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Ho la brutta abitudine di trasformare gli hobby in lavori e quindi quello che scrivi rispecchia diversi periodi della mia vita. La sovrapposizione tra piacere e lavoro è insidiosa e “Fai un lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” è una cazzata immane.

Detto questo, qualche anno fa, ho affrontato le stesse cose, proprio riguardo alla lettura: troppi libri che dovevo leggere, si mangiavano il tempo dedicato ai libri che volevo leggere. E la mia voglia.

Così ne sono uscito io:

1 - Ho smesso di sentirmi in colpa se non leggevo tanto/abbastanza/quello che gli altri si aspettavano. Amare la lettura non è la mia identità.

1.1 - quindi ho letto poco per un paio d'anni, finché non mi è tornata la voglia.

2 - Ho separato la lettura per lavoro (che ho archiviato mentalmente sotto "lavoro" e non sotto "lettura") e la lettura per piacere.

2.1 - quindi ho ricominciato a leggere (e letto per lavoro nelle ore di lavoro e per piacere nelle ore libere).

2.2 - quindi le letture per "piacere" sono state abbandonate a metà se non mi piacevano e scelte sempre e solo senza secondi fini. Anzi, se un libro era borderline tra i due ambiti, finiva velocemente nella categoria lavoro.

3 - Ho rallentato la lettura, concentrandomi di più sulle singole frasi, sui personaggi, sui concetti. Ho deciso che volevo leggere godendomelo di più, anche se voleva dire leggere di meno.

3.1 - qui ho ricominciato davvero a godermi di nuovo la lettura.

3.2 - nel mio periodo di pausa, erano usciti un sacco di libri interessanti e avevo l'imbarazzo della scelta! Le librerie (inglesi) erano piene di libri che non vedevo l'ora di leggere!

4 - Ho usato la reading challenge di goodreads per impostare un numero di letture all'anno molto basso per me (12), per tenere a mente che va bene leggere poco, se non mi va.

Quando un piacere diventa un lavoro, vuol dire che qualcun altro diventa padrone del tuo piacere.

Questa è la mia esperienza. Non so se possa servirti, ma sì, non sei l'unica. Un Morandiano abbraccio.

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p.s. maledetta età! Per leggere su carta, ho cambiato i lampadari di casa con LED 5400 lumen. ha aiutato parecchio.

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La mia soluzione, ancora in via di sperimentazione, è stata dire basta agli ingressi di libri che non ho nessuna voglia di leggere e di cui non mi va di scrivere. Me ne libero subito, regalandoli alle amiche o donandoli a una biblioteca. Ho anche smesso di acquistarne per un anno per ridare valore alla mia libreria, ai libri che avevo scelto per convinzione e poi per qualche ragione non avevo mai letto (quasi sempre per fare spazio alla fuffa ricevuta per lavoro, mangia-tempo e mangia-voglia).

Sta andando meglio del previsto, sono all'ottavo mese dell'esperimento. Ho messo un freno all'acquisto compulsivo delle novità e alla rincorsa dei tempi editoriali, ho ritrovato un ritmo più lento e riflessivo, più mio, e non mi pento di essermi liberata dei libri d'assedio di cui non mi importava niente. Gli altri, quelli che ricevo ma mi sono cari, o di persone care, avranno il loro momento, prima o poi. Senza assillo. Pazienza se ci perdo 2-3 articoli in più, ci guadagno in gioia nella lettura che voglio preservare come spazio mio, di scelta e non d'agenda.

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Se vuoi spazio dove appoggiare i libri, ho appena preso delle librerie intonse e non aspettano altro che loro ☺️ oltre alla battuta, penso che la perdita della lettura sia un fattore che accomuna molte persone ai giorni d’oggi, alcune per la necessità capitalistica di essere produttivi, sempre ( e quindi il

Conseguente senso di colpa che arriva appena ci si siede a rilassarsi con un bel libro in mano) altri per il bombardamento dei social, altri ancora a causa della soglia di attenzione che si è abbassata ormai a pochi secondi…ma leggere della tua ragione, abbastanza peculiare e alla quale non avevo mai pensato, è venuta ansia anche a me.. ti abbraccio e grazie per le tue parole, ogni volta sono un balsamo.

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Giulia, hai aperto una voragine che credevo stesse solo nella mia testa. Ahimè, anch'io mi trovo spesso in queste condizioni (leggendo anche per lavoro), e a volte mi sembra di essere assediato dai libri e vorrei sparire in un bosco o avere la stanza vuota di cui parlava Chandra Candiani in un suo libro.

L'attrazione verso quel ficcarsi fra le pagine è inestinguibile però l'intensita del piacere non è più come un tempo, è come disturbata da una folla invisibile che preme.

L'unico antidoto che ho trovato è esitare di più nella scelta, frenarmi e poi stare nei libri a figure, che mi richiedono di guardare meglio e più lentamente.

È una mia soluzione provvisoria, ma non risolve un problema che c'è.

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Ti sei risposta da sola, già il fatto che qualcuno scelga libri "da farti leggere" per me è un po' una bestemmia. Poi il circolo vizioso "piladilibri+aspettative esterne" è micidiale. Non è così che si legge... Capisco che faccia anche parte del tuo lavoro ma non è un dovere, credo potresti limitarti a dare una scorsa ai testi che ti inviano e leggere solo quelli che ti risuonano davvero e che ti interessano, rispondendo magari con un cortese rifiuto a chi ti invia quelli non graditi, altrimenti (e sì, un po' complici anche i social che ci han ridotto a dei criceti sulla ruota e che ci rubano attenzione) ti togli il piacere... E ce ne son rimasti così pochi... Di leggere anche i tuoi. Penso che con una pausa si ristabilirà l'ordine e ti riprenderai in fretta, un abbraccio

P.s. e sì the Manningtree witches è scritto fucking minuscolo 😆

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Per la vista debole: e Reader. Mi ha ridato la vita, ora che non riesco a leggere in cartaceo.

Per lo spazio: puoi dire in giro che preferisci l'eBook, così non vedi i libri meravigliosi che ti arrivano e neanche quelli meh che saranno la maggioranza.

Non devi leggere quello che non hai chiesto, e non devi leggere neanche quello che compri. Quando sarai pronta li troverai dove lì hai lasciati, non hanno mica i piedi. Ti guardano con astio? E tu voltali, così imparano

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A me i libri non me li mandano, tranne quei pochi per le presentazioni in libreria (vieni a Bruxelles!!!) ma ci penso io ad assediarmi da solo. Ho avuto il periodo “basta narrativa” e quindi ho acquistato mille saggi su tipo qualsiasi argomento (i batteri, l’ISIS, i meccanismi pubblicitari, il cambiamento climatico), poi sono tornato alla narrativa perché “mo’ basta coi saggi”, ed ecco che ho recuperato Ammaniti, Welsh, Foster Wallace, tale Giulia Blasi… ma poi ci sono i fumetti, ora sto A ROTA di fumetti. E niente se penso che devo leggerli tutti non so da dove cominciare e mi blocco. Poi niente, ne scelgo uno, inizio, e anche se ci metto un mese me lo godo, lasciando tutto il resto fuori da quelle pagine. E vediamo chi sarà il prossimo.

Per i libri che non hai scelto tu di acquistare fai comei pro: leggi la sinossi, l’inizio, al centro e la fine e passa oltre.

Puoi mettere questo commento sulla pila di cose da leggere sul comodino.

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Il tempo passa e le cose cambiano, anche per te cara Giulia. Forse sei in una fase di passaggio in cui, rilevando una anomalia nelle tue abitudini, ti senti spaesata e perplessa oltre che preoccupata. Si avvicina una fase di assestamento alla quale tu stessa darai nuove caratteristiche, altre priorità. Ti auguro di trovare presto il tuo nuovo assetto, forse non molto diverso dall'attuale, con un nuovo sguardo e un nuovo sorriso...tra nuovi scaffali ricolmi dei tuoi preziosi tomi.

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Se anche le giornaliste intellettuali come te smettono di leggere, siamo davvero destinati all'estinzione. Ritengo che dal punto di vista del cambiamento climatico e della sopravvivenza del pianeta, questa eventualità sarebbe solo positiva. Certo, poiché nessun vantaggio è senza costi, per salvare il pianeta dovremmo rinunciare a quella poca intelligenza rimasta in giro praticata per esempio dalle donne che praticano il giornalismo e che pubblicano post su quanto ci circonda e su quanto succede nella società, permettendo a noi, che non abbiamo la fortuna di fare un lavoro così bello, di tenerci un po' aggiornati su quanto accade nel mondo in cui ci tocca di vivere. Ho passato alcuni mesi ad anni alterni, senza leggere nulla, nel corso della mia intera vita, che ormai abbraccia mezzo secolo, ma ho sempre ritrovato la passione per i libri. certo facendo il lavoro che faccio, malpagato sottostimato e svilente, quando esco dall'ufficio non vedo l'ora di poter mettere in azione il cervello con qualcosa di interessante e capisco che invece per te possa essere esattamente il contrario; ma spero che si tratti comunque solamente di un periodo, passato il quale tornerà sicuramente la tua passione e sono contenta di vedere che non sono l'unica a pensare che i libri dovrebbero essere scritti in caratteri fruibili anche da noi cinquantenni e sofferenti di presbiopia. chissà se le case editrici riusciranno a intercettare questa nicchia di mercato.

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Sono una lettrice onnivora dall' età di cinque anni, non sopporto che mi regalino libri a meno che non li ho indicati io. Ho smesso di comprare libri perché avendo cambiato casa poco meno di venti volte finivo per regalarli, stiparli in garage, riempire le cassette book crossing, a volte buttarli perché sì, esistono libri orribili e io regalo solo libri che mi sono piaciuti. E pensa, ero invasa da libri nonostante la mia grande passione sono le biblioteche, e quindi compravo poco.

Ho cominciato a leggere audiolibri in un periodo in cui andavo al lavoro ogni mattina a 100km da casa, e mi sono innamorata. Primo, perché sono miope. Qualcuno in effetti mi ha fatto notare che dire che gli audiolibri sono di serie B, è abilismo. Secondo perché ho sempre letto i libri ad alta voce, per me, per le mie figlie. E ti assicuro che Murgia che legge Deledda aggiunge, non toglie. Terzo perché il catalogo è ampio e abbandono TUTTO ciò che non mi cattura.

Detto questo, ci tengo a dirlo: leggere non è obbligatorio. Ascoltati.

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Lavoro in editoria, campo di libri scritti, tradotti, letto, corretti, valutati… e sono nella tua stessa situazione. Un tempo macinavo decine e decine di libri all’anno per mio piacere personale. Adesso ne macino decine per lavorarci sopra in un modo o nell’altro e arranco per riuscire a leggere quello che davvero vorrei io. L’anno scorso è stato il peggiore, quest’anno va un pochino meglio ma sono lontanissima dal ritmo di lettura di quando bevevo libri come acqua nel deserto. Ti abbraccio.

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Le aspettative tarpano ogni velleità. Sono una lettrice sempre più attenta a quello che leggo, prima leggevo qualunque cosa e sono una scrittrice che cerca la sua strada. Questi due estremi cozzano dentro di me. Ci sono periodi in cui leggerei libri su libri, la settimana scorsa a casa, con l'influenza, ho riletto una marea di libri di Kleypas, a ritmo di 300 pagine al giorno. Adesso sono satura. Il fatto è che spesso anche le nostre aspettative su dei libri, e ne ho tante, poi vengono deluse. O forse subentra solo parecchia stanchezza e c'è bisogno di rarefazione, di centellinare o fare come i gatti, dormirci su. Sono presbite e sto maledicendo Manningtree witches perché non posso più leggere cose con un carattere inferiore a 14, mi stanca. Di questo, spesso, non si tiene conto. Le cause di una inappetenza di lettura sono molteplici, ma niente sensi di colpa. La vita è tua e il tempo (libero e non) è tuo. Un abbraccio.

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Anche io non riesco più a leggere. Leggo solo poche cose che magari mi consiglia mio marito (per non farlo rimanere male) ma preferisco proprio fare altro. Io però non sono assediata dai libri, anzi. Non so da cosa dipende. Ma per me la lettura è diventata proprio il compitino da portare a termine quando c'è mio marito nei dintorni (altrimenti preferisco le parole crociate).

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Per quel che vale il mio commento: sono riuscito a ricominciare a leggere con

1. libri in digitale (sì lo so, "la tavoletta di argilla era più bella"...)

2. mai pc o smartphone a letto, quindi leggo prima di addormentarmi

3. mai smartphone in bagno, quindi leggo (capite voi quando)

fine.

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c'era una riflessione sul marketing del prodotto culturale, lo so eh, ma io sono proprio terra terra e operativo

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ott 1·modificato ott 1

Tu pensa che ho cominciato audiolibri per ovviare il problema della presbiopia e quello cominciato a luglio è ancora lì in attesa di essere concluso..

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Secondo me è un fenomeno più generale (che coinvolge anche me). La nostra attenzione è frammentata e catturata continuamente da mille cose piccole, è come se per quelle distese, com' è un libro, non ci fosse più lo spazio sufficiente. O noi non siamo più disposti a concedergli una quota del nostro tempo.

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