnicamente impossibile, con una qualità analoga – ma semplicemente, come moltissime persone, ha integrato un nuovo strumento nella sua prassi di scrittura. Anche dizionari e libri sono supporti per la scrittura, ma non scandalizzano nessuno. In merito consiglio un bel libro "Teoria LEtteraria per robot" di Dennis Yi Tenen.
EDIT: Qui la mia analisi del caso "Xun", per chi volesse un parere più approfondito: https://www.theitalianreview.com/ipnocrazia-o-della-credulita/
Ciao Francesco, pur apprezzando il tuo impegno sul tema, credo che sia un problema a monte e cioè che è possibile avere posizioni diverse rispetto all'intelligenza artificiale - posizioni che possono essere anche scelte etiche dovute a sensibilità su tanti tanti tanti fattori diversi - e queste posizioni vanno rispettate da parte di un editore. Come lettore io devo poter scegliere in modo consapevole cosa sto comprando, decido io se e quanto contribuire all'utilizzo di uno strumento che, ad oggi, ha bias inconciliabili con la mia lotta politica per esempio. Visto che il libro è stato messo in vendita e non regalato, smette di essere un esperimento scientifico e diventa a tutti gli effetti un prodotto culturale a pagamento. Per questo motivo il consumatore deve essere messo nelle condizioni di sapere cosa sta comprando.
Abbiamo un forte disaccordo di fondo sul tema, che ovviamente è lecito e che si può approfondire in altre occasioni. Temo però che la tua sia una richiesta impossibile. Il motivo è semplice: è tecnicamente impossibile riconoscere se in un testo è stata usata una AI. Non solo (per ovvi motivi) se viene usata per tradurre, fare editing, ricerca ecc, ma anche nel caso più "forte" in cui si copia e incolla alcun brani, perché tutti i rilevatori sono super-facilmente aggirabili e generano falsi positivi. Inoltre per vari motivi tecnici è probabilmente impossibile farne di affidabili.
Se rimane il tabù di AI con tanto di "lettera scarlatta" per chi la usa e se questo compromettesse la pubblicazione o la ricezione del pubblico, nessuno ne dichiarerebbe l'uso. Non voglio essere brutale, ma sicuramente avete già letto altri libri dove è stata usata una AI, per il testo o per la copertina: se è fatto bene non ve ne accorgete. Conosco molte persone (professionisti di vari campi) che proprio per non esporsi alle feroci critiche che ne accompagnano l'uso non lo dichiarano. E sono davvero tante, fidatevi. Finché la richiesta è (semplifico) "ditecelo così non vi leggiamo", è praticamente un invito alla menzogna. Io lo dichiaro perché per me è una rivendicazione filosofica, etica e politica, ma la mia vita sarebbe moooolto più rilassante se lo tacessi, come molti altri.
(Infine un PS tecnico: Se escludiamo il fatto che non esiste una comunicazione in generale esente di bias, i bias delle AI cui probabilmente ti riferisci sono facilmente aggirabili, sta lì il buon uso; il rischio non è per chi li conosce, ma di chi NON li conosce. Ad esempio: se con il prompt "nurse" ottengo solo immagini di infermiere donne, il problema non è quello di ottenere immagini di infermieri uomini, che è ovviamente facilissimo, ma riconoscere che c'è un bias sessista all'opera. I LLM testuali inoltre hanno più "bias" di sinistra che di destra, al momento. Musk le definisce "woke" non a caso).
Ma infatti l'uso non è stato dichiarato se non a libro venduto. Se me lo dichiari prima, decido io. Se non me lo dichiari, decidi tu: ma mi stai vendendo una cosa che io non comprerei.
Scrivevo prima all'altra Giulia perché secondo me è una richiesta impossibile, copio e incollo qua per conoscenza:
"...Il motivo è semplice: è tecnicamente impossibile riconoscere se in un testo è stata usata una AI. Non solo (per ovvi motivi) se viene usata per tradurre, fare editing, ricerca ecc, ma anche nel caso più "forte" in cui si copia e incolla alcun brani, perché tutti i rilevatori sono super-facilmente aggirabili e generano falsi positivi. Inoltre per vari motivi tecnici è probabilmente impossibile farne di affidabili. Se rimane il tabù di AI con tanto di "lettera scarlatta" per chi la usa e se questo compromettesse la pubblicazione o la ricezione del pubblico, nessuno ne dichiarerebbe l'uso. Non voglio essere brutale, ma sicuramente avete già letto altri libri dove è stata usata una AI, per il testo o per la copertina: se è fatto bene non ve ne accorgete. Conosco molte persone (professionisti di vari campi) che proprio per non esporsi alle feroci critiche che ne accompagnano l'uso non lo dichiarano. E sono davvero tante, fidatevi. Finché la richiesta è (semplifico) "ditecelo così non vi leggiamo", è praticamente un invito alla menzogna. Io lo dichiaro perché per me è una rivendicazione filosofica, etica e politica, ma la mia vita sarebbe moooolto più rilassante se lo tacessi, come molti altri".
E per questo dicevo che siamo tutti sospetti, e infatti io non le uso anche per correttezza. Voglio vivere e morire della mia capacità di articolare un concetto. Non mi pare difficile da capire: tu mi dai dei soldi, io ti do delle parole che ho scritto pensandole, e non delegando il pensiero.
E senza nomi finti.
Certo che si può fare: qua si discute sull’etica del farlo, non sulla possibilità.
Non è una delega, in nessun modo. La mia capacità di articolare concetti non è stata dimunita dalle AI (anzi), così come quella delle mie classi; su come funziona la scrittura con Ai ti ha risposto bene Andrea. Capisco la richiesta, però credo che se una domanda genera svantaggi/biasimo/stigma ed è impossibile da controllare lascia un po' il tempo che trova, sarò cinico io. Senza contare dato l'immenso numero di persone che usa questo strumento, in grado maggiore o minore (e anche qui ci sarebbe un altro problema: quanto "si può" usare senza lettera scarlatta?). Ma ho capito il tuo punto, anche se non lo condivido. Spero un giorno di parlarne di persona, perché in pubblico si è meno "malleabili" su temi così polarizzati.
Chissà quanto sarebbe diverso il feedback che ha ricevuto questa operazione se non avesse detto di aver fatto uso di IA.
Il punto centrale è prima.
Siamo in disaccordo su molte cose se 1) dai per scontato che non conosca l'argomento - ma questo era quasi citofonabile 2) che sia sufficiente aggirare i bias per risolvere il problema, probabilmente non ti toccano e non sai che carico emotivo, mentale ed etico comportano. Non mi sembra ci siano, dunque, i presupposti per nessuna conversazione se dai per scontato che io sia scema e che parli di cazzate inutili.
Se aggirare i bias non è il problema, ma il loro impatto emotivo mentale ed etico su di te, banalmente non avevo capito il tuo problema e il mio consiglio è inutile. Visto che per la maggioranza delle persone con cui parlo il problema è quello di reiterarli (da cui il "probabilmente" che ho scritto), cercavo di essere informativo/utile, non certo offensivo, scusa se è sembrato diversamente. Che tu sia scema o dica cazzate non l'ho detto né pensato, era un "PS" proprio per questo, la risposta è un'altra.
Sai che questo discorso ricorda tantissimo il discorso sugli OGM? Davvero lo stesso, puoi sostituire IA con OGM e cambia poco. Interessante riflettere sul fatto che il concetto di OGM è nato solo perché tecnicamente è possibile capire se una pianta sia un OGM o meno, come oggi è possibile capire se un testo faccia uso di IA (tanto che leggendo il libro si nota che sia poco naturale). Chissà se in futuro nascerà una IA non rilevabile, come è nato il CRISPR che, non essendo rilevabile, è impossibile da vietare o anche solo tracciare (non molto diverso da come oggi sia impossibile sapere se un libro è stato scritto a macchina o usando Bibisco, e quindi a nessuno interessa)
Il paragone finale è una fallacia argomentativa, per quanto riguarda gli OMG stai paragonando una cosa che potenzialmente credo tu voglia difendere con una modifica genetica negativa di un prodotto naturale, modifica che gli lascia le sembianze cambiandone la sostanza e senza intervento del prodotto stesso. Il fatto che a un certo punto si siano ingannati i consumatori inventandone uno non tracciabile non è una gran consolazione. Non so se sia il paragone che avresti voluto effettivamente usare.
Il punto non è difendere o essere contrari, il punto è che non può nascere un movimento contrario, fino ad arrivare al divieto, se non è tecnicamente possibile sapere se quell'organismo sia effettivamente OGM (e in effetti non è nato un movimento contrario al "irradiazione gamma" perché è impossibile sapere se una mutazione è naturale o indotta)
Sono pienamente d'accordo, anch'io l'ho comprato perché lo proponeva Colamedici che gode(va) della mia stima e fiducia. Ritengo che non siamo noi (i "follower" di Colamedici et al.) a dover essere istruiti/redarguiti su quanto sia difficile fidarsi delle fonti, per dirla in breve. Avevo scelto Colamedici apposta! Dubito che la questione sollevata da questo "fake" possa arrivare a chi veramente avrebbe bisogno di farci una riflessione approfondita, dunque è stato uno spreco di tempo, denaro e fiducia nell' umano. Sono amareggiata, anziché intrigata o ammirata.
A me è parsa una furba operazione di marketing per un libro che tutto sommato altrimenti non sarebbe andato un granché bene.
Io Ipnocrazia l'ho letto non perché lo consigliava Colamedici, ma perché mi interessava l'argomento. Leggendolo, ho percepito qualcosa di strano a cui però non sono riuscita a dare un nome. Non sono mai giunta alla conclusione che fosse stato generato con l'intelligenza artificiale, ma qui e lì ho trovato qualche cosa che non mi quadrava e che mi è difficile perfino descrivere.
Non sono d'accordo sul paragone fatto nel post. È vero che attualmente c'è ancora un divario tra ciò che scrive uno scrittore/giornalista e l'intelligenza artificiale, ma è un divario destinato ad assottigliarsi sempre di più. Uso l'IA per diverse ragioni professionalmente e mi è capitato di vedere molta umanità nelle risposte di ChatGPT (per esempio, quando non riusciva a completare un compito come piaceva a me, aveva la tendenza a procrastinare. Oppure se ero super gentile le sue risposte erano più veloci e più dettagliate). La produzione di testi è migliorata notevolmente nel corso di pochissimi mesi. Può fornire spunti creativi per moltissimi argomenti, può verificare le fonti velocemente. Allo stato attuale c'è ancora un notevole margine di errore, pertanto l'intelligenza artificiale deve essere compresa come un'integrazione al lavoro umano e non come suo sostituto. Dubito che Colamedici abbia lasciato completamente la scrittura nelle mani dell'intelligenza artificiale (non ho ancora letto l'Espresso) e che in sostanza non ci abbia "messo del suo". Vedo più Ipnocrazia come il risultato di un lavoro di collaborazione tra IA e una persona. Credo che nonostante questa informazione, la mia idea su Ipnocrazia non sia assolutamente cambiata. Il valore di ciò che è stato scritto rimane. Al contrario questa notizia mi fa venire voglia di rileggere il libro per gettare un nuovo sguardo alla luce di questa rivelazione.
Sono anche dell'opinione che l'uso dell'intelligenza artificiale porti con sé i problemi che hai elencato e che questi problemi siano importanti e debbano trovare una risoluzione.
Credo che il tema intelligenza artificiale debba essere regolato con urgenza, proprio perché l'idea dovrebbe essere quella di potenziare il lavoro umano, non sostituirlo.
Ma che figata, leggo entrambe le newsletter, perciò ora le mie sinapsi sono stimolate al massimo. E voglio darmi il tempo di decantare e ragionare sulle varie posizioni.
.
Premetto non ho ancora letto "Ipnocrazia" ma seguendo TLON da tempo, sapevo che Andrea stava facendo un lungo ragionamento e lavoro con l'IA e mi affascina le cose che riesce a tirarci fuori. Quindi quando ho letto la notizia non mi sono nè sorpresa nè incazzata, piuttosto incuriosita, e affascinata appunto.
.
Ad oggi, con quello che guadagno posso acquistare solo due libri l'anno, il resto biblioteche, regali, prestiti. E meno di me può permettersi la mia vicina di casa, che lavora alla cassa di un supermercato e che, anche volendo, non ha tempo di leggere (non conosce nè Blasi, nè TLON, e non legge l'Espresso... forse non entra in una libreria da natale, ma vabbeh... questo lo dico solo perché a volte sento di dover mettere le cose in prospettiva).
.
Un anno fa, uno dei clienti per cui lavoro, ha cominciato ad integrare massicciamente l'IA. Ad un tratto non andava più bene la mia velocità di produrre post, newsletter, ecc. per l'azienda. A questi livelli non interessa "la voce" del giornalista, sei manovale del testo. Ma questo non è una novità nemmeno per voi, penso.
Perciò sono stata invitata ad usare l'account IA del cliente per essere più performativa.
E' stato un colpo.
Sono giornalista pubblicista dal 2008, in passato ho scritto di e intervistato anche artisti internazionali, non poter più elaborare io un contenuto mi ha fatto sentire annullata, un numero, come a dire "quello che fai tu lo possono fare tutti ormai". Prendere o lasciare.
E' stato un periodo difficile, fermo restando che devo comunque mettere mano ad ogni singolo testo prodotto dall'IA, perché la maggior parte delle volte fa schifo.
.
Dopo aver letto e seguito diversi esperti sull'argomento mi sono decisa, a gennaio di quest'anno, a conoscere il "nemico" per capire come non sentirmi morta dentro e come muovermi per il futuro. E' stata una sorpresa.
L'IA si adatta a te, non crea nulla di decente se tu non ci metti del tuo dentro. Ho dovuto settare il tono del discorso, lo stile dell'output, quindi anche il lessico, che tipo di argomenti mi interessano, il fact-checking, per iniziare ad avere un GPT che potesse essere un compagno decente booster di pensiero, come qualcuno ha giustamente scritto.
Per stringere, sto leggendo più libri di prima! ahahahah
Se non mi piace la direzione dove sta andando a parare gli dico no, esplora quest'altra via o non mi piace questa soluzione, troviamo un'alternativa. Chiedo sempre "perché" o "come", gli carico documenti, articoli, per ampliare ricerche o ragionamenti.
Insomma mi aiuta ma non scrive niente per me, e non mi sento affatto annullata, anzi... sembra assurdo ma mi sento "integrata". Si sente che sono una fan del genere sci-fi?
.
Continuerò a leggervi entrambe.
Io non avevo acquistata il libro perché, seguendo il settimanale L'Espresso avevo già letto che si trattava di un "falso". E insisto falso. Se vogliono iniziare a usare l'IA al posto di giornalisti e scrittori, che lo facciano ma io , che spendo soldi per comprare il prodotto, lo devo sapere altrimenti é una truffa. Io non sono affatto d'accordo con l'articolo di Espresso: https://lespresso.it/c/opinioni/2025/4/3/ipnocrazia-intelligenza-artificiale-scrittura-filosofia-lespresso/53598
"che importa se a scriverle è stata l’Intelligenza artificiale?" "Questo modello potrebbe aprire la strada a un nuovo modo di fare filosofia?" Nuova filosofia? Ma per carità, si trtata di un set di dati che "rubano" (sì, si tratta di un furto di parole e di pensieri) dal web, parole e pensieri di persone vere. Qualche giornale come The Guardian scrive in grassetto alcune volte "article generated by AI". Io apprezzo, perché non leggo alcuni giornali per le notizie spot, ma per le opinioni di giornalisti che reputo abbiano uno standing. E se anche loro inizieranno a scrivere con AI al posto del pensiero, cancellerò l'abbonamento.
Giulia, grazie per aver fatto emergere la questione nei 'giusti' termini (almeno per me) : sono amareggiata dal falso, mi sento presa in giro, e mi pare che questa operazione non abbia fatto altro che intaccare la fiducia di chi già avrebbe voluto un serio e approfondito discorso sull'intelligenza artificiale, e che invece non sia arrivato affatto a tutto il resto del pubblico. Non è stata una bella operazione, sono sfiduciata
da mesi seguo quanto si sta dicendo su questo tema, e l'unico fatto è che il dibattito è ancora ampiamente aperto. La verità è che nessuno ha ancora una visione chiara su cosa sia giusto o opportuno fare. Produrre contenuti con l’IA non è illegale, ma questo non significa che non ci siano implicazioni morali ed etiche su cui dovremmo interrogarci come comunità. Mi sembra sterile, oggi, cercare prese di posizione definitive su un fenomeno così complesso e in continua trasformazione. Personalmente, mi sento direttamente coinvolta come professionista del mondo culturale, un settore che è già stato – e sarà sempre di più – attraversato da queste trasformazioni.
Venendo a Ipnocrazia, e alle reazioni che ha suscitato, volevo condividere una riflessione nata anche da una discussione recente, con un'amica. Mi pare che nel confronto tra te e Andrea Colamedici ci sia un nodo che nessuno dei due, per ragioni diverse, ha affrontato fino in fondo. Non è (solo) una questione etica o tecnica. È una questione profondamente antropologica. Tu scrivi: “Mi sono sentita fregata”. E mi sembra che proprio lì si annidi il punto sensibile: nella relazione emozionale che si crea tra un lettore o una lettrice e l’autore. Quando scopriamo che quella voce non è “umana” (o meglio, che non lo è nei termini in cui siamo abituati a riconoscerla), crolla un patto. Non perché il libro sia scritto bene o male, ma perché è difficile investire emotivamente in un autore che percepiamo come non umano. È come se venisse meno la possibilità stessa di relazione.
Il rischio, che forse vale la pena considerare, è che più l’IA entra nei nostri scambi – non solo nella scrittura di libri o saggi, ma nelle relazioni quotidiane – più si ridefiniscono i confini dell’intimità, dell’autenticità, della responsabilità. Se affido all’IA una poesia d’amore, una dedica, un discorso, cosa succede alla relazione che quella comunicazione intendeva costruire?
Non ho risposte chiare, solo domande che mi interrogano. E una sincera curiosità verso chi, come te, si espone con forza su questi temi.
Tutto quello che ho scritto ha a che vedere con l'emozione, pensavo fosse chiaro.
Se costruisci un falso e poi dici che non volevi costruire un falso il tuo libro va nel cestone degli amari disinganni provocati dall'IU (intelligenza umana)
Non ho comprato Ipnocrazia anche se mi sembrava interessante perché compro solo libri che ho già letto; mi affido ai prestiti bibliotecari e a Kobo plus. Trovo che aspettare che cali il polverone attorno a una nuova uscita sia un privilegio
Salute a chi legge!
Aggiungo un pezzetto che serpeggia in me, anche se a margine del discorso principale… Sto considerando che, in quanto persona che ritiene sia Giulia Blasi che TLON dei riferimenti culturali autorevoli, mi sento ora legittimata a ritenere valida e ragionevole l’ipotesi che questa stessa disputa sia una sperimentazione che ha lo scopo di dimostrare la facilità/pericolosità di attuare meccanismi di polarizzazione, anche all’interno di una entità-sfera che si oppone alla polarizzazione.
Parafrasando Qualcuno “Non sono insospettitə perché mi hai sperimentata, sono insospettitə perché d’ora in poi non potrò più credere di non esserlo”
Infine: metto in dubbio. Vi metto in dubbio, ci metto in dubbio, mi metto in dubbio.
Che, ad ogni modo, è cosa buona.
Mettetemi in dubbio.
No. Perché io queste cose non le faccio, se uno ha un minimo di contezza della mia storia. Ritengo che la reputazione non sia una risorsa rinnovabile, quindi ci penso due, dieci, venti volte prima di fare qualcosa che può essere letto come un inganno dalle persone.
Quindi la risposta è assolutamente no, e credo anche che questo sia il segnale che è ora di chiudere i commenti a questo post.
Ho pensato la stessa cosa 🤣
Sarebbe FAVOLOSO!
Insomma è un libro fantasy dove la fantasy però non è tutta farina del sacco dell'autore (dal momento che l'IA rielabora il lavoro e le ricerche di altri autori, illustratori, artisti), il quale lo ha definito un esperimento ma che, a conti fatti, ha solo aperto la strada ai libri di divulgazione fake in un mondo già in crisi a causa delle notizie fake. E soprattutto, banalmente, facendo i soldi con un fake, spacciandolo per originale.
Grazie per l'amara riflessione, che temo sia emblematica del periodo storico che stiamo vivendo: abbiamo sempre più strumenti pensati per metterci in grado di fare e velocemente i milioni di cose che ci arroghiamo il diritto di voler fare. Purtroppo l'uso degli strumenti è soggetto, come tutte le cose del mondo, all'entropia che non esclude, anzi, accelera le devianze, soprattutto quando tutto è volto alla massificazione e allo scardinamento dei perni del diritto.
Io credo che il tema di fondo non sia che il libro è stato generato con l'aiuto dell'AI: una enorme quantità di libri che vengono immessi nel mercato editoriale da quando è nato ChatGPT lo sono, e questo non è certo il primo. Questo è però il primo in cui l'editore che lo pubblica lo rivendica, invece che nasconderlo, facendone IL PUNTO intorno al quale ruota la campagna marketing di lancio del libro.
Tlon è stato il primo editore in Italia a mostrare la strada che ci aspetta nel mondo dell'editoria: gli editori sono già nel processo di disfarsi degli autori. Quanti di quelli che hanno comprato il libro avranno seguito sui giornali tutta la montatura sul fatto che è un autore falso? Pochissimi. Il libro ormai è sul mercato, ci rimarrà, e per un sacco di lettori che non lavorano in questo mondo, sarà un libro come un altro.
Sempre più editori lavoreranno in questo modo, perché questo gli consentirà da una parte di creare "autori perfetti" e cioè costruire profili di autori perfetti per il marketing pitch di un libro (proprio come i falsi influencer dei social) e dall'altra perché in questo modo potranno detenere l'intera proprietà intellettuale del libro e non dover pagare royalties a nessuno.
Dall'uscita di ChatGPT un grosso numero di gruppi editoriali ha cominciato a fare accordi con aziende AI per consentire ai motori di intelligenza artificiale di acquisire i cataloghi (i contratti di cessione diritti firmati finora non prevedevano clausole relative all'intelligenza artificiale, per cui gli editori non si sentono di dover chiedere il permesso a nessuno per far addestrare l'AI sui nostri testi) - in cambio di cosa? Certamente, l'idea è quella di creare altre proposte in linea con il proprio catalogo, senza doversi rivolgere proprio a nessun autore (vero).
Credo che ci siano un sacco di editori che stanno prendendo appunti in questo momento. E forse questa è la cosa che ci turba di più di tutta la faccenda.
No, Francesca, non lo rivendica. L'ha rivendicato in modalità extradiegetica dopo.
Questa cosa NON va omessa.
Sono tra quelli che lo hanno messo in lista perché lo avevi consigliato e mi fido dei libri che consigli. Questo scherzo? dimostrazione? provocazione? invece mi ha urtata, non credo ce ne fosse bisogno, un esercizio di stile quando basterebbe guardare i tanti libretti romance che girano solo in eBook per rendersi conto di quanto l’IA abbia già preso il posto di persone reali. Per quel che mi riguarda, la credibilità di TLON è seriamente danneggiata
Il punto non è che sia o meno scritto da una AI in parte o tutto, ma per me risiede nel fatto che non sei Orson Wells, voglio dire: se vado ad uno spettacolo voglio sapere che cosa sto andando a vedere, visto che si tratta di scegliere in modo consapevole. Se Colamedici lo avesse detto prima, magari il libro lo si sarebbe comprato lo stesso, giusto per capire come o cosa. ma così a me pare che manchi chiarezza e soprattutto etica. Sembra il gioco delle tre carte, Credi di vedere una cosa e invece no. Non va bene. A prescindere dalle giustificazioni tecniche o meno che si possano portare avanti. Mi delude soprattutto che sia stato fatto da una persona della quale mi fidavo molto.