Non è il campionato di calcio
Questa settimana: un appello che resterà inascoltato, una performance che mi ha messo attesa, una cosa che ho letto, un video e qualche data.
Sono sempre restia a dare la colpa ai social per questo o quel problema, anche perché i problemi hanno quasi sempre più cause sovrapposte e intrecciate, però è vero che in questi giorni è dai social che mi rendo conto di come qualunque argomento possa essere ridotto a una falsa polarizzazione, che ne so: carbonara o amatriciana? (Sono due piatti di pasta, entrambi usano guanciale e pecorino e sono tipici del Lazio: mi sfugge la necessità della scelta.) Slip o boxer? (Ma mettiti quello che ti pare, basta che stai comodo e ti lavi il culo regolamente.) Roma o Lazio? (Ho tanti amici laziali.)
Finché si tratta di scelte innocue, la gente può pure scannarsi. Il problema è quando questo metodo della scelta binaria come proiezione della personalità viene applicata a un conflitto come quello israelo-palestinese, e si scatenano le tifoserie come se si parlasse, appunto, del campionato di calcio e non di una storia lunga e sanguinosa in cui a rimetterci sono sempre i civili. Se c’è un momento in cui sarebbe giusto provare a variare la dieta mediatica, approfondire, informarsi ed evitare di fare caciara sui social, ecco, io penso che sia questo.
A proposito della cosa che dicevo la settimana scorsa sulla cura delle persone che fanno attivismo, sabato sera sera (mentre ero a fare una cosa bella che racconto dopo) ho chiacchierato un po’ della cosa con una giovane italo-palestinese molto brillante. Lei mi diceva: io non ce la faccio, sono travolta da questa cosa, ho bisogno di farmi indietro e proteggermi, ma la gente mi chiede di dire delle cose, dice che ho una responsabilità. Lo dico di nuovo: LE PERSONE PARLANO DI QUELLO CHE VOGLIONO QUANDO VOGLIONO, i social non sono la vita e il silenzio non significa necessariamente disinteresse o distanza. A volte è proprio bisogno di prendersi cura di sé. Cerchiamo di rispettarlo.
Metti una sera a Villa Medici
È sempre un po’ buffo e imbarazzante dire di essere fan di gente che conosci, ma io sono molto fan di Calcutta, fan di quelle che ai concerti le sanno tutte a memoria e almeno una volta sono scoppiate a piangere in macchina cantando il ritornello di Orgasmo, vabbe’, ognuno ha le sue. Sabato sera Calcutta ha lanciato il suo prossimo album, Relax, con una performance a Villa Medici a Roma ideata insieme a Nico Vascellari. Già andare a Villa Medici è una di quelle cose che avrei dovuto fare quasi vent’anni fa, quando sono arrivata a Roma: e invece non l’ho mai fatto, perché in centro chi ci va mai. Ci sono andata ieri sera, quindi, poco dopo il tramonto, per assistere alla performance: e già arrivandoci, con quella vista dall’alto sulla distesa di cupole e tetti e chiese barocche, mi stavo rimettendo a piangere come la prima volta che sono scesa dal Pincio all’alba ed era tutto rosa, e io neanche ci vivevo, allora.
La performance consisteva in una maratona musicale: otto ore dentro il Grand Salon della villa, chiuso da pannelli in cui erano state ritagliate le lettere che compongono la parola “relax”. Per tutto il tempo Calcutta e la band hanno suonato un misto di brani vecchi e nuovissimi, nel senso di non ancora usciti. Sono riuscita a sentirne due, entrambi molto belli e che mi hanno messo una gran voglia di ascoltare il resto. In corrispondenza della A c’era anche un grosso bottone rosso su una colonnina, che si poteva premere per interagire con la stanza: in maniera casuale, il bottone abbassava le luci, faceva sparire uno o più strumenti o innescava la registrazione di una voce femminile che diceva “Relax”. L’ho premuto tre o quattro volte, poi ho smesso perché mi sentivo come lo scienziato pazzo che tortura le sue cavie.
L’effetto era un po’ peep show, un po’ zoo, di sicuro interessante e molto faticoso per i musicisti, che non potevano mai smettere di suonare se non a turno per garantire almeno un tappeto sonoro. È stato strano guardarli senza essere vista e fare la fila per minuti interi dietro a truppe di adolescenti1 che invece di guardare puntavano il telefonino sugli spioncini per fare video (e nel frattempo godermi le opere che scopro essere frutto del restauro della villa fatto da Fondazione Fendi, tipo un gigantesco e bellissimo arazzo di Sonia Delaunay). Puoi mettere la ragazza in mezzo alla Generazione Z, ma non puoi mettere la Generazione Z nella ragazza.
Ho letto (e starei leggendo)
Cominciamo da “starei leggendo”: il mio Kindle mi sta lasciando. La batteria si scarica da sola dopo poche ore, per cui la lettura di The Fraud di Zadie Smith si sta trascinando più a lungo di quello che avevo preventivato. Non ho ancora capito se mi stia piacendo, anche perché l’ho mollato causa batteria loffia per leggermi Ducks di Kate Beaton (pubblicato in Italia da Bao Publishing), che mi ha sorpreso molto. Leggevo Hark! A Vagrant quando era un web comic, e il primo libro che ho comprato insieme a mio nipote più grande è The Princess and the Pony: da Ducks mi aspettavo lo stesso tipo di umorismo, invece è una storia autobiografica durissima sui due anni trascorsi da Beaton nei depositi di sabbie bituminose che si trovano nell’Alberta, in Canada, per ripagare il debito contratto per finanziarsi gli studi. Un ambiente - com’è prevedibile - a maggioranza maschile, in cui le prevaricazioni, le molestie e le violenze sono considerate la norma, ma in cui Katie, la protagonista della storia, riesce anche a trovare l’umanità, o quello che ne rimane quando il capitalismo ti spreme fino all’ultima goccia.
Un video
Letture Metropolitane ha ripreso tutta la presentazione di MAW - Una mostruosa vendetta contro il patriarcato di Jude Ellison S. Doyle moderata da me e Maura Gancitano. Al link qui sopra si può acquistare una copia autografata del fumetto.
Nei dettagli del video anche le specifiche su quale domanda è stata fatta quando. Un lavorone.
Un po’ di date
Le butto qui in maniera un po’ provvisoria, ce ne sono altre ma le dico più avanti:
26 ottobre - Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, per un evento intitolato Non si può più dire niente! Dettagli in arrivo.
27 ottobre - San Lazzaro di Savena (BO), per gli Stati Generali dell’infanzia e dell’adolescenza.
29 ottobre - VenUs Festival a Roma, per un talk in compagnia di tantǝ amichettǝ. Dettagli qui.
A martedì prossimo!
Giulia
Magari avevano vent’anni e io sono vecchia.
Ho finito proprio stanotte Ducks: non me lo aspettavo nemmeno io così duro, eppure con dentro così tante cose che è necessario continuare a dire, in tutte le forme. E il graphic novel è una di quelle più potenti. Lo consiglierò a chiunque.
Che bello, a San Lazzaro ci sarò anche io! Però la sera del 26 con lo spettacolo INFANZIA FELICE, chissà se ci incontriamo
Ti abbraccio