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feb 10, 2023Messo Mi piace da Giulia Blasi

Come concordo con le tue parole: come nel lavoro - almeno parlo per il mio, prettamente maschile - non viene mai premiata la qualità (vedi Splash, che mi sta facendo piangere lacrime sane da mercoledì), ma l'apparenza: puoi costruire un castello di sabbia malfermo, ma se ha dietro nomi altisonanti tutti ne parlano, anche se alla prima onda se ne cade miseramente e chissenefrega se dopo due giorni nessuno lo ricorda.

Come veneta e quasi vicina di casa di Paola Egonu poi mi sento di dover chiedere scusa per il razzismo che serpeggia, neanche tanto velatamente qui, nonostante le parolone dei politici in questi giorni.

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feb 11, 2023Messo Mi piace da Giulia Blasi

Eppure secondo me su Paola Egonu ci sarebbe da scrivere tanto. Ti leggo da anni, e mi hai insegnato abbastanza che ora non posso che annuire quando commenti il "femminismo un tanto al chilo" di Sanremo. Ma non merita una parola anche l'analogo "antirazzismo un tanto al chilo"?

Dare a Paola Egonu l'opportunita' di rispondere a commenti disgustosi e' cosa buona e giusta, se lei ne ha voglia. Pero' bisognerebbe capire che non ci si puo' aspettare che le persone vittime di discriminazione siano anche le sole ad affrontare il problema. Come se non fosse abbastanza estenuante essere discriminate, devono anche sentirsi lasciate sole come baluardo dell'antirazzismo, che e' di per se' discriminatorio. Lo si fa quasi come una forma di rispetto (un presunto diritto di replica), ma in realta' e' esattamente il contrario.

Il rispetto sarebbe fare da scudo, prendersi la briga di affrontare discorsi scomodi e a volte sconvenienti, prima di tutto con se stessi, e dare a quelle persone la possibilita' di presentarsi come se stesse, non (quasi?) esclusivamente come vittime, o peggio ancora usarle come gettone di presenza di una minoranza, per fare una "opera buona", da progressisti della domenica. O peggio ancora, fare entrambe le cose.

Che poi e' lo stesso identico discorso del femminismo da due soldi, solo un po' peggio. E forse non e' un caso che il femminismo intersezionale non sembri aver attecchito tanto in Italia.

Paola Egonu deve fare i conti tutti i giorni con l'estenuante realta' di essere donna in un mondo beceramente misogino. Di essere nera in un mondo beceramente razzista. E in piu' deve farsi anche carico di difendersi da sola, di alimentare la sua stessa marginalizzazione mettendo al centro della propria presenza il lavoro emotivo addizionale di difendere se stessa da quella marginalizzazione.

Un applauso a lei perche', nonostante tutto, se ne fa carico (bene o male e' irrilevante). Ma rendiamoci conto che non toccherebbe (solo) a lei.

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feb 11, 2023Messo Mi piace da Giulia Blasi

ho letto solo ora un tuo commento qui sotto che dice piu' o meno le stesse cose. E' solo che secondo me sono argomenti che meritano molta piu' visibilita' perche' se il femminismo italiano urla spesso nel vuoto cosmico di una "opinione pubblica" immatura, l'antirazzismo in Italia esiste nel lavoro estenuante del sottobosco delle reti antirazziste, ma per il resto sembra che di razzismo non si sappia nemmeno parlare.

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Hai ragione su molte cose: io sull'argomento del razzismo sistemico ho un approccio che cerco di rendere coerente, nel senso che non perdo occasione per ricordare che esiste, ma quando si tratta di giocare partite rilevanti sui media nazionali tendo a farmi indietro per dare spazio a chi si occupa del tema e lo vive in prima persona. Non ho critiche da fare a Egonu (ha fatto le scelte che ha ritenuto giuste per sé stessa), solo al contenitore di Sanremo e al modo in cui le donne devono costantemente autorappresentarsi come "femminile" o ritraumatizzarsi per essere degne di attenzione.

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feb 12, 2023·modificato feb 12, 2023

Leggendo la tua risposta, mi vengono in mente un po' di temi sui quali mi piacerebbe conoscere la tua prospettiva. In particolare le differenze fra i "protocolli" con cui rispondiamo a espisodi diversi tipi di marginalizzazione e a come ci presentiamo da "alleati" (allies) su assi diversi della ruota del privilegio. Differenze che a volte emergono perfino fra le diverse lettere di LGBTQIA+, per non parlare di sex work e, come dicevamo, razzismo.

Posso? E se posso, va bene in questo spazio?

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Non so se sono preparata, o meglio: non ho un pensiero strutturato generale sull'essere alleati, vado molto a naso e non sono sicura che ci sia un modo per standardizzare gli approcci.

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Il mio discorso andava proprio in questa direzione. Non e' che io sia preparato e possa mettermi a pontificare, eh.

Proprio per questo noto che non leggo nulla in Italiano che rappresenti un'elaborazione intersezionale strutturata, se non presa a prestito dal mondo angloamericano e applicata in modo discutibile alle realta' europee. Se hai risorse da indicarmi, te ne sono grato. Vivendo all'estero da piu' di un decennio magari me le sono perse. O peggio, in Europa sembra prevalere il femminismo trans exclusionary e sex-worker exclusionary.

Probabilmente questo non e' lo spazio adatto nel quale entrarre nei dettagli di una conversazione molto piu' ampia, ma vorrei tornare semplicemente a Egonu e Sanremo, e alla tua risposta che quando si parla di razzismo preferisci dare spazio a chi si occupa del tema *e* lo vive in prima persona. Voglio chiarire che non e' una critica personale, mi hai solo offerto uno spunto per parlare di qualcosa che *credo* sia anzi molto diffuso e strutturale.

E' evidente che se si discute di cosa sia razzista e cosa no, la mia e la tua voce contino poco o nulla. Solo chi vive quell'esperienza puo' parlarne, mentre chi ha spazi privilegiati puo' metterli a disposizione. Ma proprio per questo motivo, dal punto di vista di un Amadeus qualunque, il discorso si esaurisce nel parlare del fatto che lui, come chi ha scritto che "L'Italia non e' un paese razzista" non ha idea di cosa sta parlando. Che per determinare se l'Italia sia davvero un Paese razzista (e magari stabilire, chissa', che non lo e') l'unica strada e' dare voce a chi quel presunto razzismo lo subisce, ascoltare le loro storie, e impegnarsi a rimuovere quelle discriminazioni. Che se invece uno zittisce quelle voci, per poi affermare che l'Italia non e' un Paese razzista, sta dimostrando esattamente il contrario. Il lavoro emotivo e intellettuale di scrivere un monologo spettava a lui, esattamente dalla prospettiva di uno che il razzismo, l'omofobia, la misoginia, non ha mai dovuto affrontarli.

Avrebbe poi potuto affermare che Egonu ha il diritto di essere la persona che e', non di rappresentare sempre quello che gli altri vedono di lei. E che e' stata invitata per essere se stessa, imbarazzata o no, brava o no, simpatica o no, non la vittima costretta a giustificare le proprie affermazioni. Che non e' stata invitata perche' donna, perche' nera, o perche' vittima (che poi io e te sappiamo che non e' cosi', che si tratta di tokenizzazione bella e buona, ma e' da li' che parte tutto). Fermo restando che se Egonu davvero vuole accollarsi il ruolo di advocate di se stessa, non c'e' che da supportarla come meglio si puo'.

In questo senso, secondo me, un impianto standardizzato ce l'abbiamo. Non dobbiamo essere gay o vittime di abusi per essere advocate contro l'omofobia e la violenza domestica, per essere ally di persone omosessuali o di survivors. Non dobbiamo nemmeno saper citare a memoria la letteratura scientifica in merito alla genitorialita' omosessuale. O avere certificazioni come assistenti sociali. L'elaborazione sociale ed emotiva di temi come il razzismo, in Italia, e' per quanto vedo ferma da decenni, nonostante l'impianto sia lo stesso del femminismo e di qualunque altra tematica che riguardi dinamiche di potere e oppressione. Cambiano tante cose, ma l'impianto e' lo stesso.

Sbaglio?

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Tutto giusto, io semplicemente vado a naso e in questo contesto ho preferito non correre il rischio di white saviourism, anche se sapevo che il rischio contrario era starne fuori. Diciamo che per me parla tutto quello che ho detto e fatto negli anni, non mi devo mettere in mezzo ogni volta.

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Che noia paternalistica questo esibire le donne come testimoni di drammi. Mr Rain, lui dovrebbe fare un monologo sul perché lo sfruttamento di quegli adorabili bambini.

PS

Comunque, concordo sulla migliore canzone Splash. Però pure Elodie...

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Analisi perfetta, come sempre. Ma Djarah Kan su quel palco, non sarebbe stata perfetta?

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Io sono contro le donne usate come simbolo, è chiaro che c'erano mille modi per parlare di razzismo e si dovrebbe pure parlarne, non stiamo qua a discutere se andasse meglio peggio lei o un'altra. È proprio che l'antirazzismo si fa anche e soprattutto dando alle persone BIPOC il giusto spazio espressivo, non costringendole di continuo a fare pedagogia e attivismo. Sanremo conta esattamente UNA persona non bianca in gara, il cast dei conduttori fissi è maschio bianco anziano, l'orchestra è a stragrande maggioranza bianca, il pubblico non ne parliamo (essendo vertici RAI). Non è che adesso dobbiamo ogni volta decidere chi sarà la figurina che incarna la persona razzializzata a cui assegnare cinque minuti di discorso da applaudire per poi dimenticarsene, è proprio un discorso sbagliato alla radice.

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Concordo sulla Egonu, un'altra opportunità persa.

Su Mr. Rain invece ti dirò che alla fine dei 3 giorni, la sua è l'unica canzoncina che mi ricordo e che canticchio senza rendermene conto. Mi piace, leggera, carina.

Ultimo non si può sentire. Non capisco come possa essere arrivato al secondo posto.

Splash bellissima, meglio di Mengoni per me

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Cosa si può aggiungere a una riflessione perfetta? Solo grazie. E applausi.

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