Il rapporto Cass è una polpetta avvelenata
E mette a serio rischio la salute delle persone trans.
Mentre mi leggi, forse sono già a Tor Bella Monaca per il primo di due incontri nel quartiere, quello della mattina all’ITC Melissa Bassi. Alle 18.00 torno per chiacchierare con Federica Meta alla libreria Le Torri gestita da Alessandra Laterza: questa volta parliamo di Cose mai successe. Ed è solo martedì.
Inserisci qui solito pippone sulle settimane in trasferta, l’ho già fatto prima, è sempre uguale. Le date le metto tutte in fondo: adesso andiamo alla cosa di cui mi interessa parlare questa settimana.
TW: transfobia, TERF, ideazione suicidaria, manneachillemmurt’.
Mi sono letta il famoso rapporto Cass sulle cure per l'affermazione del genere nei minori. Cominciamo specificando che Hilary Cass NON ha una specializzazione nel settore: il suo campo è il trattamento delle neurodisabilità pediatriche, non dell'identità di genere. Sono due specializzazioni diverse, e già da qui si doveva capire che c’era qualcosa che non andava, e che la persona incaricata di condurre questa indagine poteva essere affetta da qualche forma di pregiudizio e orientamento politico scollegato dalla realtà che maneggiava. Perché se vuoi davvero valutare la qualità delle cure destinate alle persone trans, chiami qualcuno del settore: psicologi, psichiatri, endocrinologi, specialisti della crescita attivi nel campo del trattamento delle disforie, ce ne sono finché ne vuoi. Fra i collaboratori di Cass in questo studio ci sono persone vicine agli ambienti che promuovono le cosiddette “terapie di conversione”, basate sull’idea che le persone trans possano essere “corrette” e riportate a un’identità cis. Cass, guardacaso, si oppone a una legge che vieterebbe queste “terapie”, sostenendo che in questo modo si impedirebbe agli psicologi di esercitare cautela nel trattamento delle disforie di genere.
Questo è un modo di ragionare antiscientifico che lascia trasparire un’evidente transfobia. Dico “evidente” perché la vedo affiorare in alcuni punti del rapporto finale, per esempio in questo:
Nessun vero esperto del settore ti dirà mai che le persone hanno una "trans identity" che non sia "enduring": o sei trans o non lo sei. Le variabili sono l'accesso al trattamento e il sostegno della comunità che le persone hanno intorno. Quel punto tratta l'identità trans come qualcosa di potenzialmente temporaneo, un’incertezza, un momento di sbandamento o di crisi, piuttosto che una caratteristica ontologica innata dell’individuo. Del resto, in almeno un punto lo studio propone di testare le terapie di affermazione del genere con il sistema del doppio cieco, che si usa per testare altri farmaci: a un gruppo di controllo viene somministrato un placebo (cioè un preparato privo del principio attivo che si va a testare). Questo non è né possibile né etico nel caso delle terapie per l’affermazione dell’identità di genere, perché significherebbe lasciare il gruppo di controllo senza terapie anche in presenza di una diagnosi già confermata e per la quale l’intervento farmacologico è necessario per il benessere del paziente. Come ha fatto notare più di una persona trans: così si testano le persone, non i farmaci.
Il rapporto finale, che riassume il lavoro e fornisce delle linee di indirizzo, non cita alcun dato specifico. Il panel di esperti non ha condotto alcun vero e proprio studio indipendente sulle casistiche: più fonti riportano che Cass e il suo staff hanno, invece, scartato diversi studi che affermavano l’efficacia delle terapie che il rapporto mette invece in discussione, proprio sulla base dell’assenza di un test a doppio cieco.
Poi c’è quest’altra perla:
Anche qui si dà per scontato che la cosiddetta "detransizione" sia un evento frequente, che dipenda dal fatto che ieri eri trans e oggi no, e soprattutto, fra le righe, si suggerisce che le persone che abbandonano il percorso di transizione lo facciano per una diagnosi sbagliata e una qualità della cura inesistente, e non perché si trovano in una condizione psico-sociale che non le sostiene nell’affermazione della loro identità, o perché non se lo possono permettere. Non vengono citati studi su quante persone abbiano interrotto davvero il percorso, per quali motivi, se l'abbiano davvero interrotto o abbiano deciso che il percorso medicalizzato non era per loro e restano comunque persone trans anche senza la medicalizzazione, insomma: come si dice "a cazzo de cane" in British English?
Il grosso dell’allarmismo strumentalizzato dalle TERF per attaccare le cure alle persone trans è basato sull’utilizzo di farmaci che rallentano la pubertà, i cosiddetti “puberty blockers”, che il rapporto definisce come farmaci che possono avere un grande impatto sulla vita delle persone più giovani, nonostante siano già usati da tempo per rallentare la pubertà precoce nei bambini cisgender. Un allarmismo che non trova riscontri nel modo in cui ne parlano altre istituzioni mediche, tipo la Mayo Clinic.
Insomma: i trionfalismi delle TERF1 sono basati su uno studio a dir poco discutibile nell’approccio e nella realizzazione, portato avanti da una figura priva di competenze specifiche nel campo e, a occhio, convinta che l’identità trans sia una patologia e non una caratteristica dell’individuo. Cass avvolge la sua posizione ideologica in una grande quantità di linguaggio medico, ma i difetti si vedono, come si vede la distanza dalle persone della cui salute sostiene di volersi occupare (tanto da avere utilizzato immagini generate con l’intelligenza artificiale per raffigurarle: non persone reali, ma l’idea che se n’è fatta una macchina). Tuttavia, questo rapporto pieno di buchi è stato preso per buono dalle autorità, e rischia di compromettere le cure per migliaia di persone, nel Regno Unito ma anche qui da noi, dove le destre sono già all’attacco dell’ospedale Careggi di Firenze. Non è irrilevante: l’ideazione suicidaria fra le persone trans è molto alta, fino all’81% fra gli adulti, secondo uno studio del 2023. Negare le terapie di affermazione del genere ai bambini e adolescenti trans significa esporli al rischio di non voler più vivere.
La scienza, come ogni disciplina umana, finisce spesso per scontrarsi con i pregiudizi e le storture cognitive di chi la pratica. Quando poi ci confrontiamo con l’intangibile, con la mente, l’animo e la coscienza di sé delle persone, è facilissimo lasciarsi influenzare da quei pregiudizi. Il rapporto Cass è una polpetta avvelenata: chiunque abbia anche solo un’infarinatura della materia che pretende di esaminare lo nota immediatamente.
Tutto questo è irrilevante per la stampa, anche quella italiana, che è più che felice di dare quattro o sei colonne a una il cui unico obiettivo politico è annientare le donne trans. E anche oggi delle vite delle persone trans e genderqueer parliamo in maniera rigorosa, sensata e compassionevole domani.
Vabbe’, parliamo di date, dai
Tour di Brutta con Q&A mio tranne che nelle date con l’asterisco:
18 aprile - Pisa, Caracol*
20 aprile - Firenze, Laboratorio Puccini*
26 aprile - Terlizzi (BA), ingresso gratuito!
28 aprile - Taranto, Spazio Porto
4 maggio - Perugia, Auditorium S. Francesco
15 maggio - Milano, ARCI Bellezza
Prossime presentazioni di Cose mai successe:
10 maggio: Firmacopie allo stand Rizzoli del Salone del Libro di Torino
17 maggio - Terni, Casa delle donne
18 maggio - Pomezia (RM), Libreria Odradek
31 maggio - Bologna, Serre dei Giardini Margherita
1 giugno - Alba (CN), dettagli da confermare
Altre date:
17 aprile - Festival dei Giovani di Gaeta
19 aprile - Gubbio (PG), per La città delle donne
20 e 21 aprile - Festival del giornalismo di Perugia. I panel a cui partecipo sono diventati tre:
20 aprile, ore 17.00-17.50: Veri uomini, il sistema che ‘’uccide’’ le donne e non solo; a seguire, ore 19.00-19.50: Anche la ricerca scientifica ha un problema di genere
21 aprile, ore 20.00-21.15: Queer libera tuttǝ
11 maggio - Pesaro, Festival Percorsi
Ciao!
Giulia
Gente così misera che sarebbero state contente di sapere che le persone soffrono per terapie sbagliate, perché così avrebbero ragione. Peccato che non sia vero.
Anche io stavo preparando un’uscita incentrata sul rapporto Cass: la tua è un’analisi puntuale e la citerò sicuramente
Giulia, grazie per parlare del rapporto Cass. Ho una figlia trans di 21 anni, da un anno e mezzo con terapia ormonale, e vivo in persona come pur avendo attenzione medica pubblica, supporto familiare, e in generale un ambiente favorevole, è una situazione complessa e difficile. Con queste informazioni confuse o fuorvianti si fa ancora piu difficile.